Cronaca

Altro flop per il “question time”. La maggioranza puntualmente boicotta la seduta mensile

Un altro flop alla seduta di consiglio comunale del mese di giugno riservata alle interrogazioni dei consiglieri agli esponenti della giunta ed al sindaco. Infatti, come è accaduto per l’analoga seduta del mese di maggio, anche giovedì scorso la maggioranza di centrosinistra ha fatto mancare il numero legale per l’insediamento dell’Assemblea cittadina da dedicare ai “question time”. Nell’aula “Dalfino” si sono presentati solo cinque consiglieri di maggioranza, compreso il presidente del consiglio comunale, Pasquale Di Rella (Pd), ed otto rappresentanti delle forze di opposizione, per cui, subito dopo l’appello, tutti a casa per mancanza del numero minimo delle 19 presenze, necessario a rendere valida la seduta e, quindi, all’apertura dei lavori. Far mancare il numero legale alle sedute dei “question time” è ormai una consuetudine per la maggioranza che al Comune di Bari sostiene il sindaco Antonio Decaro, considerato che dall’inizio dell’anno ben 5 delle 7 convocazioni effettuate per le interrogazioni sono andate a vuoto. Ed a questo punto l’assenza pressoché sistematica dei rappresentanti della maggioranza non può essere di certo considerata casuale o dovuta ad un fatto di sciatteria individuale dei consiglieri assenti, perché il sospetto è che le assenze sono quasi programmate, in modo da eludere le denunce e le domande che dai banchi delle opposizioni arrivano al sindaco ed agli assessori durante il consiglio per i “question time”. Un modo di fare che, seppur legittimo sotto l’aspetto formale, è sicuramente riprovevole dal punto di vista politico, perché così facendo si impedisce non soltanto ai rappresentanti eletti dal popolo barese,  soprattutto a quelli dell’opposizione, di porre domande o fare segnalazioni pubblicamente nella sede preposta e di ricevere nella stessa maniera le dovute risposte, ma si impedisce alla Città pure di assicurare quel minimo di trasparenza amministrativa a cui i cittadini hanno diritto attraverso l’attività di interrogazione dei consiglieri sui temi più disparati di governo cittadino, oltre che proprio con le interrogazioni e le segnalazioni al sindaco, o alla giunta, ciascun consigliere potrebbe essere portavoce di istanze popolari che diversamente non potrebbero arrivare al Comune nell’aula “Dalfino”. Infatti, dopo quest’ultimo flop consigliare (il terzo consecutivo per la seduta dei “question time” di ogni mese)  l’impressione che emerge, sia in numerosi addetti ai lavori della politica locale che di molti comuni cittadini, è che verosimilmente l’amministrazione Decaro e la sua maggioranza vogliano evitare il confronto diretto con le opposizioni, eludendo le domande e le critiche imprevedibili ed inattese che possono giungere dai banchi del consiglio comunale durante l’apposita seduta. Sta di fatto che la norma del regolamento consigliare che ha modificato la precedente disposizione, che consentiva ai consiglieri di effettuare interrogazioni in apertura di ciascun consiglio, è sicuramente inadeguata al regolare e corretto espletamento della propria funzione da parte di ciascun consigliere. Infatti, la modifica che riserva le interrogazioni consiliari ad un’apposita seduta mensile così com’è con tutta evidenza non funziona, né tantomeno è una norma “democratica”, perché da facoltà alla maggioranza di decidere se far insediare, oppure no, la seduta dei “question time”. E ciò che è accaduto dagli inizi del 2016 al Comune con le sedute monotematiche dei “question time” né è la riprova. La nuova norma regolamentare così come formulata, secondo qualche esperto di diritto, presenta un possibile profilo di illegittimità proprio perché “antidemocratica” sul piano sostanziale, in quanto non assicura un regolare svolgimento della funzione ai consiglieri che intendono presentare tempestive comunicazioni pubbliche agli organi esecutivi dell’Amministrazione. Però, se con le assenze programmate l’amministrazione Decaro elude il confronto con le opposizioni, per la mancata attuazione del decentramento amministrativo il “Movimento 5 Stelle” ha chiesto l’intervento del Prefetto. Infatti, i due rappresentanti pentastellati al Comune di Bari, Mangano e Colella, qualche giorno fa hanno presentato un esposto in  Prefettura, per segnalare le inadempienze del Consiglio comunale circa la dovuta attività per rendere effettivo il decentramento amministrativo previsto dallo Statuto. Tale grave inadempimento, infatti, comporterebbe lo scioglimento anticipato del consiglio. Cosa che i due esponenti del M5S hanno chiesto alla Prefettura con la loro nota di segnalazione. Non è escluso che il Prefetto di Bari, dopo aver esaminato la questione, intervenga con una diffida o con una richiesta di chiarimenti alla Presidenza del consiglio comunale ed al sindaco. E che i rilievi mossi dal M5S possano essere fondati lo si evince dal fatto che il presidente dell’Assemblea barese, Di Rella per l’appunto, ha già messo le mani avanti, avendo scritto più volte al sindaco, che fino a poco tempo fa ne deteneva la delega al decentramento (ora in capo all’assessore ai servizi demografici e toponomastica, Tomasicchio), per sollecitare una seduta monotematica di consiglio e procedere con l’iter attuativo di decentramento previsto dal deliberato del 2013 della precedente amministrazione Emiliano. Una grana, quel del decentramento, dalla quale anche l’amministrazione Decaro evidentemente non sa come uscirne, per evitare di auto ridimensionarsi alcuni poteri di gestione.   

 

Giuseppe Palella   


Pubblicato il 25 Giugno 2016

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