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Anche con il governo Draghi la cera si scioglie, ma la processione non cammina

Le chiusure forzate, imposte dall’emergenza sanitaria in atto a molte categorie produttive del sistema economico nazionale, stanno provocando una situazione analoga a quella che si crea quando le sacre processioni subiscono uno stop nel loro percorso, però i ceri che accompagnano le statue si consumano ugualmente. Tra queste categorie quella dei ristoratori è sicuramente una delle più colpite dai ‘lockdown’ obbligati per limitare il propagarsi dell’epidemia da Covid 19. Infatti, i ristoratori italiani hanno chiesto al Governo “rispetto della categoria”, per i danni che sta subendo a causa dell’emergenza sanitaria in corso, e la concessione di aiuti economici adeguati alla sopravvivenza stessa del settore. Richiesta alla quale hanno aderito anche ristoratori pugliesi, che per il momento si è limitata ad un tavolo preliminare di confronto con Governo e istituzioni locali, per “salvaguardare la ristorazione, ormai diventata una vera e propria impresa, con tutti i costi di gestione annessi, e che rappresenta un Pil importante per l’Italia”. “Lo Stato ci ha abbandonati” – ha sostenuto Giuseppe Santoro, presidente della Federazione italiana pizzaioli, che poi ha aggiunto: “ma noi non ci arrendiamo”, perché “oggi le nostre perdite superano il 75-80% in alcuni casi e nelle piccole città dell’entroterra anche il 95%. Si rimane aperti solo per avere un po’ di moneta per continuare a vivere”, in quanto – ha proseguito Santoro – “la situazione che stiamo vivendo è catastrofica”. Per Pietro Zito, chef del ristorante “Antichi Sapori” di Montegrosso, nella BAT “è necessario capire le perdite effettive del 2019 e del 2020 mentre i costi fissi sono andati avanti”. Quindi, ha chiarito Zito, “capendo la differenza di fatturato tra i due anni, si potrà calcolare il giusto intervento dei ristori”. Ma, in questa fase, per la categoria è anche necessario un blocco delle cartelle esattoriali, i pagamenti vanno rimandati, i fitti dovrebbero andare in totale credito d’imposta e si dovrebbero annullare le tasse sui rifiuti, perché – ha spiegato ancora Zito – “non abbiamo lavorato e siamo stati chiusi”. Alessandro Circiello (Federazione Italiana Cuochi) si è dichiarato “fiducioso nel nuovo esecutivo Dreghi”, auspicando che “a breve si passi dalle parole ai fatti, perchè in questo momento le spese continuano a correre mentre le attività sono praticamente ferme. Infatti, ha evidenziato lo stesso Circiello, “i centri storici italiani, da Roma a Firenze, con Bologna, Napoli, Venezia, Bari
e Milano, sono quelli che soffrono di più”, poiché “un ristorante su tre
ha chiuso per sempre”. Però, a lamentare dimenticanze ed omissioni da parte del Governo centrale non sono soltanto i rappresentanti locali di alcune importanti categorie produttive private, come i ristoratori, ma anche i rappresentati degli enti pubblici territoriali attraverso il presidente dell’Anci e sindaco di Bari, Antonio Decaro, che leggendo le prime bozze del “decreto legge sostegni” del governo Draghi ha dichiarato: “troviamo alcune conferme rassicuranti ma anche alcune omissioni che ci allarmano e che, se confermate, sarebbero gravissime”. Infatti, il Primo cittadino barese, continuando, ha spiegato: “Ci sono l’atteso aumento dei fondi di emergenza, il ristoro dell’imposta di soggiorno, la proroga al 30 giugno delle esenzioni e delle semplificazioni per l’occupazione di suolo pubblico con i tavolini dei bar e per il commercio ambulante” e “c’è anche la proroga al 30 aprile
per deliberare le previsioni di bilancio”. “Ma – si è chiesto Decaro – se questi importanti interventi servono a mitigare gli effetti dell’emergenza purtroppo ancora in corso, come si spiega l’assenza di proroghe indispensabili allo stesso scopo?” Proroghe che lo stesso ha poi riepilogato. Ovvero, la proroga del termine per decidere le tariffe della Tari, così da dare il tempo necessario per applicare le complesse regole Arera e soprattutto per verificare le condizioni per le agevolazioni che i Comuni vogliono accordare alle tante attività economiche in difficoltà, tra qui ricade sicuramente anche quella dei ristoratori; la proroga al 2022 del nuovo obbligo di accantonamento al Fondo di garanzia in caso di difficoltà nei tempi di pagamento delle fatture, che – ha commentato il presidente dell’Anci – “é del tutto inopportuno in una fase come questa”. “Le stesse percentuali di accantonamento del Fcde”, ossia – ha rilevato inoltre Decaro – “un fondo che già sfiora i 5 miliardi di euro annui e non può certo crescere in piena pandemia”. Per poi concludere: ”Ci rammaricano molto queste dimenticanze”, facendo presente anche che tali dimenticanze sono “incomprensibili, visto che i sindaci avevano avuto precise rassicurazioni in merito da parte dell’attuale governo Draghi. Infatti, ha ricordato Decaro: “Come ho già detto al ministro (ndr – dell’Economia) Franco durante l’ultima riunione, riconoscere risorse straordinarie che tengono conto della situazione di oggettiva difficoltà dei Comuni, e poi togliere fondi attraverso gli accantonamenti è contraddittorio e rischioso per l’equilibrio degli enti” stessi. Insomma, un cambio di passo, rispetto al precedente governo giallo-rosso guidato dall’ex premier Giuseppe Conte, che ancora non si vede all’orizzonte ma che, per l’attuale situazione di crisi economica, oltre che sanitaria, in cui versa l’Italia è evidentemente indispensabile, oltre che necessario ed auspicabile quanto prima.

 

Giuseppe Palella


Pubblicato il 20 Marzo 2021

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