Cultura e Spettacoli

All’orizzonte, il mito

Il 1° agosto 1931, a Genova, veniva varato il Rex, il più grande transatlantico della storia della marina italiana (almeno fino al 1991, anno di costruzione del Costa Classica, nave da crociera che dopo lavori di ristrutturazione terminati nel 2014 è stata ribattezzata neoClassica). Il Rex, che aveva una stazza di 51mila tonnellate e che poteva trasportare duemila passeggeri a più di trenta nodi, nel 1933 conquistò l’ambitissimo Nastro Azzurro, riconoscimento attribuito alla nave passeggeri che deteneva il record di velocità media di attraversamento dell’Atlantico : il Rex s’impose sulla rotta Gibilterra-New York percorrendo quella distanza in 4 giorni, 13 ore e 58 minuti viaggiando ad una media di 28,92. In ‘Chidde dì’, un testo del 1975 di Vito Maurogiovanni, c’è un quadro scenico che vede una coppia di coniugi arrampicata su uno scoglio insieme ad altre migliaia di baresi convenuti sul lungomare cittadino per assistere al passaggio del Rex. L’attesa è oggetto di frizzi, lazzi, sogni ad occhi aperti, considerazioni amene e accenni malinconici. Poi, finalmente, la mitica nave si profila all’orizzonte e l’attesa si scioglie in una gioia stupita, un po’ infantile, sottilmente religiosa. Una sequenza grosso modo simile è presente in ‘Amarcord’, la pellicola di Fellini del 1973. Due scene inverosimili, visto che l’unica rotta del Rex, la Genova – New York, non poteva comprendere l’Adriatico. E’ tuttavia possibile che scene di questo tipo abbiano davvero avuto luogo a Bari come a Rimini, oltre che a Civitavecchia, Cagliari, Marsala… Tutta gente che aveva scambiato all’orizzonte comuni piroscafi per il Rex. Un’illusione figlia del prepotente bisogno di sognare che in quel frangente veniva espresso dall’Italietta rampante e neocoloniastica degli anni trenta che s’identificava nello stesso Rex, quest’altro vanto dell’Italia fascista radicatosi nell’immaginario collettivo come emblema di avventura e riscatto sociale. Per dirla tutta, però, il Rex una volta navigò nell’Adriatico, addirittura fece pure scalo a Brindisi, ma senza clamore, quasi in sordina. Il perché di questa ‘discrezione’ nave sta nella particolarità del frangente storico : Era scoppiata la guerra. Per ragioni di sicurezza il transatlantico da Genova fu trasferito prima a Napoli, poi a Brindisi, poi ancora a Pola e infine a Trieste nel giorno di ferragosto del 1940. A Semedella, all’interno del porto istriano, languì sino all’8 settembre ’44. Ripetutamente bombardato, arse per quattro giorni prima di affondare. Con la pace fu considerata la possibilità di recuperare la nave, ma l’impresa si rivelò antieconomica e il transatlantico fu smantellato fra il ’47 e il ’58. Forse non del tutto. Sembra che quando il transatlantico si adagiò sul fianco sinistro, la relativa elica, schiacciata dal peso dello scafo, si conficcò nello spesso strato di fango del fondale, staccandosi. Non fu mai trovata.

Italo Interesse

 


Pubblicato il 1 Agosto 2017

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