Cultura e Spettacoli

Anna, 72 anni fa

Il 12 giugno di settantadue anni fa, in piena guerra, all’interno di un vecchio edificio affacciato sul Prinsengracht, un canale di Amsterdam, una ragazzina riceveva in dono per il suo tredicesimo compleanno un quadernetto a quadretti bianchi e rossi. Quella piccola cosa sarebbe subito diventata la più vibrante testimonianza dell’olocausto. Ogni giorno dovrebbe essere quello della Memoria. E la ‘memoria’ non va limitata al martirio di sei milioni d’israeliti innocenti, ma estesa a tutte le minoranze o realtà sociali poste in minoranza e divenute oggetto di discriminazione e pulizia etnica anche prima del secondo conflitto mondiale. L’elenco è lungo : dai primi cristiani ai nativi d’America per poi arrivare ad oggi con l’eccidio degli Armeni, dei cambogiani, le stragi sistematiche nell’ex Jugoslavia, in Congo,Sudan… Tornando ad Anna Frank, è poco noto che del suo diario, pubblicato nel 1947 con il titolo di ‘Het Achterhuis’ (‘L’alloggio segreto’, in olandese), esistono tre versioni. La prima occupa il periodo che va dal 12 giugno 1942 all’1 agosto 1944. Durante l’inverno del 1944, Anna ebbe modo di captare una trasmissione radio di Gerrit Bolkestein – membro del governo Olandese in esilio – il quale diceva che una volta terminato il conflitto si sarebbe provveduto a creare un registro pubblico dei tormenti patiti dal popolo olandese sotto l’occupazione nazista, tormenti documentabili anche attraverso lettere e diari. Ciò spinse la giovanetta a riscrivere sotto altra forma, e con diversa prospettiva, quanto già detto. La versione B parte con un ritardo di otto giorni e si ferma al 29 marzo ’44 coprendo così un vuoto creatosi nella prima versione con la scomparsa del quaderno relativo al periodo 6 dicembre ’42 – 21 dicembre ’43. Infine esiste la versione di Otto Frank, padre di Anna e unico sopravvissuto di quella sfortunata famiglia, il quale apportò alla seconda scrittura della figlia quelle modifiche e quelle cancellazioni che ritenne opportune per ragioni di riservatezza. Proprio questa ‘ingerenza’ spianò la strada ai negazionisti i quali accusarono Otto Frank di falso. A sentire costoro il diario sarebbe stato scritto con una penna biro, oggetto prodotto solo a partire dal 1945 e che lo stile e la calligrafia di Anna non è quella di un’adolescente. Con la morte di Otto Frank nel 1980, il diario originale venne ereditato dall’Istituto Olandese per la Documentazione di Guerra che commissionò una perizia forense nel 1986. Confrontando la calligrafia con altre coeve scritture di Anna e analizzando la carta, la colla e l’inchiostro, l’Istituto affermò che i materiali erano disponibili all’epoca e che quindi il diario è autentico. Un’altra critica riguarda la pagina del 9 ottobre 1942, in cui Anna cita le camere a gas, la cui presenza sarebbe stata resa nota all’opinione pubblica molto più tardi; in realtà, già a partire dal giugno 1942, la BBC (ascoltata in segreto nel rifugio) parlava apertamente di camere a gas.

 

Italo Interesse

 


Pubblicato il 12 Giugno 2014

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