Cronaca

Alloggi per i militari: Un’altra causa persa dall’amministrazione Emiliano

Un’altra causa persa dall’amministrazione Emiliano. O meglio dal Comune di Bari, che è quello che alla fine paga effettivamente le conseguenze negative di una gestione sconsiderata e prevalentemente litigiosa dei rapporti tra l’Amministrazione comunale e chiunque, non “vicino” a chi lo gestisce, abbia a che fare con l’Ente. Questa volta lo “schiaffo” al sindaco Michele Emiliano, ex pm, ed al suo assessore all’Urbanistica, Elio Sannicandro, arriva direttamente dalla Quarta sezione del Consiglio di Stato, che ha chiuso definitivamente il contenzioso che l’Amministrazione barese aveva avviato nel novembre 2010 nei confronti della società “Pro Difesa” che, a seguito di una convenzione con il ministero della Difesa, si apprestava a costruire a Palese, su un’area destinata dal Prg a “servitù militari”, circa mille alloggi di servizio per militari e dipendenti civili delle Forze armate. La peculiarità di questa realizzazione consiste nel fatto che, trattandosi di opere d’interesse militare, il suo iter non prevede alcuna valutazione amministrativa da parte di enti territoriali, come Comune e Regione, purché l’area interessata sia a ciò destinata dal Piano regolatore. E fin qui sembrava tutto a posto. Però, evidentemente, la realizzazione di questi alloggi a prezzi particolarmente contenuti, rispetto a quelli praticati sul mercato barese dagli imprenditori locali per analoghe iniziative di edilizia vincolata ed agevolata, non è stata ben vista da un’amministrazione comunale molto vicina ad alcuni noti costruttori baresi e, quindi, interessata a salvaguardare i loro interessi. Infatti, appena il progetto della “Pro Difesa srl” è stato reso noto, nel febbraio del 2010, si susseguirono una serie di prese di posizione di vari rappresentanti dell’amministrazione Emiliano contro la sua realizzazione. E tutti adducevano motivazioni diverse. Il primo a scagliarsi contro l’iniziativa fu proprio l’assessore di Emiliano all’Urbanistica, Sannicandro, che contestava la legittimità del progetto e rivendicava, quindi, la competenza del Comune a valutare questo tipo di intervento che, a suo dire, non era un’opera militare prettamente destinata alla difesa nazionale e pretendendo, pertanto, che il progetto fosse considerato un intervento da assoggettare alle procedure ordinarie. Vale a dire che fosse il Comune a doverlo valutare ed autorizzare. Subito dopo si fecero sentire anche Marco Bronzini, capogruppo della Lista Emiliano al Comune, e la “verde” Maria Maugeri del Pd, che non persero l’occasione per esternare la loro contrarietà ad un progetto che, in pratica, li vedeva esautorati da qualsiasi facoltà di controllo. Un controllo che, come è noto dalle recenti cronache, a Bari può concretizzarsi quantomeno in doni natalizi a base di pesce e frutti di mare. Fatto sta che, ad ottobre 2010, l’amministrazione Emiliano decideva di aprire un contenzioso con l’Amministrazione militare e la società “Pro Difesa” che era già pronta ad aprire il cantiere, facendo un ricorso al Tar per inibire la realizzazione del progetto. I giudici amministrativi del Tar Puglia, dopo un paio di udienze rinviate, il 27 giugno 2011 emisero una sentenza favorevole al Comune di Bari, che bloccò così la possibilità di aprire il cantiere. Una decisione che, evidentemente, non convinse l’Amministrazione militare e la società “Pro Difesa” , che subito dopo proposero appello al Consiglio di Stato. Ieri è stato reso noto il verdetto finale sulla questione. I giudici della Quarta sezione di Palazzo Spada hanno ribaltato le conclusioni della sentenza del Tar Puglia, accogliendo le tesi difensive dei ricorrenti in appello, che in via preliminare avevano eccepito la non ricevibilità del ricorso, poiché presentato dal Comune tardivamente. In altri termini, il Consiglio di Stato, senza neanche entrare nel merito delle contestazioni mosse dal Comune contro il progetto della “Pro Difesa”, ha ritenuto di dover annullare la sentenza amministrativa di primo grado, favorevole al Comune, poiché l’Amministrazione barese non era stata tempestiva nel presentare il ricorso entro i termini previsti dalla legge. Infatti, il Comune di Bari era venuto a conoscenza dell’iniziativa ministeriale di costruire a Palese quegli alloggi, avvalendosi della procedura speciale prevista per le opere militari, sin dal marzo 2010, mentre il ricorso al Tar risulta formalizzato circa otto mesi dopo, a novembre del 2010.
Ciò dimostra, ancora una volta, superficialità e confusione dell’Amministrazione Emiliano nell’affrontare questioni assai delicate, come quelle dell’urbanistica. Infatti, anche quando, come in questo caso, era convinta di dover rivendicare la propria competenza a valutare il progetto, ha promosso fuori termine il contenzioso innanzi ai giudici amministrativi. Ora quindi, indipendentemente dalla fondatezza o meno delle eccezioni sollevate dal Comune al progetto dei mille alloggi per i militari, la società “Pro Difesa” potrà finalmente dare delle risposte certe alle famiglie di quei militari che intendono usufruire delle agevolazioni rivenienti dalla loro particolare posizione al servizio dello Stato, ed acquistare così un alloggio dignitoso, che diversamente non potrebbero permettersi, in base alle loro effettive possibilità economiche. E ciò senza passare sotto le forche caudine dei “prezzi di mercato” determinati dalle corsie preferenziali imposte da chi amministra il Comune di Bari.
Giuseppe Palella


Pubblicato il 31 Maggio 2012

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