Primo Piano

Anche l’inchiesta sugli appartamenti di via Pappacena verso l’archiviazione?

Un’altra inchiesta di quelle che rischiano di far saltare non poche teste e poltrone eccellenti al Comune di Bari, soprattutto di alti burocrati che avrebbero lucrato sull’acquisto di immobili in cambio di favori. Una di quelle inchieste che –sarà per caso, sarà per distrazione o chissà che…- sfuggono alla stampa locale quando tira le somme delle indagini importanti sotto l’ala del quasi ex procuratore capo, Antonio laudati. Insomma, come la volti e la giri, le case di via Pappacena desinate ad essere vendute o locate a componenti delle Forze dell’ordine, si tinge sempre più di giallo. Un’indagine che, però, s’allunga a fisarmonica e richiede tempi ancora più lunghi per la chiusa istruttoria, anche se già all’inizio dell’anno pareva giunta in dirittura d’arrivo. Infatti l’indagine, avviata nel 2008 dal sostituto procuratore della Repubblica Renato Nitti sulla base di circostanziate denunce, presentate da qualche acquirente o da semplici interessati all’acquisto d’un appartamento in via Pappacena al quartiere Poggiofranco, secondo indiscrezioni, potrebbe oltrepassare la fine dell’anno anche a causa dei ‘pezzi da novanta’, tra alti burocrati e figli di un alto magistrato che hanno acquistato un paio di appartamenti, da quelle parti. Insomma, la Magistratura inquirente ha deciso di procedere coi passi di piombo e ci vorrà qualche altro mese per conoscere gli esiti di un’altra delicata vicenda giudiziaria che interessa la Dg Sviluppo Immobiliare, società facente capo alla stessa famiglia Degennaro. Che, come tutti ricorderanno, a febbraio scorso è stata interessata da un sequestro cautelativo di circa 12 milioni di euro di contributi statali del fondo sviluppo della legge 488. La Dg Sviluppo Immobiliare, infatti, è una società controllata dalla Dge Holding, la stessa che detiene il controllo della Dec, la più nota impresa di costruzioni della famiglia che fa capo a Vito e Giovanni Degennaro che fino ad un paio di mesi vantava persino un esponente in giunta al Comune di Bari, la giovane rampolla Annabella Degennaro, e che in consiglio ha addirittura un gruppo politico, quello di Rp (Realtà pugliese) – a detta di molti – espressione politica diretta di questa famiglia di noti imprenditori baresi. Il complesso residenziale di via Pappacena, circa 350 appartamenti, è stato realizzato, per l’appunto dalla Dg Sviluppo Immobiliare, su un suolo originariamente destinato a servizi per la residenza (che, quindi, aveva un valore inferiore rispetto ad un suolo per alloggi residenziali) e peraltro con un contributo ministeriale, erogato nell’ambito dei programmi straordinari, ai sensi dell’articolo 18 della legge 203/1991, per  riservare al personale delle Forze dell’ordine la possibilità di acquisto o locazione, a condizioni agevolate, di un alloggio nella località dove prestano servizio. E proprio applicando i dettami di questa legge è stato possibile costruire le case di via Pappacena su un suolo con altra destinazione, derogando al Piano regolatore generale (Prg). L’area, come detto, è quella di Poggiofranco a ridosso dei palazzi di viale Salvatore Matarrese e delimitata a nord dall’attuale viale Giuseppe Tatarella, noto pure come l’asse nord-sud. L’accordo di programma tra Comune e impresa prevede che, dei 350 appartamenti realizzati complessivamente in deroga al Prg, circa la metà è destinata al mercato libero, con l’obbligo per l’impresa di venderli ad un prezzo determinato e più basso di quello di mercato, secondo una procedura che privilegia  essenzialmente i dipendenti delle Forze armate. Solo in caso di insufficienza o assenza di domande di acquisto da parte dei citati dipendenti, l’impresa può alienare liberamente (sempre alle stesse condizioni) le case realizzate ex articolo 18. Dei 350 originari appartamenti, circa un’ottantina sono invece di edilizia agevolata. Vale a dire, case vendute sempre a prezzo inferiore al valore di mercato, perché fatte realizza in deroga agli strumenti urbanistici e con il sostegno integrativo dello Stato, ma con lo specifico fine di metterle a disposizione del personale delle Forze armate, per un periodo non inferiore a dodici o sedici anni, a secondo dei casi, con canone di locazione agevolato e determinato a livello comunale sulla base di prestabiliti parametri. Anche in questo caso, l’insufficienza di domanda di locazione o l’assenza da parte dei dipendenti delle forze dell’ordine determina lo svincolo dei proprietari dall’applicazione delle citate condizioni di legge. I restanti cento alloggi dei trecentocinquanta sono stati realizzati dall’Istituto Autonomo Case Popolari. Sta di fatto che dei 250 appartamenti costruiti dalla Dg Sviluppo Immobiliare molti di questi potrebbero essere stati venduti a prezzi superiori a quello convenzionale e la maggiorazione di costo potrebbe essere stata versata addirittura a nero. Di qui è nata l’inchiesta della Procura barese, che nel corso delle indagini potrebbe aver accertato anche altre violazioni di legge, per le quali il sostituto inquirente ha chiesto altre proroghe d’indagine. Infatti, a parte che molti degli alloggi riservati alle Forze dell’ordine sono stati acquistati da alcuni politici e burocrati comunali o loro parenti, con alloggi acquisiti a prezzi di favore proprio da quegli stessi dirigenti coinvolti in altre inchieste della Procura barese sulla famiglia Degennaro, sempre per vicende contrattuali con il Comune di Bari. In definitiva, l’inchiesta sulle case di via Pappacena sta facendo tremare –e da parecchio tempo…- tutto il ‘gotha’ tecnico e amministrativo a Palazzo di Città e potrebbe riservare sorprese non solo a qualche politico, dirigente e

 

 

Francesco De Martino


Pubblicato il 10 Aprile 2013

Articoli Correlati

Pulsante per tornare all'inizio