Cronaca

Anche a Bari il progetto nazionale di accoglienza per i titolari di protezione internazionale

La città di Bari ha aderito al progetto “Rifugiati in famiglia”, la sperimentazione nazionale promossa dall’associazione Refugees Welcome Italia che vede l’amministrazione comunale partner attivo nel percorso d’integrazione rivolto a migranti titolari di protezione internazionale e umanitaria.L’iniziativa, finanziata dal Fondo Asilo Migrazione e Integrazione (FAMI) del Ministero dell’Interno, è stata presentata oggi a Palazzo di città dall’assessora al Welfare Francesca Bottalico, da Fabiana Musicco, direttrice di Refugees Welcome Italia, e dalla prima famiglia barese che ha accolto in casa un migrante nell’ambito del progetto. Presente anche un’altra famiglia in procinto di ospitare un giovane migrante.“Rifugiati in famiglia” mira a promuovere l’inclusione sociale di migranti rifugiati e titolari di altra forma di protezione in uscita dal sistema Sprar, con l’obiettivo di sperimentare un modello nuovo di accoglienza basato sulla collaborazione fra le amministrazioni locali, il terzo settore e la cittadinanza attiva così da creare una buona pratica che possa ispirare le politiche di welfare territoriale ed essere replicata su larga scala.Attraverso l’ospitalità in casa, infatti, sarà possibile aiutare i rifugiati e i titolari di protezione nel raggiungimento dell’autonomia personale e nel loro percorso di inclusione sociale, per far sì che non venga vanificato il lavoro intrapreso da altri sistemi di accoglienza e non siano compromessi i progressi compiuti fino a quel momento.Le famiglie ospitanti, invece, avranno la possibilità di vivere un’esperienza umana e culturale unica e particolarmente significativa.La prima fase del progetto consiste nella conoscenza dei titolari di protezione internazionale e delle famiglie interessate a ospitarli; a seguire si procede con il matching dei vari partecipanti e con gli incontri veri e propri, che avvengono prima in luoghi neutri e poi tra le mura domestiche. Nel caso in cui le due parti siano d’accordo, sigleranno il “patto di convivenza” che dà il via all’esperienza di accoglienza per una durata minima di sei mesi, un periodo di tempo idoneo a conoscersi al meglio, sperimentare la convivenza, arricchirsi a vicenda e porre basi solide per un percorso di autonomia della persona accolta.Saranno i facilitatori, attivisti con competenze multidisciplinari aderenti alla rete nazionale di RWI (Refugees Welcome Italia), a occuparsi di accompagnare migranti e famiglie durante le varie fasi del percorso, che prevede anche il monitoraggio costante e la valutazione finale.A poter beneficiare del progetto sono migranti giovani, singoli o nuclei familiari, e neomaggiorenni, che hanno ottenuto una forma di protezione internazionale ma non hanno ancora raggiunto una propria autonomia che consenta loro di vivere in maniera indipendente. Grazie all’accoglienza in famiglia, infatti, avranno la possibilità di definire il loro progetto di vita personale: trovare o cambiare lavoro, frequentare un corso di formazione professionale, intraprendere o continuare un percorso di studi.Ad accogliere, invece, potranno essere coppie con o senza figli, singoli cittadini, anche pensionati, che avranno il compito di incoraggiare i migranti ad attivare le loro risorse e potenzialità, sostenerli emotivamente nel percorso d’inserimento nel nostro Paese e aiutarli a costruire una loro rete di relazioni.“Promuovere la cultura dell’accoglienza – ha detto l’assessora Francesca Bottalico – rappresenta, socialmente e politicamente, una delle priorità che l’assessorato al Welfare ha portato avanti in questi anni attraverso azioni sociali, programmi educativi e di formazione con il coinvolgimento della società civile. Oggi presentiamo una di queste azioni, che recupera una sperimentazione avviata anni fa con il programma “Essere comunità” e si consolida grazie al progetto realizzato dall’associazione Refugees Welcome nell’ambito di una sperimentazione nazionale che vede come partner Bari, una delle poche città ad aver ampliato gli Sprar e le comunità di accoglienza per minori non accompagnati e attivato una serie di servizi per la cura e l’accoglienza dei migranti nonostante il decreto Salvini.Si tratta di un modello in cui i servizi istituzionali, le associazioni e la comunità cittadina collaborano per realizzare una dimensione di accoglienza il più possibile diffusa.“Rifugiati in famiglia”, quindi, fa parte di questa missione più ampia che vede direttamente coinvolte le famiglie disponibili ad aprire le loro abitazioni, e il loro cuore, a queste persone, per accompagnarle nel loro percorso di integrazione.Ai minori non accompagnati è rivolto, invece, il progetto “Famiglie senza confini” che l’assessorato al Welfare ha avviato alcuni mesi fa e che attualmente conta nove inserimenti, con l’imminente avvio della formazione per le nuove famiglie pronte ad accogliere”.


Pubblicato il 28 Settembre 2019

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