Ancora una settimana di tempo per completare le liste per le amministrative
Ancora una settima di tempo ai partiti e movimenti civici per gli ultimi ritocchi alle liste ed ai nomi da candidare alle amministrative del 26 maggio prossimo. In linea di massima, quasi tutte le forze impegnate per la competizione comunale di Bari hanno messo a punto le griglie dei nomi da candidare, però ci sono diverse sigle politiche che nelle settimane passate si sono affiancate ai candidati a sindaco delle due coalizioni maggiori, Antonio Decaro per il centrosinistra e Pasquale Di Rella per il centrodestra, che scarseggiano di candidati e, quindi, difficilmente saranno poi presenti sulla scheda elettorale. A meno che non si presenteranno con un’unica aggregazione e, quindi, sotto un unico simbolo che contenga il logo e la sigla delle formazioni che hanno dato origine alla lista. Insomma, liste “satelliti” che verosimilmente concorreranno alla campagna elettorale più per portar voti al candidato sindaco sostenuto che per conquistare seggi. Infatti, chi conosce bene i meccanismi della legge elettorale maggioritaria per gli enti locali ed i dati delle precedenti corrispondenti competizioni sa che ad essere favorite sono soprattutto le sigle politiche che nella competizione prenderanno più voti, a cominciare da quelle che beneficeranno del premio di maggioranza, perché collegate al candidato sindaco che vincerà le elezioni. Infatti, il meccanismo elettorale per le elezioni comunali in vigore dal 1993, vale a dire da quando il Primo cittadino è espressione non più dall’Assemblea ma direttamente del corpo elettorale, è altamente penalizzante per le liste politiche che perdono, in quanto collegate a candidati sindaco sconfitti. Per la cronaca, ricordiamo che le liste che sostengono il candidato sindaco vincente si ripartiscono il 60% dei seggi assegnati al consiglio comunale da eleggere, mentre il restante 40% dei seggi se lo suddividono tutte le altre sigle secondo un calcolo matematico conosciuto come “metodo di Hont”, che tiene conto dei voti conseguiti e riportati in una tabella di suddivisione aritmetica degli stessi. Da precisare, inoltre, che i candidati a sindaco sostenuti da una sola lista che non raggiungono la soglia minima del 3% dei voti validi non vengono neppure ammessi alla suddivisione dei seggi in quota all’opposizione. Un’altra particolarità della legge elettorale maggioritaria del ’93 riguarda la possibilità di “voto disgiunto” tra candidato sindaco e liste che lo sostengono. Vale a dire, la possibilità di votare per una lista e, quindi, anche per un candidato consigliere di tale lista (dal 2014 è stata introdotta anche la doppia preferenza di genere), mentre si può contestualmente scegliere come Primo cittadino, barrandone il nome, un candidato sindaco diverso da quello collegato alla lista prescelta. Detta particolarità, nel caso in cui la sommatoria dei voti raccolti dalle liste di un candidato sindaco perdente raggiungesse il 50% + 1 dei voti validi, porterebbe ad una composizione del consiglio non più maggioritaria secca, ma proporzionale, con una maggioranza di seggi sbilanciata a favore delle forze di opposizione e non del sindaco eletto. Nel caso del Comune di Bari, i consiglieri da eleggere – come è noto – sono complessivamente 36, di cui 22 andranno alla maggioranza (se non si verifica la cosiddetta “anatra zoppa”), mentre 14 vengono ripartiti tra le liste degli schieramenti di opposizione. In passato, da quando è in vigore l’elezione diretta del sindaco, a Bari è sempre accaduto che alcuni esponenti eletti nelle fila dell’opposizione siano poi passati in maggioranza e, quindi, a sostegno del sindaco. Nel consiglio comunale barese eletto nel 2014, e scaduto appena una settimana fa, gli eletti nelle fila del centrodestra che nel corso del mandato sono poi transitati in maggioranza, quindi nel centrosinistra, sono stati più della metà dell’intero originario schieramento di opposizione. Tra questi, gli ultimi tra i consiglieri uscenti di opposizione, Vicky De Martino e (probabilmente) Irma Melini, si stanno spostano dal centrodestra al centrosinistra, a sostegno del sindaco Decaro, addirittura a fine mandato, dopo che (in teoria) hanno pesantemente avversato fino all’ultimo l’amministrazione uscente nell’aula “Dalfino”. Ancor più problematica la compilazione delle liste dei cinque Municipi di decentramento amministrativo del Comune di Bari. Infatti, secondo alcune indiscrezioni, non tutte le sigle che saranno sulla scheda per il Comune saranno anche presenti sulla scheda per l’elezione del presidente e dei consiglieri di Municipio, in quanto non tutte le formazioni politiche minori, o “satelliti”, sono in condizioni di trovare i nomi da candidare nei Municipi, raggiungendo il numero minimo di candidature per presentare la lista. Numero minimo che, per le liste dei Municipi, come per quelle del consiglio comunale è pari ai 2/3 dei componenti delle rispettive Assemblee da eleggere. Però, nonostante le difficoltà, il numero complessivo dei candidati che, sia per il Comune che per i 5 Municipi comunali baresi, nelle prossime settimane e fino alla data delle elezioni saranno in circolazione a caccia di consensi nella città di Bari, sarà comunque elevatissimo. Come pure di elevata dimensione sarà verosimilmente anche la scheda elettorale delle amministrative, visto il numero altrettanto elevato di simboli che compariranno su di essa. Per saperne di più non resta che attendere il termine di scadenza per la presentazione delle candidature. Quel che invece è certo sin d’ora e che il sistema elettorale in vigore in Italia da oltre un quarto di secolo per le amministrative presenta ormai “storture” ben più gravi di quelle del precedente sistema elettorale proporzionale, sopravvissuto egregiamente per quasi un cinquantennio, ma nessuna forza politica nazionale di rilievo finora ha sollevato il problema. Sarà, forse, perché l’attuale sistema maggioritario “spinto” fa comodo soprattutto ai poteri forti del Paese ed ai “partiti personali” in quanto, come disse un acuto osservatore e conoscitore delle dinamiche del potere, non c’è miglior sistema per “annacquare” una democrazia che quello di inflazionarla. Ed è ciò che accade con il proliferare a dismisura di sigle politiche e candidatura. Esattamente come sta succedendo anche stavolta per le comunali baresi.
Giuseppe Palella
Pubblicato il 20 Aprile 2019