Cronaca

Anche a Bari la protesta: “Basta studenti a lavorare gratis e senza diritti”

Non si placa l’aria forte della protesta che serpeggia tra gli studenti italiani e anche a Bari, come in un’altra quarantina di piazze in Italia, i giovani si sono mobilitati contro alternanza scuola-lavoro, repressione e reintroduzione degli esami scritti alla maturità. «Gli studenti in piazza sono un segnale straordinario. Le nuove generazioni hanno dato una scossa a tutto il paese» – dichiara Lorenzo Lang, segretario nazionale del Fronte della Gioventù Comunista (FGC) – «La protesta degli studenti contro l’alternanza scuola-lavoro ha rotto il giocattolo dell’unità nazionale del Governo Draghi. Hanno osato mettere in discussione il Governo, il PNRR che investe nuovi miliardi nell’alternanza, il loro modello di scuola basato su un’ideologia aziendalistica e privatistica. Per questo il Governo ha cercato di appiattire le proteste sulla “commemorazione” dei due ragazzi morti; hanno parlato di “infiltrati” e “strumentalizzazioni”, hanno spinto le questure a cercare di ostacolare l’autorizzazione delle piazze, senza nessuna ragione di ordine pubblico». Ha fatto sentire la sua voce anche Pietro, studente e militante FGC di Bari: «è ora che anche a Bari si alzi la testa. Quanto è accaduto ai giovani studenti-lavoratori è terribile, ma sono fatti che insegnano a milioni di giovani che non è normale lavorare gratis, senza diritti e sicurezza. È solo di pochi giorni fa la notizia della morte di un paio di studenti lavorando gratis, in alternanza, mentre il governo Draghi fa finta di niente, reintroducendo anzi per tutta risposta gli scritti alla maturità. <<Via questa alternanza che fa comodo solo a imprese e Confindustria>>, il grido di battaglia che risuonava ieri nel cuore della protesta giovanile. Insomma, la lotta studentesca contro l’alternanza scuola-lavoro che ha causato la morte d’un altro giovane è dilagata con le manifestazioni che continuano a occupare le piazze. Qualche volta anche con veemenza, com’è accaduto da Milano e Torino in giù. Da ogni piazza l’appello a riprendere le manifestazioni anche per replicare al clima di repressione che aleggiava ieri in parecchie città, per rilanciare la lotta contro il modello di alternanza scuola-lavoro che sembra provocare più danni e a costare vite umane, che a introdurre nei cicli produttivi. Negli striscioni e slogan che hanno occupato le piazze in questi giorni, vale al pena ricordarlo, la richiesta di dimissioni del Ministro dell’istruzione Bianchi, accusato per il consenso prestato al tema dell’alternanza scuola-lavoro, senza spendere una sola parola se non per l’abolizione, almeno per la revisione dei punti più dolenti. Insomma, per i dimostranti questa pratica che offre praticamente gratuitamente il lavoro giovanile ad aziende che approfittano della situazione, gli ‘stage’ rappresentano una pratica che andrebbe senza indugio abolita. Ma nel mirino delle organizzazioni studentesche pure il nuovo esame di stato, basato sulla reintroduzione degli esami scritti senza tenere conto dei due anni di clausura che la scuola a tutti i livelli ha dovuto sopportare. Il problema è che la piega che stanno prendendo le manifestazioni di protesta in alcune città (vedi Torino) è tutt’altro che pacifica. Il segretario di Sinistra Italiana Nicola Fratoianni ha messo in luce ieri la «bastonatura di ragazzi e ragazze che poteva e doveva essere evitata». E così l’ex segretario del partito vendoliano di Sinistra e Libertà in Puglia ha preannunciato un’interrogazione parlamentare al Governo, con la ministra dell’Interno Lamorgese che presto sarà costretta a spiegare in Parlamento i dettagli degli interventi delle forze dell’ordine a suon di manganellate. Comportamenti violenti che però, assicurano le associazioni di studenti, non fermeranno quella mobilitazione studentesca che dilaga -come detto – da Nord a Sud.

Francesco De Martino


Pubblicato il 19 Febbraio 2022

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