Ancora telegrammi di cordoglio dal Colle!
Il capitano giuseppe la rosa di anni 31, nato a barcellona pozzo di gotto, messinese, siculo, meridionale, residente in casamassima, cioè nella profondissima provincia barese, ieri 8 giugno 2013, è stato annientato (è il verbo degli istruttori delle reclute nelle caserme italiettine) da un afghano che ha gettato un bomba a mano nel “lince” in cui l’ufficiale viaggiava con due suoi subalterni, gravemente, feriti nel medesimo attentato. Il coccodrillo di costui (cioè la biografia commemorativa, che per tutti i militari operativi negli scenari di guerra, specie in afghanistan, viene preparata in anticipo affinché la probabilissima morte si possa pubblicare tempestivamente) non si dilunga sulle motivazioni per le quali il fu la rosa risiedesse nella profondissima provincia barese. Se volessimo insistere nella ricerca di una plausibile spiegazione, dovremmo trovarla nel conseguimento della laurea da parte del “de cuius” nell’università ”aldo moro” di bari in scienze politiche. Una laurea, appunto, che per la sua genericità spedisce i malcapitati, di più se meridionali, da piccolo – borghesi lombi discendenti, che in tredici anni, tra scuola dell’obbligo e secondaria superiore, poche, svogliate lezioni avranno fatto, forniti di siffatto “alloro” accademico, dritti, dritti a indossare una divisa, magari, con la greca di capitano e, se ai contenuti in essa un “soldo” consistente non dispiace per spendere per un mezzo di locomozione più di quanto costi una “dacia”, la pericolosissima zona afghana di farat è l’approdo, non di rado, tombale di essi. Abbiamo Usato un “incipit” condito di Dolorosa Ironia per non mischiarCI con il melenso, volgare retoricume dei possessori “in comodato d’uso” dei poteri romani che, alla maniera dei “giornalai” cartacei e catodici i quali aggiornano in continuazione i “coccodrilli” di coloro che si autodestinano ad appartenere alla nutrita schiera di “chi per la patria muor /vissuto è assai” (per Citare due versetti di paolo pola, musicati da saverio mercadante), tengono ben funzionanti i loro personali uffici per il rapido invio ai parenti degli “eroi”, sopra, ahiNOI, menzionati, di telegrammi in cui, ritualmente, viene espresso “profondo cordoglio, dolore lancinante”, apprese, appena, le ferali notizie provenienti dai luoghi dove i nostri giovani per un piatto di lenticchie si fanno ammazzare, facendo da schermo alla gran parte dei nostri politici, di trasversale militanza, che, alla gavezza delle lobby degli “states”, li hanno convinti della necessità, del dovere di morire, anche, per “trasportare” con carri armati “et similia” la democrazia là dove essa è, sempre, stata latitante, mentre, in verità, si tratta di mantenere il controllo di territori, strategicamente, importanti, sia militarmente, che per lo sfruttamento ”a gratis” delle immense risorse minerarie di essi. Un Lettore del “Corriere della Sera. it”, Commentando il nuovo “militicidio” in tuta mimetica dell’esercito italiettino, ha tra l’altro Scritto: “… sapete quanto costa un carro armato ? il vecchio tigre con 5 litri di gasolio faceva un kilometro fatevi i conti e poi vedrete che queste guerre assurde ci costano centinaia di miliardi per creare cosa? ? lutti e dolore”. Obliando l’ex pciniano d’alema, indicibile, ineffabile, interiormente, illeggibile, “more andreotti”, che in 8 mesi del suo governicchio ebbe modo di permettere agli aerei della nato, quindi al netto di tutto, degli “states”, di decollare dalla base aerea nei pressi di vicenza per colpire belgrado con bombe all’uranio impoverito, tralasciando, anche, la missione, durata qualche anno, dei nostri contingenti militari in iraq, che ci è costata tanti, tanti sesterzi e i morti di nassiriya, in afghanistan siamo dal 2004, da nove anni. Non pochi! Alla guida dei governi, di centro destra, di centrosinistra, dei tecnici, attualmente, delle larghe intese, rispettivamente, berlusconi, prodi, monti, letta, tutti cattolici praticanti, leggermente, diversamente, colorati, comunque, non cristianamente, lettori, ad esempio, del vangelo di matteo nel quale è riferito che gesù così ammonisce i discepoli: ”Non sappia la sinistra quel che fa la mano destra”. Purtroppo, essendo, sia i sinistri che i destri, tutti figli della medesima madre piccolo-borghese, la classe serva o scranno dei progetti egemonici, dei “desiderata” delle lobby massoniche, dei poteri forti coinvolti nella produzione e nel traffico delle armi, nell’accaparramento delle, in via di esaurimento, risorse petrolifere e di altre ricchezze, ripetiamo, strategiche del sottosuolo planetario, all’unisono hanno ripetuto la stantia giaculatoria che, per liberarci dal terrorismo, è ineludibile l’esportare, militarmente, la prassi, i valori democratici (non rispettati, non coltivati nei paesi che si arrogano il diritto – dovere di esportarli) in zone della Terra dove un’altra Cultura ha generato altri Valori, l’Una e gli Altri, sostituibili, semmai, da pacifici Percorsi Pedagogici solo nell’interminato arco dei millenni. Ecco, quindi, una nutrita canea di stati periferici all’assalto dell’afghanistan, al guinzaglio, sotto le mentite spoglie dell’ ”isaf”, dei capi di turno del “pentagono” e degli inquilini di turno della “casa bianca”, i centri direzionali degli “states”, il centro dell’impero. C’è da aggiungere che negli “states”, eziandio, la mano sinistra sa e fa quel che fa la mano destra sì che, con la scusa di prevenire azioni terroristiche, barak obama ha, addirittura, moltiplicato il numero degli spiati da george bush in “casa e fuori casa”, inverando, anch’egli, che nel deserto delle menzogne del potere e dei poteri agli allocchi si fa, ognora, temere l’arrivo dei tartari e se, come a pearl harbor nella seconda guerra mondiale o alle torri gemelle, l’11 settembre del 2001, i tartari arrivarono, “vraiment”, ciò accadde ché chi doveva sapere fece finta di non sapere o si macchiò della “culpa in vigilando”, a dir poco, se non del crimine di alto tradimento, passibile della pena di morte, per appropriarsi del prezioso petrolio dell’antico compare, il criminale saddam hussein. Oppure, si tiene lo stato, con accigliato metodo, formalmente, democratico “in una situazione di colpo di stato permanente”, icastica e incisiva formula coniata, CI Informa Paolo Becchi, da Mitterand nel 1964 per denunciare il sistema di potere gollista che si era, democraticamente, affermato in francia. Ahi, Democrazia, quanti delitti si commettono in tuo nome! Per personalizzare il grido di Madame Roland de la Platière che, invece della Democrazia, Invocava la Libertà, salendo alla ghigliottina! Paolo Becchi accusa l’attuale inquilino del quirinale (al quale un parlamento senza attributi ha rinnovato il settennale mandato di presidente della repubblica che egli, a suo dire, avrebbe, bontà sua, accettato solo per”salvaguardare la continuità istituzionale” da una situazione di pericoloso ”impasse” delle due camere parlamentari, che egli stesso avrebbe determinato, rifiutandosi di sciogliere le medesime, di indire nuove elezioni all’atto delle dimissioni di berlusconi, tra l’altro non sfiduciato dal parlamento italiettino, imponendo l’androide monti, dipoi, l’enrichetto, il nepotino dell’eminenza grigia, gianni letta. Tanto non è di poco momento per concludere che, se tutto debba dipendere dalla fissità di giudizio di un vecchio di 87 anni, senza la possibilità da parte di alcuno di proporre un qualche conato di dissenso, stiamo assistendo, senza battere ciglio, vilmente, alla”fine della Democrazia” formale, ché di quella Sostanziale, dalla Costituzione Contemplata, non abbiamo, giammai, visto l’ombra), avendo egli nominato la “commissione per le riforme” e i sedicenti saggi con il compito di riformare la Costituzione, di aver trasformato, di fatto, il “potere costituito”, da lunga pezza, i partiti in macerie, rappresentato da lui stesso, autoreferenzialmente, in “potere costituente”, “secundum eius volutantem”, quasi, redivivo luigi XIV a cui si attribuiva l’espressione: ”L’etat c’est, moi” e il potere. Inoltre, non s’è, mai, notata tanta “beghinità”, da napolitano ostentata, nemmeno in scalfaro che ne aveva da vendere a tonnellate. Dopo aver partecipato, ufficialmente, alla cerimonia di intronizzazione di bergoglio nell’ufficio petrino, nel giorno in cui il bersagliere la rosa veniva in afghanistan dilaniato da una bomba a mano (spesso, CI Chiediamo se il bipresidente, qualche volta, si faccia prendere dall’ angoscia di sentirsi un tanticchio responsabile dei 53 giovani morti in afghanistan, di quelli periti in iraq, del numero imprecisato di feriti che hanno causato le missioni di “pace”, da lui, fortemente, non vogliamo dire imposte, “sed” proposte, con l’autorità che gli deriva dall’essere il capo dello stato e capo delle forze armate, ai governicchi e alla bassa truppa di parlamentari italiettini, vivacchiante, vegetante nelle “orchestre” di montecitorio e di palazzo madama. A prescindere, per carità di patria, dai miliardi di lire e di euro che continuano ad andare in fumo nel mandare in giro per il pianeta contingenti militari che servono soltanto a dare un po’ di illusorio, effimero lustro, prestigio, referenze, credito presso gli “states” a chi si arroga il “piccio” di inalberarsi, schizoidamente, se qualcuno, che si ritrovi due palle, gli dica a muso duro: ”Basta a giocare con i soldatini alla guerra”) napolitano s’è recato, primo fra i capi di stato ”orbis”, in visita con un codazzo di baciapile, di baciamano al vescovo di roma nella sua sede vaticana. Ora NOI Pensiamo: ciascun italiano, da privato cittadino, può farsi mettere i piedi in faccia dove, quando, come vuole; ma un italiano che sia il rappresentante di tutti gli italiani (cattolici, non cattolici, credenti, non credenti) e il capo di una grande, prestigiosa nazione, non può, non deve, non è autorizzato a non Riflettere sull’Importanza di Tenere la Schiena Dritta di fronte a chi è il capo (più a torto che a ragione considerato un’autorità morale, se la nostra Mente Ripercorra il corrotto viatico del papato cattolico in oltre duemila anni di Storia) di un
nutrito numero di fedeli, detti cattolici, ma è, anche, il capo di uno stato “bonsai”, appena, insediatosi nel suo incarico, al quale la protocollare cortesia avrebbe dovuto suggerire di far visita per primo al suo omologo che, senza tenere conto di altre considerazioni “in ellissi”, già risiedendo in roma, avrebbe avuto il piacere di ospitarlo nella sua residenza ufficiale, cioè nella casa di tutti gli italiani, non solo dei cattolici italiani. Focalizzando, poi, la proclamata atea laicità di napolitano, in quale veste è entrato in vaticano: di presidente della repubblica o di miscredente in questua da bergoglio di “imput” teologici in vista di una senile conversione al limitare del Mistero ? Nel primo caso valgono le nostre risentite riserve, già esplicitate; nel secondo caso avrebbe egli dovuto fare una visita privata, informale, a bergoglio, senza coinvolgere in essa la nazione e il popolo italiettino. A parte la liturgia stantia dei vicendevoli omaggi, ringraziamenti, napolitano ha fatto improvvide dichiarazioni sconnesse dalla Storia, affermando: “ Il rapporto tra Stato e Chiesa non è qualcosa di freddamente istituzionale ma qualcosa di molto sentito e radicato nella storia”. E’ grave che napolitano, in una dichiarazione ufficiale, si sia dimenticato di ricordare al papa, di fresco intronato, che, mentre in europa già dal 1200 esistevano forti, potenti entità nazionali, quali, ad esempio, la francia, la spagna, l’italia per costituirsi a nazione su tutto lo stivale ha dovuto aspettare la “breccia di porta pia” (20 settembre del 1870), grazie agli “ostat” del papato che ha sempre invocato eserciti a oltrepassare le alpi in suo soccorso, quando Qualcuno, vedi Federico II, Mostrava Capacità Politiche, militari, di possedere risorse finanziarie, alleati fedeli, per spazzare via il bubbone cancerogeno vaticano, di una abissale arretratezza sociale, culturale, economica, foriera di disuguaglianze non dicibili, da scandalizzare in pieno ottocento Massimo D’Azeglio in visita nelle province del papa re. Infine, napolitano così ha continuato: “Una ‘limpida collaborazione’ tra Stato e Chiesa è prevista dalla ‘lungimirante costituzione italiana’ nella quale il principio della libertà religiosa è un cardine”. Per cui ”è nostro dovere difendere le libertà religiose, ovunque esse siano colpite”. A Commento di quest’ultima perla di napolitano, CI corre l’obbligo di Dire che i Costituenti operarono un “vulnus” nella Costituzione, lodevolmente, ‘lungimirante’, che essi Redassero, in quanto nell’Art.7 di Essa, nata dalla Resistenza, surrettiziamente, intrufolarono i “patti lateranensi”, stipulati durante il regime fascista da mussolini, come guida, faro indiscutibile per regolare i rapporti tra stato e chiesa cattolica. E, a causa di tali “patti”, la chiesa cattolica. quando sente o pronuncia l’espressione ‘libertà religiosa’, pensa alla sua libertà di trasformare lo stato italiettino, costituzionalmente laico, che non privilegia alcuna confessione religiosa, ma tutte mette su un piano di eguale rispetto, in uno stato a sua immagine, somiglianza, chiuso ad ogni Avventura del Pensiero, ad ogni Cambiamento Etico, Razionale dell’ ”Ethos”. Uè, o napolitano, se è un “cardine difendere le libertà religiose”, deve essere, pure, un cardine che una confessione religiosa non pretenda, spesso illecitamente, sobillando le coscienze, di impedire alle istituzioni laiche del costituzionalmente, laico stato italiano, di Organizzare la Vita Relazionale dei suoi Associati, Laicamente. Da questo punto di vista non si può, assolutamente, dire che i rapporti tra stato italiettino e chiesa cattolica, siano, mai, stati limpidi. Tanto lei aveva il Dovere di Precisare al bergoglio, latinamente, senza riserve mentali, ché la sua visita in vaticano non si risolvesse, come s’è risolta, in un rinnovato incontro salottiero tra due regali nobildonne!
Pietro Aretino, già Detto Avena Gaetano
Pietraretino68@email.it
Pubblicato il 11 Giugno 2013