Cultura e Spettacoli

Altre ‘visioni’ di casa nostra

E’ noto che nel novembre del 2001, nell’agro di Galatone e Poggiardo, misteriosi sgozzamenti a danno di polli, tacchini e struzzi da allevamento fecero pensare alla presenza in Italia del Chupacabras, una creatura mostruosa che si vuole abiti alcune zone delle Americhe dove vive nutrendosi del sangue di animali da cortile, capre in particolare, di qui il nome (succhia-capre). Meno noto, invece, è ciò che capitò una sera d’inverno del 1968, ancora nel Salento e precisamente tra le macchie delle campagne di Lecce, a due uomini in perlustrazione. Essi avevano appena rinvenuto le carcasse di alcuni randagi morti forse ad opera di una belva (un orso o una pantera) fuggita da un circo quando improvvisamente si ritrovarono davanti a “una specie di ombra”, una creatura di colore nero dalle fattezze inspiegabili e gli occhi rossi. Uno dei due uomini sparò, ma la ‘cosa’ scomparve procurando un rumore di foglie smosse nella vegetazione; a seguito di una ricognizione sul posto, l’indomani, non fu rinvenuta alcuna traccia sospetta. Nello stesso periodo in Puglia si registrarono altri due avvistamenti anomali. Il primo ebbe luogo nel 1960 sulla spiaggia di contrada Pantano in quel di Bisceglie : Un giovane recatosi in quella località per rintracciare un congiunto si vide davanti all’improvviso un “mostro alato”. Spaventato, corse in città dove raccontò a tutti ciò che aveva visto. La notizia si diffuse rapidamente e in molti accorsero su quella spiaggia. Naturalmente della misteriosa creatura alata non c’era traccia ; ugualmente, prese corpo la leggenda del ‘mostro del Pantano’. Del secondo avvistamento anomalo, avvenuto nel tarantino, diede notizia il Corriere del Giorno nell’edizione del 13 ottobre dove si parla di un animale stranissimo ritenuto responsabile di una moria di cani, gatti e galline e che stando ad alcune testimonianze avrebbe avuto la testa di tigre e il corpo di serpente. Ancora nella stessa area, una ventina d’anni prima, c’era stata una non meno inquietante ‘visione’ collettiva. Subito dopo la mezzanotte del 3 luglio 1944 ‘umanoidi’ avrebbero sorvolato i Cantieri Navali Tosi dove era all’opera una squadra composta da venti operai. Siccome la zona era illuminata da grossi fari quegli uomini ebbero modo di vedere distintamente dodici ‘angeli’ passare in formazione a triangolo ad una cinquantina di metri d’altezza. L’inspiegabile transito durò qualche minuto, ciò consentì ai testimoni  di parlare di umanoidi della grandezza di un tre metri con un’apertura alare di almeno otto metri. Avevano “un viso simpatico” e capelli d’un rosso lucente. A giudizio degli operai quelli non potevano essere uccelli o altro poiché davano l’impressione di essere “uomini speciali” inseriti in una specie di scafandro e che le loro braccia fossero inserite nell’apparato delle “ali” dove “sicuramente” erano contenuti i comandi per far funzionare la “struttura”. Nessuno parlò di artigli o zampe. Curioso a dirsi, tutti pensarono a un’arma segreta tedesca e ne furono talmente impauriti che si rifiutarono di lavorare e abbandonarono il cantiere…. E allora, che dire guardando l’assieme delle cose? E’ facile parlare di mitomani, beoni, psicolabili e burloni. Ma come i ‘visionari’ non possono dimostrare la veridicità delle proprie affermazioni, anche i negazionisti sono in difficoltà. Esiste la categoria dell’improbabile, non quella dell’impossibile.

Italo Interesse

 

 


Pubblicato il 12 Ottobre 2012

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