Cronaca

Alla scoperta della “verità negata”

Al Njlaya Club di Bari si è svolta una conferenza di particolare spessore, durante la quale il politico, giornalista e scrittore Gero Grassi ha svelato “La verità negata: chi e perché ha ucciso Aldo Moro”. Moderatore dell’evento il giornalista Livio Costarella.Grassi è stato tra i componenti più attivi della Commissione Parlamentare d’inchiesta sul rapimento e sulla morte di Aldo Moro, commissione che il giornalista ha fortemente voluto, presentando egli stesso nel 2013 una proposta di legge istitutiva della stessa.Ma il suo fervore, il suo entusiasmo per la ricerca della verità non si sono di certo spenti con la fondazione della su menzionata commissione.  Dal 2013 al 2018 ha continuato  ha spendere tantissime energie per scoprire qualsiasi cosa sull’eccidio di via Fani e sul rapimento ed omicidio di Aldo Moro.Il frutto del suo enorme lavoro è confluito in un libro pubblicato nel gennaio 2018 il cui titolo racchiude il succo dell’intera vicenda: “Aldo Moro: la verità negata” di Pegasus Edizioni. Il testo raccoglie il materiale che Maria Fida e Luca Moro hanno catalogato per decenni, i giornali che parlano dello statista ucciso dalle Brigate Rosse. Una quantità innumerevole di stampa ingiallita che va dal 1978 ad oggi, tutta la corrispondenza di Maria Fida – dal 16 marzo al 9 maggio 1978 -, le testimonianze ricevute durante la prigionia del padre, le lettere dei cittadini italiani che ricordano Aldo Moro per un incontro o per una cortesia ricevuta. Ed infine, persino le lettere di tantissimi brigatisti che dagli anni ’80 hanno scritto a Maria Fida come conseguenza del suo” gesto di perdono”: lettere di persone squilibrate che insultano Moro per le sue idee politiche.Nel libro sono riportate anche le documentazioni della candidatura di Maria Fida al collegio senatoriale di Bitonto del 1987, le lettere conseguenti alla sua fuoriuscita dalla DC e le numerose lettere di uomini politici di tutti i partiti. Infine oggetti personali di Aldo Moro. Uno straordinario e prezioso archivio di documenti pubblici e privati.Nel corso della serata è emerso che la Commissione parlamentare d’inchiesta sul rapimento e sulla morte di Aldo Moro dopo ben 40 anni è arrivata a riscrivere la verità storica sul caso Moro, superando la tesi ufficiale che voleva le Brigate Rosse come unico responsabile della morte del Presidente della Dc e degli uomini della sua scorta. Quello che traccia Gero Grassi, nell’infaticabile lavoro fatto nei cinque anni di vita della Commissione è il quadro di una terribile verità che chiama in causa numerosi soggetti: dai servizi segreti deviati italiani, alla criminalità organizzata fino alle agenzie d’informazione internazionali.Molto significative al fine di riuscire a fare maggiore chiarezza “storica” risultano le dichiarazioni dell’autore del libro che afferma: “Le relazioni della Commissione Moro, approvate da Camera e Senato, ribaltano la verità giudiziaria e storica affermata in questi anni. In primo luogo la ricostruzione dell’eccidio di via Fani vede almeno 20 persone impegnate sulla scena del delitto”.“Nel novembre del 2014 il Procuratore alla Repubblica di Roma Ciampoli ha scritto che è ormai certo che in Via Fani, insieme alle Brigate Rosse, vi fossero elementi dei servizi segreti deviati dello Stato, uomini della mafia romana (Banda della Magliana) e uomini dei servizi segreti europei che avevano interesse per lo meno a creare caos in Italia. I brigatisti hanno più volte affermato che si sarebbe sparato solo da sinistra. La Commissione ha accertato che si è sparato anche da destra. Tutto ciò ci induce a ritenere che in via Fani vi fossero ‘anche’ le Brigate Rosse. Il termine ‘anche’ è usato in maniera ironica e significa che per 40 anni una parte di classe politica, magistratura, forze dell’ordine e del mondo del giornalismo italiano, ha sostenuto, sbagliando, che gli unici responsabili erano stati i brigatisti rossi – afferma Gero Grassi”.L’autore del libro, infine, svela ulteriori verità nascoste, inimmaginabili. “Nel 1978 KGB e CIA, i servizi segreti sovietici e americani, si sparano in tutto il Mondo. In Italia invece entrambi convergono sulla necessità di eliminare Moro per obiettivi diversi. Quando il 29 maggio del 1979 vengono arrestati i fidanzati delle Brigate Rosse, cioè Valerio Morucci e Adriana Faranda, nella casa di uno dei più importanti agenti del KGB italiano, il professore universitario Giorgio Dario Conforto, in quella casa si trova carta intestata dello Ior di Marcinkus. Noi scopriamo che Marcinkus, oltre ad essere un vescovo a capo dello IOR, è anche un’agente della CIA. Scopriamo che il prof. Conforto è un’agente della CIA e del Sismi e scopriamo anche che in quella casa c’è carta intestata dell’Istituto religioso vaticano Pro Deo il cui capo è Padre Morlion, che è anche il capo degli agenti della CIA Italia. In quella casa c’erano la CIA, il KGB e lo IOR. Bisogna tenere presente che l’arresto Morucci – Faranda non è un arresto, la coppia si è consegnata alla Digos per paura che Moretti li uccidesse. E si sono consegnati tramite l’autosalone (AutoCia) che vendeva macchine usate a Roma e che era nelle mani degli uomini della Banda della Magliana. Tutti questi avevano interessi diversi affinché Moro venisse eliminato perché Moro voleva realizzare la democrazia compiuta – conclude Gero Grassi”.

Marina Basile

 


Pubblicato il 20 Aprile 2018

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