Cultura e Spettacoli

Ameluk, anello di congiunzione

Forse il modo migliore, cioè costruttivo, di trattare un tema drammatico è riderci su. E’ quanto fa Mimmo Mancini col suo ‘Ameluk’, un film girato a Mariotto l’estate scorsa. Ameluk è un giovane e pacifico musulmano sbarcato in Puglia, dove si integra, trova lavoro, si sposa. Ma nel pensiero degli immancabili ottusi egli resta un immigrato, cioè una potenziale minaccia. Si sa come vanno a finire certe cose, alla prima occasione (contrasti coniugali, manovre politiche, interessi religiosi) ecco pregiudizi millenari e di recente acquisizione cacciar fuori la testa dal sacco e accendere la miccia. Allora… Poi, dopo molto litigare e beccarsi, gli equilibri si ricompongono e Mariotto può tornare allo status quo ante, quel sonnacchioso e placido regime di convivenza fra ‘indigeni’ e ‘invasori’ che sta diventando la regola in molti piccoli centri del nostro Mezzogiorno. Un bel film. Divertente, ironico, pieno di dinamismo, di quelli da seguire con gli amici, meglio sul grande che sul piccolo schermo. Il film di Mancini tocca anche temi delicati ; lo fa sempre con leggerezza rispettosa, con senso edificante. Il tutto sullo sfondo di una Puglia ‘discreta’, che non sgomita, non si torce dinanzi allo specchio, purgata dei luoghi comuni. Una Puglia bonaria che molto ricorda l’anonimo paesino della Bassa Padano nel quale Guareschi ambientò le scoppiettanti schermaglie fra gli amici-rivali Peppone e Don Camillo. Questa vocazione alla reciproca tolleranza trova espressione nella figura di Ameluk ; è lui l’anello di congiunzione fra mondi solo in apparenza inconciliabili. Un concetto, questo, reso in maniera esemplare, acuta e sapidissima da una fulminante battuta del solito Dante Marmone il quale nella storia ricopre il ruolo di un comunista nostalgico e alquanto esaltato : “La morte du Kebabb jè che la cepodde d’Acquavive!”. Quello di Marmone è il contributo più appariscente di una falange di attori e caratteristi  pugliesi (lo stesso Mancini, Paolo Sasanelli, Luigi Angiuli, Tiziana Schiavarelli…). i quali sguazzano nel loro habitat mettendo in luce il meglio piuttosto che il peggio del proprio repertorio, come invece tante volte succede quando è di mezzo quel cinema made in Puglia o ambientato in Puglia che, avido e ruffiano, sollecita a piene mani lo stereotipo. Il film verrà presentato domani allo Showville in proiezione riservata a beneficio di addetti ai lavori, tra cui esercenti di sale cinematografiche. Auguriamoci che queste ultime figure professionali vogliano riconoscere ad ‘Ameluk’ lo spazio che merita. Non se ne può più di cattivo cinema diffuso capillarmente. Sconcio che fa il paio con le difficoltà che prodotti onesti – e perciò realizzati con profusione di sangue,  sudore e lacrime – incontrano a livello distributivo.

Italo Interesse

 


Pubblicato il 16 Ottobre 2014

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