Anche il Consiglio di Stato boccia Farace
Il Consiglio di Stato ha tolto ogni speranza a Luigi Farace di rimettere in discussione il riparto dei seggi nell’assemblea della Camera di commercio di Bari, effettuato dalla Regione con il Decreto presidenziale n. 1213 del 23 novembre del 2010, e quindi di poter tornare da vincitore nel consiglio dell’ente di corso Cavour. La sesta Sezione di palazzo Spada, infatti, con sentenza pubblicata lo scorso 27 dicembre, ha respinto l’appello, presentato circa un anno fa dallo stesso Farace contro la decisione del Tar Puglia del 30 dicembre 2010 che, con sentenza breve, non aveva accolto l’impugnativa di Federcommercio al decreto regionale che escluse l’associazione dell’allora presidente uscente della Cdc dalle organizzazioni legittimate a designare un rappresentante nei settori “commercio” e “servizi alle imprese”. Come si ricorderà, il contenzioso tra Federcommercio e Regione era sorto già nel luglio 2010, dopo il primo decreto di rinnovo del parlamentino camerale. Un decreto che aveva escluso Federcommercio a causa dell’erronea indicazione dell’anno ( 2003 anziché 2008) in una delle schede allegate alla domanda di ammissione al riparto delle rappresentanze in seno all’assemblea camerale per il periodo 2010-2015. Successivamente, a seguito di un’ordinanza cautelare del 9 settembre 2010 dei giudici di piazza Massari, Federcommercio era stata riammessa con riserva nel nuovo consiglio della Cdc. L’ordinanza del Tar Puglia però aveva pure rilevato che la Regione aveva comunque il potere di esperire, anche d’ufficio ed in ogni momento, le verifiche circa l’effettiva rappresentatività e la veridicità dei dati comunicati con autocertificazione dalle organizzazioni che avevano presentato domanda per far parte del consiglio camerale, secondo quanto prevede la legge 580/’93 ed il D.M. 501/’96 sulla composizione degli organismi rappresentativi delle Camere di commercio. Infatti, il presidente della Regione, Nichi Vendola, riammettendo Federcommercio, al fine di verificare alcuni dati, chiese alla stessa di fornire chiarimenti sulla sede legale, sui recapiti telefonici, sui dipendenti, sui bilanci degli ultimi cinque anni, nonché l’invio dell’elenco delle imprese iscritte ed i dati relativi al numero dei dipendenti delle stesse. L’associazione di Farace, però, ottemperò solo parzialmente alla richiesta della Regione, in quanto non fornì copia degli elenchi dei propri iscritti, adducendo che per tale adempimento era necessario ottenere preventivamente l’autorizzazione dell’Autorità garante della privacy. Tesi, quest’ultima, non accolta dalla Regione, che il 23 novembre successivo emanò un ulteriore decreto con cui Federcommercio ottenne nuovamente un numero di seggi inferiori a quelli attribuiti con il decreto di ottobre 2010, a causa dell’omessa consegna dell’elenco ditte iscritte e dei relativi occupati nelle stesse. Dopo l’errore nel non dare alla Regione copia dell’elenco richiesto, Farace ha perso tutti i ricorsi proposti sia a Bari, dinanzi al Tar Puglia, che in sede d’appello a Roma, al Consiglio di Stato. Così il ridotto numero di posti attribuiti a Federcommercio all’interno del consiglio della Cdc fu, poi, determinante a sbarrare la strada di Farace per la riconferma alla presidenza dell’ente camerale barese. Recentemente Farace ha perso anche il posto nel consiglio d’amministrazione della Fondazione “Teatro Petruzzelli”, ruolo ricoperto fino a qualche settimana fa proprio in rappresentanza della Cdc. Come è noto, al posto di Farace nella Fondazione il presidente della Cdc, Sandro Ambrosi, ha di recente nominato il suo vice, Erasmo Antro. Un posto, quello della Cdc nella “Fondazione Petruzzelli”, che secondo qualcuno non porterebbe molta fortuna a chi lo occupa, considerato che i designati in quel ruolo, quasi sempre, a livello personale sono incappati in disavventure giudiziarie.
Giuseppe Palella
Pubblicato il 30 Dicembre 2011