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Allarme riabilitazione: chiuso il centro a Carbonara, scoppia quello di Japigia

Un brutto colpo per i servizi sociali del territorio la chiusura del servizio di riabilitazione all’interno dell’ospedale “Di Venere” di Bari/Carbonara, un brutto colpo per di più inaspettato che mette maggiormente in evidenza le contraddizioni del modello di riorganizzazione territoriale dei servizi sanitari portato avanti in Puglia. Tanto per dirne una da un lato, infatti, si approva tra squilli di tromba e rulli di tamburi il progetto “Care Puglia 3.0”, che punta correttamente a un’assistenza diffusa, attraverso piccoli presidi distribuiti sul territorio, rappresentati dagli studi dei medici di medicina generale. Studi medici capaci di rispondere meglio e in modo più flessibile ai bisogni di salute del paziente e in grado di erogare anche servizi di diagnostica ambulatoriale, oltre che di assistenza domiciliare. Dall’altro, invece, si chiudono centri di riabilitazione come quello di Carbonara, appunto, per concentrare personale e servizi in poche macro strutture,  con il conseguente disagio cui dovranno andare incontro i pazienti di un’area che va da Ceglie del Campo al quartiere San Nicola/Murat, costretti a far riferimento alla sede di Japigia. Trattandosi di servizi di riabilitazione, si può facilmente immaginare quali disagi lo spostamento possa causare all’utenza, subito pronta a scendere in campo col coltello tra i denti. Su queste prime e abbastanza semplici considerazioni si poggia, difatti, per adesso la protesta e la presa di posizione di chi rappresenta addetti ai lavori che si occupano di riabilitazione, a Bari e dintorni. “La Regione Puglia dovrebbe sposare decisamente un modello di assistenza capillare in grado di gestire la cronicità. La medicina generale e l’esperienza dei CPT in questo rappresentano una grande risorsa perché offrono servizi di prossimità ai cittadini e sono in grado quindi di rispondere al meglio ai bisogni di salute dei pazienti. Vanno incontro inoltre anche all’esigenza dei sindaci di garantire servizi assistenziali ai cittadini nel proprio territorio di riferimento.” – dichiara  senza mezzi termini Nicola Calabrese, Segretario Fimmg Bari – “Inutile avviare una sperimentazione che punta alla capillarità di assistenza e al tempo stesso chiudere servizi sul territorio. Siamo d’accordo per la creazione di grandi strutture ospedaliere di eccellenza; ma tutta l’assistenza territoriale, inclusi i servizi di riabilitazione devono essere portati vicino ai pazienti, con piccoli ambulatori diffusi in modo capillare”. E così torna in fibrillazione il pianeta riabilitazione in Terra di Bari, da sempre in forte difficoltà coi piani di cosiddetto riordino” del sistema sanitario regionale che non fanno mai mancare ulteriori tagli di spesa imposti dal governo di turno, ultimo quello guidato da Matteo Renzi. E dire che “tagliare gli sprechi” rappresenta da sempre lo slogan di chi va al potere nelle stanze che contano, che si tratti di governi nazionali o regionali, finendo prima per ridurre il personale addetto all’osso, tagliando subito dopo posti letto e chiudendo interi reparti negli ospedali di periferia, come accade puntualmente a Carbonara di Bari. Tutto ciò, inutile dirlo, senza tenere nella minima considerazione i bisogni reali dei cittadini che soffrono e che hanno più bisogno di aiuto e protezione. E così chi ha bisogno di assistenza a Bari e dintorni, specie dopo la chiusura dell’altro ieri al ‘Di Venere’, è costretto a fare i conti con un sistema sanitario pubblico che di tutto tiene conto, fuorché come detto -…ma vale la pena ripeterlo all’infinito – dei bisogni dei cittadini. Con alla finestra – da sempre – un’imprenditoria privata sorda, muta e cieca. Nascosta dietro le quinte di un teatrino dell’assurdo giocato sulla pelle di chi ha più bisogno di cure e assistenza comodamente alla ricerca del massimo profitto. Anche facendo ricorso a giochi di prestigio non proprio da mago Silvan…

 

Francesco De Martino


Pubblicato il 6 Novembre 2018

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