“Altro che cittadella della Giustizia alle ex casermette… meglio un parco urbano”
Ora anche le forze politiche dell’opposizione di centrodestra al Comune di Bari si sono accorte che il sindaco, Antonio Decaro (Pd), ha sottoscritto un protocollo d’intesa con il ministro della Giustizia, Andrea Orlando (anch’egli del Pd), per realizzare un “polo giudiziario” sull’area delle “ex casermette” di Carrassi, senza che né la giunta, né soprattutto il Consiglio comunale del capoluogo si siano mai formalmente espressi sull’argomento, con atti di indirizzo motivati che indicassero tale scelta come la più idonea a risolvere l’annoso problema dell’edilizia giudiziaria a Bari. Infatti, il tema su quale potrebbe essere la soluzione migliore ed economicamente più vantaggiosa per portare a termine in tempi rapidi le esigenze degli operatori di giustizia (magistrati, avvocati, personale di cancelleria, ecc.), oltre che degli utenti di tale importante servizio, è stato iscritto all’Odg dell’Assemblea cittadina solo da qualche mese e, soprattutto, grazie ad una petizione popolare di circa duemila firme, raccolte la scorsa estate, ai sensi dell’articolo 42 dello statuto comunale, dal comitato civico “Giustizia al Libertà”, che da tempo si batte per la soluzione “arcipelago”. Ovvero mantenere le sedi di esercizio della funzione giudiziaria dove, da circa un cinquantennio, sono state concentrate nella città di Bari, ossia all’interno del quartiere Libertà. Soluzione, quella perorata dal comitato per il Libertà, che – come è noto – consiste nel mantenimento nel palazzo di piazza De Nicola della sola funzione giudiziaria civile, compresa quella esercitata dai giudici di pace, ed il trasferimento nell’edificio di via Nazariantz (debitamente ristrutturato e messo a norma) della Procura generale che, in tal modo, potrebbe trovare ospitalità nella stessa sede della Procura della Repubblica e degli organi di Polizia giudiziaria, liberando però detto immobile dalle aule dibattimentali, che invece potrebbero essere tutte realizzate in un secondo Palazzo di giustizia da costruire in corso della Carboneria ed i cui tempi di realizzo non supererebbero i tre anni. Edificio, quest’ultimo, progettato da tempo e per la cui progettazione – come è pure noto – il Comune di Bari ha già speso ben sei milioni di Euro. Una spesa, questa, di denaro pubblico che evidentemente andrebbe completamente persa qualora si realizzasse la soluzione delle ex casermette, così tanto a cuore del Primo cittadino barese, che prima di proporla non si è neppure preoccupato di sottoporre l’idea ad un confronto e valutazione del Consiglio comunale di cui è massimo esponente. La proposta portata avanti dal comitato “giustizia e Libertà” si completa con l’idea di utilizzare la sede dell’ex Tribunale militare di via San Francesco d’Assisi, di proprietà demaniale ed ora in disuso, per ospitare il Tribunale dei minorenni attualmente dislocato in un edificio privato di via Tommaso Fiore, la cui superficie complessiva è la metà circa ( 2200 mq) di quella dell’edificio “ex militare” (4300mq) di via San Francesco. Ed a chi obietta che il palazzo di via Nazariantz è in fitto e l’utilizzo dei suoli di corso della Carboneria ha un costo di acquisizione, contrariamente alle aree delle ex caserme “Milano” e “Capozzi” di Carrassi che invece è gratis, perché già cedute al Comune dal ministero della Difesa, i rappresentanti del comitato “giustizia al Libertà” obiettano che il proprietario dell’immobile di via Nazariantz è l’Inail, quindi un Ente comunque pubblico a cui si potrebbe anche proporre di acquistarlo o fare una permuta con altro edificio di proprietà pubblica in disuso e dislocato in altra parte della città, mentre per il costo di acquisizione delle aree di corso della Carboneria si rileva che detta spesa sarebbe comunque inferiore allo spreco che si avrebbe nel caso di non fruizione del progetto già pronto, da 6 milioni di Euro, pure già pagati. Ma le ragioni a sostegno del mantenimento nel quartiere Libertà delle funzioni giudiziarie non sono – come è noto – solo di carattere economico, ma sono soprattutto di ordine sociale ed urbanistico, in quanto – si sostiene sempre dallo stesso comitato – “spogliare tale parte della città ormai tradizionalmente legata a tutto ciò che ruota intorno agli edifici giudiziari sarebbe sicuramente un trauma, se non addirittura un collasso, per un quartiere già non messo bene sotto l’aspetto della riqualificazione urbana”. Ed è proprio dal punto di vista urbanistico che la soluzione “arcipelago” giudiziario al Libertà è quella che meglio risponde rispetto al prospettato “polo” nell’area delle ex casermette, poiché il rione barese che attualmente ospita gli edifici di giustizia è già ben collegato sia alla circonvallazione dal nuovo ponte “Adriatico” che ad altre importanti arterie di accesso in città. Contrariamente all’area di Carrassi, dove non solo manca su via Fanelli un collegamento diretto alla SS 16 Adriatica, ma quelli esistenti che servono il quartiere sono a dir poco insufficienti, al punto che già ora il carico di traffico è sovradimensionato dalla presenza di numerosi altre uffici pubblici nello stesso quartiere, quali gli Uffici dell’Agenzia delle Entrate, quelli delle Commissioni tributarie di primo e secondo grado, della Cassa Depositi e Prestiti, di Equitalia, dell’Anas e di alcune strutture private, ma d’interesse pubblico, come ad esempio la clinica “Mater Dei”. Però, ciò che più ha sorpreso (sia il comitato pro-Libertà che alcuni consiglieri comunali soprattutto di opposizione) del protocollo sottoscritto la scorsa settimana dal sindaco Decaro con il ministro Orlando, per la costruzione a Carrassi di un primo lotto della ventilata cittadella della Giustizia, è che l’annunciato finanziamento disponibile, di una trentina di milioni di Euro, secondo quanto previsto dall’articolo 11 quater del D.L. 123 di quest’anno, tale cifra riguarda l’intero “sistema giudiziario del Mezzogiorno” per “interventi urgenti connessi alla progettazione, ristrutturazione, ampliamento e messa in sicurezza di strutture giudiziarie ubicate in Campania, Puglia, Calabria e Sicilia”. Sicché – si chiedono le opposizioni di centrodestra al Comune di Bari, ma anche i comuni cittadini che hanno letto il D.L. 123 – ammesso che detta somma possa essere destinata interamente all’edilizia giudiziaria barese, in alcun modo la richiamata norma autorizza la spesa stanziata per la costruzione ex novo di strutture giudiziarie nelle regioni meridionali citate. Ciò che invece le opposizioni all’Amministrazione Decaro non si sono ancora chieste è “come mai sul problema dell’individuazione di nuove aree per la realizzazione di nuovi uffici giudiziari, qual è per l’appunto la scelta di Decaro delle ex casermette, non sia stata interessato l’assessore al Ramo, vale a dire l’urbanista Paola Tedesco, che non solo è competente in materia per delega, ma è addirittura un’esperta del settore?”. Al Comune di Bari, invece, si è affidato il caso all’assessorato ai Lavori pubblici, vale a dire all’assessore Giuseppe Galasso, che sulla questione, in teoria, dovrebbe essere completamente esautorato, in quanto anche in materia di progettazione ed appalto per l’edilizia giudiziaria, dal 2015, è per legge il ministero di Giustizia stesso a doversene occupare. E, quindi, il Governo. Un interrogativo, questo, a cui finora nessuno ha dato una convincente ed esaustiva risposta. Così come illogica appare l’idea del sindaco Decaro di voler utilizzare per una cementificazione costosa e forse superflua, in una città già troppo carente di verde urbano al punto da promettere la piantumazione immediata di ben diecimila nuovi alberi, delle aree già verdi quali sono quelle delle ex casermette, che andrebbero invece ulteriormente implementate di piante, per realizzare un nuovo ed efficace parco verde cittadino. “Altro che cittadella della Giustizia!” – ha rilevato qualche esponente del comitato pro-Libertà per l’edilizia giudiziaria a Bari.
Giuseppe Palella
Pubblicato il 27 Ottobre 2017