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“Antenucci è un idolo, ma vogliamo batterlo disputando una gara con gli attributi”

E’ stato l’uomo del momento in casa Viterbese nella gara di andata contro i Galletti, ma non diteglielo perché Mamadou Tounkara è uno schivo, riservato e che ama pensare sempre al bene della squadra prima di se stesso. “I riflettori accesi su di me non mi fanno piacere: quello che conta è la squadra” ha sempre dichiarato così anche qualche giorno dopo la doppietta rifilata ai biancorossi. Mamadou Tounkara ha 23 anni ma parla già come un giocatore saggio e di esperienza. Nato a Blanes, in Catalogna, da genitori senegalesi possiede la doppia nazionalità spagnola e senegalese, tuttavia. ha iniziato a giocare a calcio nell’Accademia della Fc Barcellona, per poi trasferirsi alla Lazio con un contratto triennale. Le sue prime due stagioni in biancoceleste ha praticamente vinto tutto sotto la guida del tecnico Alberto Bollini, dal Campionato Primavera, 2 Coppa Italia e una Supercoppa italiana Primavera, conquistando successivamente anche il successo in Coppa Italia con la Prima Squadra della Lazio sotto la guida dell’attuale allenatore della Lazio, Simone Inzaghi. Lo stesso Simone Inzaghi lo ha fatto esordire contro il Bologna e dato tanti consigli all’attaccante. Tounkara ha militato anche in serie cadetta con le rispettive maglie di Crotone e Salernitana, per poi fare esperienze in campionati esteri prima di tornare nella penisola italiana. Da questa stagione è tornato in Italia perché fortemente voluto dal presidente Marco Arturo Romano della Viterbese Castrense, società che gli sta consentendo di militare nel campionato di Lega Pro e che ringraziamo per averci concesso il giocatore per una piacevole chiacchierata.

Partiamo dal ricordo forse più bello ed importante per te, ma allo stesso tempo amaro per la tifoseria biancorossa. Dopo due giornate hai realizzato una doppietta al San Nicola, un piccolo record perché nessun altro in questa stagione, ad oggi, è stato capace di segnare due gol ai biancorossi. Quanto ti ha cambiato quella doppietta o ha esaltato in modo positivo?

“Io sono sempre lo stesso, non amo i riflettori l’ho detto anche qualche giorno dopo quel gol. Amo segnare, ma ancora prima rendermi utile per i miei compagni, per il mister e per i miei tifosi. Sono consapevole delle mie potenzialità e che posso rendere di più, ma tutto ciò avviene soltanto con il lavoro e crederci sempre. Ovvio che quella gara con il Bari me la ricordo come se fosse ieri, eravamo sfavoriti alla vigilia e ci davano per spacciati. Noi ce la siamo giocata a viso aperto, ed anche sul pari, non c’è stato sconforto. I fischi della tifoseria avversaria ci hanno caricati ulteriormente, a me in primis che ho realizzato la prima doppietta stagionale, ne ho fatto un’altra poi contro il Rende. Segnare però due gol al San Nicola ha un sapore speciale, tuttavia, serve dare continuità e pensare al presente. Ringrazio la società della Viterbese per questa opportunità e per aver creduto in me”.

 

Oggi (ieri, ndr) ricorrono 120 anni della fondazione della S.S. Lazio nella quale hai militato per tre stagioni, di cui una in Prima Squadra. Quanto sei grato a mister Bollino ed al tecnico Simone Inzaghi?

“Grazie della domanda perché colgo l’occasione per poter fare gli auguri più sentiti alla Lazio, al presidente Lotito ed ai suoi tifosi. Li ho vissuto sette-otto anni della mia vita. Sono approdato lì dal settore giovanile del Barcellona. Alla Lazio devo tutto a mister Alberto Bollino, lui ha creduto ciecamente in me, mi ha coccolato e mi ha fatto crescere. Con la Primavera ho vinto e segnato tanto e conservo ad oggi i ricordi più belli della mia carriera. Nella terza stagione laziale sono giunto in Prima Squadra con uno degli allenatori più emergenti e predestinato, quale Simone Inzaghi. Mister Inzaghi mi ha dato tantissimi consigli sui movimenti da compiere ed insegnato tanto, oltre ad essergli grato per avermi fatto esordire in A contro il Bologna. Spero di tornare a giocare nel massimo campionato, a loro ancora auguri, tiferò sempre per loro”.

Torniamo all’attualità. A livello individuale sette gol realizzati, di cui due doppiette. Avete cambiato anche gestione tecnica da Lopez a Calabro. Cosa chiedi all’anno nuovo individualmente e quale obiettivo avete come squadra?

“Sicuramente eravamo partiti molto bene, poi qualcosa non è andata per il verso giusto e c’è stato il cambio tecnico. E’ una squadra che ha una sua organizzazione ed identità, vogliamo riscattare l’ultimo periodo e ripartire nel girone di ritorno facendo più punti possibile. Siamo una delle squadre più giovani ed è naturale commettere qualche errore, ma dobbiamo essere bravi nel far uscire la nostra personalità e forza. Sono sicuro continueremo a risalire la china con determinazione. Personalmente mi auguro di poter dare il mio contributo in termini di gol e prestazioni, non chiedo nient’altro, segnare un gol in una partita che perdi serve solo per le statistiche, mentre se segni una rete pesante, vale doppio”.

In settimana ha parlato il bomber biancorosso Mirco Antenucci, il quale vi ha fatto i complimenti come squadra e detto che vogliono riscattare la partita dell’andata. Se ti ispiri a lui e soprattutto se dovremo aspettarci una Viterbese che gioca a viso aperto e sfrontata con mister Calabro?

“Ringrazio di cuore Mirco Antenucci è un idolo, ha sempre segnato dovunque è andato e continua ad essere determinante. Sono contento di averlo affrontato, certo lui è a 13 reti un po’ distaccato da me, ma cercherò di agguantarlo. Al Bari poi avevo già segnato in passato quando giocavo con il Crotone. Siete una squadra blasonata, difficilissima da affrontare e che inevitabilmente per un giocatore quando l’affronti dai il 110% e le squadre fanno la partita della vita. A parte domenica che mi auguro che a spuntarla siamo noi, auguro ad Antenucci e soci di poter raggiunger il loro obiettivo stagionale. Quanto a noi domenica giocheremo a viso aperto senza paura. Il mister ci ha detto che in queste occasioni si vede quanto siamo maturati e di uscire gli ‘attributi’ perché il Bari specie in trasferta è spietato, noi dovremo essere altrettanto come nella gara di andata. Dispiace tantissimo non poter essere della partita perché squalificato”.

Sei amico di Mario Balotelli che di recente sta segnando con continuità. Ti chiedo se lo hai sentito di recente ed avete parlato anche dell’ennesimo episodio dove ha subito insulti razziali. Ritieni onestamente si possa debellare questo fenomeno?

“Mario è un amico e punto di riferimenti, anzi è come un fratello più grande. L’ho sentito anche all’andata dopo la doppietta al Bari e si è complimentato. Lui si arrabbia tantissimo per gli insulti e lo comprendo.  Quello del razzismo e degli insulti negli stadi è un fenomeno che difficilmente penso si possa debellare, anche se non si può generalizzare. per quattro-cinque beceri. tutta la tifoseria di turno. Anche in Spagna ricordo cori di stampo razziale. In Germania ed in Inghilterra c’è già una mentalità diversa. Lo sport deve essere divertimento, una festa ed invece è macchiato da certi episodi. Io comunque penso a giocare, tapparmi le orecchie ed anzi, il più delle volte la tramuto in rabbia agonistica”.

Tra Bari e Reggina e le altre dirette concorrenti quale squadra vedi favorita alla promozione diretta o tramite l’eventuale lotteria dei playoff?

“Consentimi di fare una precisazione nei confronti della tifoseria biancorossa per quanto successo all’andata: ho fatto quell’esultanza che non era il trenino, ma l’imitazione della pantera, come ha fatto un mio amico che gioca nella Paganese e gli volevo dimostrare di saperla fare meglio, tutto qua, infatti è stata un’esultanza che ho ripetuto anche successivamente. Quanto a Bari e Reggina, sono due squadre fortissime ed attrezzate, con gli amaranto in testa e con un distacco considerevole dalle altre sfidanti. E’ un campionato avvincente, e alla fine andrà avanti chi esprime il miglior calcio e sarà più costante.  Io non parteggio per nessuno, spero invece nella mia Viterbese che possa dare fastidio a tutte le avversarie, piccole o grandi che siano, e fare meglio del girone di andata”.

Infine, ti chiedo un’ultima battuta su Sadio Manè, campione con il cuore e sul campo, giocatore del Liverpool e forse il migliore in circolazione per il calcio africano.

“Lui non ha solo il Senegal nel cuore, ma tutta l’Africa e tutte le persone in difficoltà senza alcuna distinzione. Aiuta il prossimo in qualunque posto si trovi, non gli importa di avere una macchina di lusso, gioielli, orologi che si potrebbe comprare a caterve. Il suo cuore è con più bisognosi, con gli ‘ultimi’. Ha costruito scuole calcio, strutture per aiutare le famiglie in difficoltà e sono sicuro che continuerà a realizzare opere s fin di bene anche quando smetterà. E’ un giocatore di grande esempio, oltre ad essere uno dei più forti nel suo ruolo. Non è un caso che ha vinto il Pallone d’Oro africano e tra i migliori in circolazione. Spero nel mio piccolo di poterlo imitare come carriera e per quello che sta facendo”.

Marco Iusco

 

 

 


Pubblicato il 10 Gennaio 2020

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