Annibale deluse Maarbale
All’indomani della carneficina di Canne, un alto ufficiale della cavalleria (Maarbale secondo Livio), con ancora addosso i segni di quella lotta spaventosa, bussò alla tenda di Annibale per chiedere udienza. L’ottenne. Una volta al cospetto del condottiero, l’ufficiale entrò subito in argomento : Non c’era un momento da perdere. Se l’esercito si metteva subito in marcia, Annibale avrebbe potuto cenare in Campidoglio entro cinque giorni!… Annibale lo ascoltò attentamente prima di rispondere dopo una breve riflessione che da Canne non si sarebbe mosso un solo uomo per almeno una settimana. Maarbale se ne andò deluso, brontolando che così si gettava al vento un’occasione irripetibile e che la rinunzia di Annibale equivale ad una sconfitta futura. Probabilmente delle stesse cose si lamentò dopo, al momento del pasto, con i colleghi dello Stato Maggiore. Forse alcuni gli diedero ragione, mentre altri gli davano torto. E’ possibile che i più rimasero zitti, nella segreta consapevolezza che qualunque fosse stata la mossa di Annibale, la sorte dei Cartaginesi era comunque segnata. E non sbagliavano. Annibale in quel momento disponeva di uomini esausti. A quelle condizioni al suo esercito sarebbero state necessarie tre settimane per raggiungere Roma, lasso di tempo sufficiente perché i Romani si riorganizzassero intorno alla città. Senza contare che questa era ben fortificata e non a corto di difensori. Il condottiero cartaginese sapeva di avere riserve alimentari solo per pochi giorni. Fosse arrivato in cinque giorni a Roma, come gestire sul piano dei rifornimenti un assedio che poteva durare mesi? E anche in caso di successo, sarebbero state le forze cartaginesi in grado di tenere la città? I Romani non erano gente da arrendersi. Avevano perso una battaglia, l’ennesima, non la guerra, però. Giocando in casa, potevano fare affidamento su più alleati di quanti poteva schierarne Annibale. Insomma c’era il rischio di passare da vincitori ad assediati… Il trionfo finale, ovvero la conquista di Roma, rischiava di involvere in una trappola. In sostanza Annibale aveva capito che a quel punto poteva sperare solo in una resa immediata dei Romani, cosa per la quale era necessario fermarsi e attendere. Diversamente, avrebbe dovuto infliggere al suo nemico altre grandi sconfitte. Ma era concepibile un successo maggiore di quello conseguito a Canne? Come hanno teorizzato alcuni storici, fu proprio l’entità di quella disfatta a restituire a Roma energie reattive altrimenti impensabili e a scavare la fossa a un formidabile vincitore. In conclusione, nel congedare Maarbale, Annibale aveva già cominciato con sgomento a fiutare odore di sconfitta.
Italo Interesse
Pubblicato il 2 Febbraio 2019