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Alla Regione i consiglieri sul Tfm non mollano

Nonostante le critiche ed il rischio di impopolarità in prossimità delle prossime elezioni regionali, in via Gentile già martedì prossimo ci sarà battaglia in Aula anche per aumentarsi l'indennità, oltre che per il ripristino del privilegio soppresso nel 2013

Alla Regione Puglia i consiglieri non mollano sulla reintroduzione del Tfm (Trattamento di fine mandato), ovvero sulla liquidazione da percepire per ogni legislatura svolta e che dovrebbe ammontare ad una mensilità per ogni anno di mandato e, quindi, a circa una quarantina di mila Euro nette per un quinquennio trascorso in Consiglio regionale. Infatti, nonostante il segretario pugliese del Pd, Domenico De Santis, abbia smentito l’ipotesi di iniziative in corso nel Palazzo barese di via Gentile per la reintroduzione del Tfm a consiglieri regionali, da quello stesso Palazzo trapelano notizie del tutto contrastanti sull’argomento e che confermerebbero che la smentita di De Santis è destituita di fondamento, poiché alla Regione Puglia, in questi giorni che precedono l’approvazione della legge di Bilancio per 2025, a tenere banco non sono tanto i “conti” ed i programmi dell’Ente per i pugliesi quanto la reintroduzione della liquidazione di fine mandato ai consiglieri. Tale beneficio – come si ricorderà – fu cancellato 12 anni fa a seguito di una decisione dell’allora governo guidato da Mario Monti e che per la successiva legislatura abbassò il numero di consiglieri regionali della Puglia da 70 a 50, oltre il Presidente ovviamente, avendo stabilito nuove limitazioni ai plenum regionali, sempre in funzione del numero di abitanti. Un tetto, questo, che se rimarrà invariato, alla luce dei recenti dati che vedono la Puglia scesa al di sotto di 4 milioni di abitanti, la prossima Assemblea regionale dovrà avere un plenum di 40 consiglieri e non più di 50, oltre al Presidente. In altre Regioni italiane a statuto ordinario, ma non in tutte, il Tfm ai consiglieri è stato reintrodotto sotto altra forma, in Puglia i membri attuali dell’Aula barese di via Gentile stanno tentando di fare altrettanto da tre anni, ma finora senza successo, poiché a contrastare l’iniziativa è soprattutto l’indignazione dell’Opinione Pubblica e le forti critiche di associazioni sindacali e datoriali, con in testa la Cigil e Confindustria della Puglia, che con le rispettive voci di dissenso danno manforte a livello generale tra i pugliesi. Però, ora che la XI legislatura regionale volge al termine, c’è chi in via Gentile ha preso il problema di petto e intende affrontarlo a beneficio dei consiglieri, infischiandosene dell’ondata di dissenso popolare. Infatti, a detta dei bene informati della politica regionale, nelle stanze del Palazzo di via Gentile sarebbe già pronto un Ordine del giorno firmato a larga maggioranza, 38 consiglieri su 51, che dovrebbe essere presentato nella seduta consigliare di martedì prossimo e che rimanderebbe ad una legge da consegnare con l’Ordine del giorno all’Ufficio di presidenza, affinché predisponga l’iter procedurale di l’approvazione del nuovo Tfm sotto altre spoglie. Pertanto, se fossero vere tali notizie, si tratterebbe di un’iniziativa, per la reintroduzione della liquidazione ai consiglieri, portata avanti in maniera trasversale e, quindi, martedì prossimo in Aula potrebbe esserci battaglia per la presentazione di detto Odg e, in particolare, sulle modalità da proporre per la reintroduzione del Tfm, ovvero da quando i beneficiari dovrebbero usufruirne. Scontato sarebbe per i consiglieri della legislatura in corso, ma c’è anche chi vorrebbe che la legge abbia una valenza ancora più retroattiva, ossia dall’inizio della X legislatura regionale, vale dire dal 2015, se non addirittura dal 2013, vanificando del tutto così la cancellazione imposta dall’ex governo Monti. Oltre alla liquidazione, i consiglieri pugliesi si appresterebbero a chiedere anche l’adeguamento del loro stipendio agli in dici Istat, come già previsto per legge. In definitiva, quando si tratta di rivendicare i loro diritti, i consiglieri regionali non si pongono limiti di sorta, a costo anche di diventare impopolari a ridosso del prossimo rinnovo del Consiglio. Mentre quando si tratta di adoperarsi per il “diritti” di semplici cittadini, a volte anche di importanza costituzionale, quale è sicuramente il diritto all’autodeterminazione amministrativa di un territorio che ha tutti i requisiti per ottenerla, come è – ad esempio – l’Autonomia comunale delle due ex frazioni a nord di Bari, allora ci si dimentica o la si ignora. Insomma, la “casta” politica pugliese è pronta anche ha perdere la faccia pur di riassicurarsi un privilegio soppresso, oltre che discutibile. E, poi, c’è pure chi si stupisce che alle elezioni la percentuale di coloro che si recano alle urne scende costantemente, al punto che si è in media abbondantemente al di sotto della soglia del 50%. Ma purtroppo anche questo è un dato di cui in politica nessuno pare più preoccuparsi, né vergognarsi. Figuriamoci  della reintroduzione, ed anche retroattiva, del Tfm a se stessi.

 

Giuseppe Palella


Pubblicato il 14 Dicembre 2024

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