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Amiu, Multiservizi e Vigili urbani sotto “tutela”

Sui dieci anni da sindaco di Decaro ora più ombre che luci, considerato che definì "atto di guerra" la decisione del Viminale che ha scoperchiato le "contaminazioni" della criminalità locale nelle partecipate e anche tra alcuni agenti della Polizia locale

Sono stati notificati al Comune di Bari, nella persona del sindaco pro-tempore Vito Leccese, i provvedimenti emessi dal prefetto del capoluogo, Francesco Russo, a seguito del lavoro svolto dalla Commissione d’accesso agli atti nominata dal Viminale a marzo dello scorso anno e protrattosi – come è noto – per sei mesi, fino a settembre 2024, per verificare l’esistenza a Bari di eventuali condizionamenti della criminalità organizzata locale nell’attività dell’amministrazione cittadina. Le misure adottate dalla Prefettura sono state illustrate ieri in conferenza stampa dal neo-sindaco Leccese e consistano in 12 mesi, a decorrere dalla data di notifica, di tutoraggio per l’Azienda comunale che svolge il servizio di igiene urbana, l’Amiu spa, e indicazioni di ‘collaborazione preventiva’ per 6 mesi per la Bari-Multiservizi spa, ossia l’azienda comunale per manutenzioni e servizi vari e che a Bari si occupa soprattutto del verde urbano, alla quale il Prefetto ha riconosciuto un “ottimo lavoro di self cleaning e bonifica”
svolto dalla dirigenza, per contrastare infiltrazioni e condizionamenti di stampo mafioso all’interno della stessa. Il prefetto Russo, che – come è noto – non ha ravvisato elementi per chiedere al Ministero degli Interni lo scioglimento del Comune, ha individuato – secondo quanto spiegato dal Primo cittadino barese in conferenza stampa – nelle procedure di stabilizzazione dei contratti di lavoro somministrato, fatte dalle aziende nel corso degli anni, delle situazioni di “vulnerabilità rispetto alle presenze di
situazioni irregolari e molto contigue ad organizzazioni criminali”. Nel dettaglio, le posizioni lavorative da esaminare sono circa una quarantina, e sono tutte riferite all’Amiu. “Molto spesso nelle procedure di reclutamento
– ha spiegato inoltre Leccese – ci si affida all’autocertificazione” per
quanto riguarda il casellario giudiziario e carichi pendenti, e questo – ha evidenziato ancora il sindaco – “può consentire di dichiarare il falso”, facendo presente che l’Amiu, già da agosto scorso, ha già avviato un monitoraggio ed emesso alcuni procedimenti disciplinari per i dipendenti che all’atto dell’assunzione ha sottoscritto dichiarazioni mendaci. Per l’Amiu, il Prefetto ha previsto inoltre un sistema di controllo (come detto, valido un anno) consistente nel predisporre misure organizzative per
rimuovere e prevenire le cause riscontrate dalla Commissione d’accesso di “agevolazione occasionale” di taluni noti clan baresi. Infatti, nei 12 mesi in cui l’Amiu è sottoposta a controllo e vigilanza da parte dei tutor prefettizi, i vertici aziendali dovranno comunicare al gruppo interforze
istituito presso la Prefettura gli atti di disposizione, acquisto e pagamento effettuati; gli atti di pagamento ricevuti, gli incarichi professionali conferiti e gli atti di amministrazione o di gestione fiduciaria ricevuti di valore pari o superiore a 50mila euro; utilizzare un conto corrente dedicato, anche in via non esclusiva, per atti di pagamento e riscossione. Il gruppo di tutoraggio nominato dal Prefetto è composto da tre professionisti non baresi (l’avvocato Riccardo Bolognesi e i commercialisti Giovanni Grazini e Antonio De Lucia), che avranno il compito di svolgere funzioni di controllo, indirizzo e supporto nell’attuazione delle misure.
Per la Multiservizi, invece, il Ministero dell’Interno ha ritenuto di assicurare, anche attraverso il gruppo interforze, un costante monitoraggio dell’attività svolta dalla società per verificare l’adeguatezza
delle misure deliberate dall’amministrazione comunale, mirate al ripristino dei principi di legalità e buon andamento. Infatti, il presidente della Bari-Multiservizi, per sei mesi, dovrà trasmettere con cadenza mensile copia dei contratti di lavoro, servizi o forniture di valore pari o superiore ai 10mila euro e della documentazione
sulle procedure assunzionali e successivamente, con cadenza trimestrale, dovrà inviare il report sull’andamento delle iniziative adottate. Misure, queste per la Multiservizi, disposte per sei mesi, ma prorogabili per altri sei, previo esame e decisione del Comitato provinciale per l’ordine e la sicurezza pubblica. Da non dimenticare, inoltre, che anche per l’Amtab, ossia l’Azienda comunale del trasporto pubblico urbano, è tuttora in corso il commissariamento giudiziale scattato il 26 febbraio dello scorso anno per iniziativa della Procura distrettuale antimafia, a seguito della nota inchiesta della Dda denominata “Codice Interno”. Il sindaco Leccese ha poi confermato che il prefetto Russo ha anche notificato, a nove agenti della Polizia locale di Bari ritenuti a vario titolo vicini ai clan, il provvedimento di revoca della qualifica di “agenti di pubblica sicurezza”, a cui l’Amministrazione, conseguentemente, ha disposto il trasferimento in servizio presso le sedi dei Municipi di Bari ed il ritiro dell’arma ad essi in dotazione. In definitiva a Bari, dopo il citato pesante intervento dell’Autorità giudiziaria sull’Amtab, la Commissione d’accesso del Viminale ha riscontrato altre gravi anomalie nelle procedure assunzionali di Amiu e Multiservizi, tanto da rendere necessarie delle temporanee misure di sorveglianza e controllo da parte della Prefettura e del Comitato provinciale per la sicurezza ed ordine pubblico e, quindi, esterne all’Amministrazione cittadina, però per tutto quanto accaduto stranamente  non risulta finora alcuna responsabilità diretta di chi ha diretto la città negli ultimi decenni, sia a livello politico che burocratico. Da non dimenticare, infatti, che l’ex sindaco di Bari, Antonio Decaro, aveva definito “atto di guerra” l’iniziativa del ministro degli Interni, Matteo Piantedosi, di inviare al Comune la Commissione di accesso agli atti, all’indomani dei 130 arresti dell’inchiesta “Codice Interno”. Ma non solo. L’ex Primo cittadino, Decaro, – come si ricorderà – portò a Bari, in piazza del Ferrarese circa 10mila persone, oltre a numerose importanti sigle associative, a manifestare contro la decisione del Viminale. Una decisione senza della quale oggi la città non sarebbe mai venuta a conoscenza dei gravi fatti che hanno determinato le misure innanzi riferite, sia sulle altre due partecipate, Amiu e Multiservizi, che su alcuni agenti di Polizia cittadina. Quindi, anche se l’ex Primo cittadino barese, Decaro, è uscito praticamente indenne da una “vicenda” che lo ha visto protestare (mobilitando addirittura la piazza!) contro una doverosa e legittima iniziativa del ministro degli Interni, Piantedosi, ciò non toglie che sui suoi due mandati da sindaco permangano più ombre che luci. E ciò sia sul piano amministrativo che politico, proprio alla luce di quanto emerso dalla tanto “contestata” Commissione ministeriale e confermato dai successivi provvedimenti sia del Prefetto che, al Comune, del suo successore, Leccese. Infatti, a detta anche di molti cittadini insensibili alla propaganda personale ben orchestrata da qualche importante società barese di comunicazione mediatica, risulta assai difficile continuare a definire “miglior sindaco di Bari” chi in 10 anni, nonostante avesse anche in capo a sé le rispettive deleghe, non sia stranamente mai accorto di ciò che accadeva nelle principali partecipate comunali e nel Corpo della Polizia locale.

 

Giuseppe Palella


Pubblicato il 26 Marzo 2025

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