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Anche la Regione accelera sulla richiesta di referendum abrogativo della legge Calderoli

La presidente dell'Assemblea, Loredana Capone (Pd), ha già pronto il testo del quesito da sottoporre all'approvazione dell'aula di via Gentile

La presidente del Consiglio regionale della Puglia, Loredana Capone (Pd), accelera sui tempi per chiedere il referendum abrogativo della legge sull’Autonomia differenziata che la maggioranza di centrosinistra della Regione Puglia si appresta a chiedere alla Corte costituzionale insieme ad altre quattro Regioni (Emilia Romagna, Campania, Toscana e Sardegna) a guida progressista. Infatti, l’ufficio legislativo del Consiglio regionale pugliese ha predisposto la delibera per chiedere il referendum abrogativo di detta legge ed il quesito elaborato è pressoché a quello predisposto già dalla Regione Emilia Romagna, per poi passare la palla in tempi brevi ai consiglieri che dovranno discuterlo e votare. La ragione dell’urgenza è verosimilmente nel fatto che il Presidente dell’Emilia Romagna, Stefano Bonaccini, recentemente è stato eletto al Parlamento europeo ed entro il 16 luglio dovrà insediarsi al seggio di Bruxelles e, quindi, dimettersi dalla guida della Regione, determinando conseguentemente lo scioglimento del Consiglio regionale. Per cui è necessario che almeno l’Emilia Romagna approvi la richiesta di referendum con il relativo quesito prima delle dimissioni di Bonaccini. Diversamente bisognerebbe attendere l’elezione del successore di Bonaccini e del nuovo consiglio dell’Emilia Romagna, per garantire il requisito minimo di cinque Consigli regionali, necessario a chiedere alla Consulta il referendum abrogativo e che, evidentemente, le forze di opposizione al governo Meloni non sono sicure di poter garantire senza la partecipazione all’iniziativa referendaria della Regione Emilia Romagna. Tra domani e dopodomani le cinque Regioni con guida di centrosinistra terranno una riunione per discutere il quesito referendario comune da sottoporre ad approvazione delle rispettive Assemblee e da inviare poi alla Consulta. Intanto si è rifatto sentire il governatore veneto Luca Zaia, che sull’autonomia differenziata parla di mera “applicazione della legge”. Una risposta al ministro per la Protezione civile, il siciliano Nello Musumeci di Fdi, che lo aveva chiamato direttamente in causa, definendo la sua una “richiesta precoce”, confermando così la presenza di “perplessità” anche all’interno della maggioranza di governo che lo scorso mese di giugno ha votato la legge a firma del ministro leghista Roberto Calderoli.  Che la partita sull’Autonomia differenziata abbia un connotato politico rilevante è confermato da fatto che la leader del Pd, Elly Schlein, con riferimento al tentativo di abrogazione della legge appena approvata dal Parlamento italiano, ha dichiarato: “Stiamo lavorando con le altre forze politiche e sociali per prepararci a raccogliere le firme per il referendum abrogativo e intanto posso già annunciare che porteremo la richiesta di referendum nei consigli delle Regioni in cui governiamo”. A stretto giro è arrivata la replica della Lega, che ha attaccato la segretaria Dem affermando: “Il Pd contro il progresso, l’efficienza, la trasparenza e il taglio degli sprechi che l’Autonomia (ndr – differenziata) porterà”. I Dem hanno continuato a rintuzzare il governo Meloni evidenziando i distinguo di Musumeci e definendoli  apertamente “lacrime di coccodrillo”. Difatti il botta e risposta con Zaia, a detta del responsabile riforme dalla segreteria nazionale del Pd, Alessandro Alfieri, farebbe emergere “non solo grandi divisioni nella maggioranza di governo, ma anche la pericolosità del disegno leghista che assomiglia sempre più ad una vera e propria secessione”. Il testo del quesito referendario predisposto da Pd ed M5S in Emilia Romagna e girato ai Presidenti delle altre 4 Assemblee regionali a guida di centrosinistra è: “Volete voi che sia abrogata la legge 26 giugno 2024, n. 86, ‘Disposizioni per l’attuazione dell’autonomia differenziata delle Regioni a statuto ordinario ai sensi dell’articolo 116, terzo comma, della Costituzione?”. La seduta consigliare per la richiesta alla Consulta del referendum abrogativo e del relativo quesito alla Regione Emilia Romagna, per il motivo innanzi citato, è stata fissata con urgenza per il 9 luglio prossimo. Un percorso simile è stato annunciato anche in Campania, che riunirà il proprio Consiglio regionale l’8 luglio. Ed a ruota si attende un’indizione delle rispettive Assemblee regionali anche da Toscana e Puglia, che però non hanno ancora fissato la data per la discussione della delibera. Sulla stessa lunghezza d’onda c’è anche la Regione Sardegna, guidata dalla pentastellata Alessandra Todde, che si è dichiarato “orgogliosa che la Regione Sardegna sia capofila contro l’Autonomia differenziata” del ministro Calderoli. Todde sul quesito referendario ha anche detto che si stanno “stringendo i tempi, con l’Emilia Romagna, che però è più avanti” e che si stanno confrontando con il testo già approntato da quest’ultima. Sul fronte della impugnativa per fermare la legge Calderoli, ha detto inoltre Todde, “spetta alla Sardegna” perché “essendo una Regione a statuto autonomo ha maggiori possibilità, ma stiamo raccogliendo informazioni”. Sulla legge introduttiva dell’Autonomia differenziata sono sul piede di guerra anche diversi Comuni calabresi, che sono andati in pressing sul governatore di centrodestra, Roberto Occhiuto, affinché si unisca alle 5 Regioni a guida di centrosinistra per la richiesta di referendum abrogativo. Invece, la Regione Piemonte, dopo l’insediamento del nuovo esecutivo regionale, ha annunciato che è pronta a chiedere subito l’autonomia differenziata per 9 materie non oggetto di Lep (Livelli essenziali di prestazioni). Mentre un convinto autonomista come il governatore Veneto, il leghista Luca Zaia, parlando delle frizioni che il fronte di centrosinistra sta creando intorno alla legge appena approvata, è tornato a prendersela con il centralismo rilevando: “Molti cittadini in alcune regioni sono costretti a fare le valigie per andarsi a curare fuori regione, in alcuni palazzi ancora non c’è l’acqua potabile, abbiamo i rifiuti per strada”. Situazioni, queste, che per Zaia non sono di certo figlie dell’Autonomia, ma piuttosto “del centralismo”. Non resta che attendere gli sviluppi di questa “battaglia” politica ormai in corso nel nostro Paese, tra coloro che sono pro “autonomia differenziata” ed i contrari.

Giuseppe Palella


Pubblicato il 3 Luglio 2024

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