Primo Piano

Anche il nuovo Piano di Sviluppo Rurale riceve bocciature a valanga

Daccapo nella bufera il Piano di Sviluppo Rurale Puglia 2007/2013 e 2014/2020, con la richiesta all’assessore all’Agricoltura, Leo Di Gioia di riferire in Consiglio regionale sullo stato dell’arte di uno dei più importanti strumenti atti a finanziare il settore. La Commissione europea, difatti, ha ancora una volta rimandato il Psr indietro, alla Regione Puglia, per altre, le ennesime, correzioni.A questo punto, l’assessore Di Gioia, che ha ereditato questa grave situazione, ha il dovere di ritenere che questo documento, finora ritenuto solo di competenza della Giunta regionale, venga portato all’attenzione di tutti i consiglieri. In modo che qualcuno spieghi come mai il Psr Puglia, presentato un anno fa a Bruxelles, e che deve essere approvato entro la fine dell’anno, per non perdere la prima tranche di 210 milioni di euro, riceve continue bocciature? Insomma, chi ha provveduto alla stesura non dovrà in qualche modo essere anche considerato responsabile del rischio che stiamo correndo?

Più che il Psr sembra essere diventata una telenovela, dove il finale tragico vorremmo fosse scongiurato”. 

Ma non sarà né la prima né l’ultima richiesta di audizione dell’assessore regionale all’Agricoltura nella Commissione competente, per avere un quadro preciso e dettagliato della spesa relativa al PSR 2007-2013 e sapere a che punto è il nuovo Piano di Sviluppo Rurale, tornato indietro dopo la sonora bocciatura dell’Unione Europea. La Puglia sarà certamente costretta a restituire all’Ue i fondi non spesi della vecchia programmazione perché, anche qui, i ritardi collezionati sono stati fatali. E anche il PSR 2014-2020 farà la stessa fine, visto che dopo due anni siamo ad una nuova corsa contro il tempo per non perdere importanti risorse. Colpa, bisogna avere il coraggio di riconoscerlo, dell’evidente incapacità nella programmazione della spesa, privando gli agricoltori della possibilità di attingere ai fondi comunitari che, oggi, rappresenterebbero una vera e propria boccata d’ossigeno.

E sui cittadini peseranno le inefficienze di un’amministrazione che perde milioni di euro per una gestione superficiale e incerta delle politiche agricole regionali. In effetti è trascorso un anno e più da quando, 22 luglio 2014, scadeva il termine per l’approvazione e l’inoltro all’Unione Europea del Piano di Sviluppo Rurale in Puglia, ambizioso strumento essenziale per la gestione dei fondi europei relativi alla programmazione 2014-2020 all’interno del pianeta agricoltura, in Puglia. E oggi, primi di ottobre 2015, non sappiamo che fine abbia fatto questo Psr, mentre gli agricoltori vengono tartassati da cartelle esattoriali, imu agricola e calamità naturali. Il rieletto consigliere regionale Nino marmo, che dell’agricoltura in Puglia è stato anche assessore ai tempi di Fitto e del centrodestra, non ha la memoria corta. Dopo tre mesi, ovvero a ottobre 2014, l’ex assessore all’Agricoltura Nardoni presentò in Commissione consiliare le linee guida del Piano. Il resto è storia nota, purtroppo: falle e una caterva di osservazioni dell’Unione Europea per colpa di una programmazione scellerata. Una programmazione densa di buchi neri e allocazioni finanziarie incredibili, dai 20 milioni di euro per le calamità naturali (alla faccia della Xylella fastidiosa), contro altri 33 milioni per le consulenze e 25 milioni per la comunicazione. <>. Un sistema di connivenze e clientele difficile da scalfire, quello che alligna nel settore agroalimentare pugliese, formato in gran parte, oltre che dai titolari di grossi studi professionali e personale di enti e società che ruotano attorno alla Regione col compito di pilotare e realizzare le scelte dei responsabili, anche da impiegati che, dopo l’orario di ufficio, lavorano in quegli studi. Un impianto sul quale ci siamo soffermati più volte su questo giornale e che tutti conoscono, ma di cui nessuno parla, basato su favori e conflitti di interesse di una pletora di burocrati legati a filo doppio con istituti, associazioni di categoria e studi professionali, tutt’uno con politica e organizzazioni professionali degli agricoltori. I più importanti gestiti dal fratello di un ex ministro che ha anche importanti interessi economici nella zona dove gravita ancora l’assessorato all’Agricoltura pugliese tenendo presente, ad esempio, il ruolo dell’Istituto Agronomico Mediterraneo, come abbiamo già scritto in passato. Nel rapporto sul sito della rete rurale nazionale che riporta l’avanzamento della spesa sostenuta fino al 30 settembre 2014 dai PSR italiani, emerge che la Puglia rischia di dover restituire all’Unione europea più di 87 milioni di euro di fondi FESR. Possibile tanta sciatteria in un comparto da anni, ormai, impegnato massicciamente a supportare le più svariate manifestazioni di valorizzazione e campagne di comunicazione dei prodotti caserecci pugliesi? Un calderone che ha coinvolto economicamente, vale la pena di ricordarlo, associazioni di categoria, mezzi di comunicazioni, stampa, tv locali, eventi, festival e perfino convegni e missioni all’estero, senza badare a spese, la nostra regione si ritrova con un pugno di mosche in mano. E intanto è giunto un giudizio pesantissimo da Bruxelles, giudizio che ha certificato la preoccupante e pericolosa incompetenza del centrosinistra, con un totale di 640 osservazioni negative tra tabelle illeggibili ed errori nei riferimenti  normativi. Così, l’Ue ha dato un colpo di spugna al piano pugliese, ma oggi… c’è qualcuno che se ne sta occupando?

 

Francesco De Martino

 

 

 


Pubblicato il 17 Ottobre 2015

Articoli Correlati

Pulsante per tornare all'inizio