Cultura e Spettacoli

André Chénier, la verità non paga

L’opera più celebre di Umberto Giordano, il grande compositore al quale la sua Foggia ha dedicato un conservatorio, un teatro e una piazza, è stata ‘Andrea Chénier’. L’opera, che debuttò alla Scala il 28 marzo 1896, si ispira alla figura di André Marie Chénier, un poeta francese nato a Costantinopoli il 30 ottobre 1762 e giustiziato a 31 anni nel corso della Rivoluzione francese. Per quale motivo Chènier finì sulla ghigliottina? Dopo l’iniziale euforia verso la Rivoluzione, André prese poco a poco le distanze sia dalla furia cieca delle masse, sia dal cinismo e dal calcolo dei Giacobini. Fatale gli fu aver espresso con crescente veemenza queste idee nella sua breve ma intensissima carriera di pubblicista. Sul n° 13 de ‘L’Avis au peuple Français sur ses véritables ennemis’ si stupiva e quasi s’indignava che il popolo pretendesse di partecipare attivamente alla costruzione della nuova società ; “Un così gran numero di piedi ritarda il cammino ; un così gran numero di braccia ritarda l’azione”. Nell’aprile del 1791 rincara la dose, prendendo di mira il “popolaccio”, quella parte del popolo “che non ha proprietà, né domicilio, né attività” e che finisce per farsi strumento nelle mani di coloro che se ne servono per i loro fini sediziosi, “quegli “scrittori avidi” (qui il riferimento è ai giornalisti al soldo dell’ala radicale giacobina) che alimentano la divisione e la discordia tra i cittadini. Chénier si espose ulteriormente più avanti parlando di “cento oratori carnefici” che spacciandosi per amici del popolo “soffiano fuochi omicidi” e vedono ovunque il tradimento. I loro “fogli neri di veleno” sono altrettante “forche affamate di carneficina”, essi sono uomini che tengono pronti “calici pieni di sangue”. Infine l’ultimo attacco, pubblicato sul Journal del 12 febbraio 1792. L’articolo è una requisitoria violentissima contro i Giacobini : “L’unica soluzione ai mali della Francia è la distruzione dei Giacobini,,, Il giorno della loro morte sarà un giorno pieno di festa e d’allegria pubblica. Gridano ovunque che la patria è in pericolo : questo purtroppo è vero e continuerà ad essere vero finché loro esisteranno”. Il vaso, ormai colmo, attendeva l’ultima goccia per traboccare e portare alla rovina il giovane poeta. E la goccia fu l’articolo del 22 luglio 1792, scritto a seguito dell’episodio del 20 giugno in cui il re sotto assedio si affacciò al balcone e bevve alla salute del popolo. senza però cedere alle richieste della popolazione (che chiedeva la revoca del veto reale su due decreti dell’Assemblea). Chénier prese le difese del sovrano, verso il quale non mascherò la personale ammirazione per il senso di dignità dimostrato. Il coraggioso, ma anche temerario articolo, si chiudeva con la speranza che grazie a Luigi XVI l’ordine costituzionale potesse essere preservato. Il 7 marzo 1794 venne arrestato sotto l’imputazione di “crimini contro lo Stato”. Condotto nella prigione di Saint-Lazare fu sbrigativamente processato un mese dopo e messo a morte il giorno stesso della sentenza. La sua fine precedette di due giorni la caduta di Robespierre.

Italo Interesse

 

 


Pubblicato il 30 Ottobre 2018

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