Anche i sondaggi sono ormai uno strumento di propaganda elettorale
La "guerra" per la ricerca del consenso prosegue a tutto spiano con svariati "mezzi"
In un sistema elettorale maggioritario, dove i partiti sono ormai ridotti a dei comitati elettorali permanenti e, alle elezioni, chi prende un voto in più degli altri vince, anche i sondaggi sono diventati un formidabile strumento di propaganda politica. Infatti, da quando nel nostro Paese è stata introdotta nel 1993 (o, forse meglio, reintrodotta, visto che in Italia già esisteva prima del Fascismo) l’elezione diretta del sindaco, i sondaggi hanno assunto un’importanza fondamentale soprattutto durante il periodo che precede le elezioni, per tentare di orientare gli elettori ancora incerti sul voto, o gli indecisi al voto. In altri termini, gli esiti di un sondaggio effettuato a pochi giorni dall’apertura delle urne possono essere un fattore importante nella consultazione, sia per quanto riguarda l’orientamento in cabina elettorale di chi è incerto sull’espressione di voto, sia per tentare di favorire la partecipazione al voto da parte di coloro che invece propenderebbero a non recarsi al seggio per votare. Considerazioni, queste, confermate – come è noto – dagli specialisti in analisi del voto, che nel corso delle diverse tornate elettorali succedutesi dal 1994 in poi hanno avuto modo di studiare ed approfondire l’importanza dei sondaggi e le conseguenze pratiche di una loro diffusione a pochi giorni dal voto. Non a caso il Legislatore ha vietato da tempo la diffusione dei sondaggi effettuati nei 15 giorni che precedono l’apertura dei seggi, onde prevenire che le risultanze di un’indagine pre-elettorale sulle intenzioni di voto possa poi incidere in maniera massiccia sull’esito effettivo delle elezioni e, quindi, favorire concretamente questa o quella parte politica, per la vittoria nelle urne. Perciò, se così vanno le vicende elettorali, le rilevazioni statistiche effettuate poco prima delle elezioni sono da considerare un formidabile ed ulteriore strumento propagandistico per tutte le parti politiche in competizione e che da tempo lo utilizzano non soltanto a fini previsionali, ma essenzialmente propagandistico, con l’evidente speranza di trarne vantaggio alle elezioni, come di fatto talvolta riescono ad ottenere, soprattutto quando il divario tra le coalizioni in competizione è alquanto ristretto. E questo potrebbe essere il caso delle amministrative baresi dell’8 e 9 giugno prossimi, tanto è che, in questa ultima settimana che ha preceduto il termine dei 15 giorni antecedenti l’apertura delle urne (durante i quali – come detto – non è possibile più diramare notizie sulle campionature elettorali) per le comunali del capoluogo pugliese si è scatenata una vera e propria “guerra” nella diffusione di notizie sui diversi sondaggi elettorali effettuati. Sondaggi, su cui è lecito sospettare, che gli esiti possano essere stati “affinati” alle aspettative dei differenti committenti proprio al fine di utilizzarli come aggiuntivo strumento di propaganda politico-elettorale. Pertanto, è forse opportuno che taluni elettori prendano le notizie riguardanti i sondaggi al pari di uno spot elettorale e non semplicemente come un messaggio informativo su cui fare affidamento, per poi orientarsi nella loro espressione di voto. Difatti, è ormai anche provato che i sondaggi sovente sono inattendibili, poiché alcuni degli intervistati dichiarano volutamente un’intenzione di voto differente da quella che effettivamente andranno ad effettuare nella cabina elettorale. Perciò, anche i sondaggi elettorali il cui esito non serve a compiacere al committente per ragioni propagandistiche posso alla fine risultare falsati “ab origine” nella campionatura e quindi non rispecchiare effettivamente quelle che sono le tendenze di voto del corpo elettorale. In definitiva, una campagna elettorale si vince, o si perde, nelle urne e non di certo con i tentativi di orientarne preventivamente il risultato con gli esiti di questo o quel sondaggio. Vale a dire che in politica, come in guerra, le battaglie alla fine vanno combattono realmente sul campo. Dove tutte le “strategie” sono condizioni certamente necessarie (come – ad esempio – quelle dei sondaggi a fini propagandistici), ma sicuramente non sufficienti per assicurarsi la vittoria. Quindi, da oggi c’è lo stop dell’Agicom a rendere noti gli esiti dei sondaggi effettuati negli ultimi 15 giorni di campagna elettorale, ma la “guerra” per la ricerca di voti continua con altri svariati “mezzi” di propaganda.
Giuseppe Palella
Pubblicato il 25 Maggio 2024