Anima & Pietra’. Le icone di oggi e quelle di ieri
Opere di Nick Giu e Giuseppe Genchi in esposizione al Centro Culturale di Valenzano
Continua a riscuotere consensi ‘Anima & Pietra’, la rassegna a cura di Concetta Antonelli e Michele Agostinelli in corso al Centro Culturale di Valenzano. In questi giorni sono in cartellone due pittori baresi: Nick Giu (Nicola Giuliani) e Giuseppe Genchi. I lavori in esposizione del primo autore inducono a riflettere sul fatto che, quando di spessore, cose, personaggi e situazioni lasciano sempre il segno. La profondità di tale segno è direttamente proporzionale alla sensibilità dell’animo del recettore. Nel caso di Nick Giu questa ‘vulnerabilità’ alle seduzioni del quotidiano e della Storia si fa madre di realizzazioni in décollage fortemente critiche verso la dissennata società dei consumi. In particolare Giuliani eleva i mostri sacri del rock (invece che calciatori, veline, politi e malavitosi) a massimo paradigma delle divinità di cui si popola il nuovo Olimpo dell’era globale. Nella manipolazione energica ed anche irriverente di Giuliani ecco Jim Morrison, Elvis, Freddy Mercury ed altre figure iconiche vestirsi di carne maledetta e svelare a propria insaputa la grande truffa di cui sono la punta dell’iceberg. In altri momenti oggetto della grande truffa diventa la mercificata immagine femminile, che spunta qua e là, corrotta, in un contorno degradato e dai sottili richiami onirici. Di contro, in un rigurgito reattivo, Giuliani omaggia Pasolini con potenza sospesa tra cupezza e speranza. Ma poi, in altra non meno vigorosa riflessione, conclude amaramente che gli artisti sono polli da spennare. Non resta che prendere atto dello stato delle cose come sembra fare il ‘malmenato’ fotografo nell’opera qui riprodotta. Veniamo ora al secondo artista in programma : Il senso del primitivo è trasversale all’opera pittorica di Giuseppe Genchi. Palesemente ispirata al linguaggio dell’arte rupestre e del graffito, la sua arte guarda all’universale attraverso l’antropologia. Nella essenzialità, solo in apparenza infantile, del tratto grafico dei nostri antenati, Genchi riscopre il mondo da cui discendiamo, riscopre la sua singolare ricchezza, questo seducente carico di mistero, sciamanesimo e senso della poesia. L’uso attento e composto del colore e la nitidezza del segno assicurano risultati di grande impatto emotivo, specie quando il respiro si fa corale (come il bellissimo ‘Il quotidiano del neolitico’, messo a corredo delle presenti righe). Con approccio quasi devoto Genchi sembra voler ricostruire un pantheon perduto, perciò attinge anche da molto lontano : dalla Turchia (il sito di Göbekli Tepe, al confine con la Siria), e dall’Australia, relativamente ai siti rupestri degli aborigeni in cui si evocavano i Wandjina, spiriti delle nuvole e della pioggia dell’area culturale Wandjina Wunggurr. Nel complesso, un’esposizione compatta e coerente, dal seducente potere evocativo.
Italo Interesse
Pubblicato il 25 Settembre 2024