Cronaca

Altro che alberi per ogni bimbo nato… a Bari li spazzano via…

E figurarsi se poteva mai sensibilizzare ed essere applicata dall’amministrazione comunale un’iniziativa di legge che non contempla distribuzione di incarichi, nomine e prebende. E così la legge che prevede la piantumazione di un albero per ogni bimbo nato in Città è rimasta lettera morta a Bari, figurarsi. Ma ora, a distanza di oltre un anno dall’approvazione dell’ordine del giorno presentato dal consigliere del Municipio IV, Vito Saliano, che impegnava il Comune a dare attuazione alla legge 14 gennaio 2013 n.10 “Norme per lo sviluppo degli spazi verdi urbani”, a integrazione della legge 29 gennaio 1992 n. 113 che prevede, appunto, di piantare un albero per ogni nato, la situazione è cambiata. E qualcosa muoversi. <<Non abbiamo ricevuto alcun riscontro dell’avvenuta attuazione di queste leggi sul territorio municipale>>, ripete Saliano. Il quale, per invitare l’amministrazione a darsi una mossa, ha addirittura scomodato la “Giornata nazionale degli alberi”, istituita dalla legge n.10/2013. Un’occasione unica per coinvolgere scuole, associazioni e istituzioni per dar inizio alle piantumazioni di alberi per ogni minore nato o adottato sul territorio municipale cosi come approvato dal Consiglio Municipale il 20 luglio 2015. Ormai lo sapevano tutti a Bari, amministratori, ambientalisti e semplici cittadini, che con la legge 29 Gennaio 1992 n. 113 pubblicata sulla Gazzetta Ufficiale 18 Febbraio 1992 n. 40 è stato deliberato l’obbligo da parte dei vari comuni italiani di porre a dimora un albero per ogni nuovo nato, a seguito della successiva registrazione anagrafica. Ma cosa è successo a Bari, Città dove ha albergato un’amministrazione guidata per dieci anni da un ex magistrato che si diceva aperta, trasparente e ipersensibile, soprattutto quando bisognava tutelare beni basilari come salute e, appunto, ambiente? Anche l’ex assessore ed oggi vicesegretario pugliese del Partito Repubblicano Italiano Peppino Calabrese, è lapidario, al proposito: “Abbiamo dovuto anche noi constatare, purtroppo che questa legge, per quanto riguarda il Comune di Bari non ha sortito gli effetti desiderati e posti in essere dal legislatore nel provvedimento legislativo emanato. Infatti, lo stesso Ente ha tralasciato questa iniziativa, che raffigura non solo un momento di coinvolgimento sociale, ma rappresenta un basilare veicolo di salvaguardia ambientale per i comuni fruitori dell’iniziativa”. Calabrese, dunque, ha colto al volo l’occasione per sottolineare come Bari ancora oggi risulti, a livello nazionale, una città “…carente di verde pubblico nei vari quartieri”. Che scoperta. Eppure, per dire tutto questo, l’ex assessore di Carbonara ha appreso, con tanto di nota nero su bianco proveniente da Palazzo di Città (nr. Prot. 119221 del 26 aprile 2007) a firma della direzione della ripartizione edilizia pubblica settore giardini pubblici, che la mancata applicazione della legge 113/92 è dovuta sostanzialmente al mancato finanziamento statale che ha reso impossibile alla Regione Puglia la fornitura, ai Comuni, delle varie essenze da piantumare. Fatto sta che al Comune di Bari, evidentemente, gli alberi preferiscono abbatterli e trasferirli altrove, com’è capitato quando si rese necessario distruggere un giardino secolare di fronte all’Ateneo, per far posto al parcheggio interrato di piazza Cesare Battisti. Oppure semplicemente farli sparire dalla circolazione, com’è capitato in via Duca degli Abruzzi, verso il sottopasso di sant’Antonio quando si inaugurò il centro accoglienza gestito dalla Caritas. E non ci vuole poi tanto a scoprire tronchi tranciati in via Celso Ulpiani, nell’Istituto Tecnico Commerciale ‘Romanazzi’ al rione San Pasquale, ma anche di fronte alla Chiesa di S. Sabino, non lontano dalla spiaggia “Pane e Pomodoro” nell’indifferenza di quegli ambientalisti che a Bari, oramai da anni, sono scomparsi dalla scena politica e amministrativa. Oppure hanno preferito entrare in giunta…

 

Antonio De Luigi


Pubblicato il 27 Settembre 2017

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