Cultura e Spettacoli

Antonio, i personaggi e il Giudizio

Antonio Albanese viene da una famiglia operaia. Fosse nato ‘bene’, non sarebbe diventato il personaggio che conosciamo. La necessità di lavorare sin da subito facendo l’imbianchino, il cameriere o l’aiuto meccanico lo aveva già formato prima dell’iscrizione alla Scuola d’Arte Drammatica di Paolo Grassi. Si può dire che gli studi abbiano sgrossato un talento naturale, già in parte valorizzato dalla necessità avvertita sin dall’adolescenza di guardarsi attorno, di studiare attentamente il prossimo per guardarsene o per ingraziarselo. Figure come Cetto La Qualunque o Epifanio non sono che enfatizzazioni di figure nelle quali Antonio, qualche volta facendosi male, altre volte arricchendosi umanamente, è andato a incespicare negli anni più verdi. C’è nella comicità di Albanese un che di manicheo avvolto nel giustizialismo. Se in un personaggio come Rodolfo Favaretto egli colpisce il rappresentante di un nemico avvertito come personale (il vasto popolo dei mediocri, dei furbetti e dei cinici) e poi oggettivizzato con mestiere, con la stessa visuale Albanese veste di comicità toccante la figura di un Pacifico, portabandiera della striminzita comunità degli inermi, degli illusi e dei visionari. Quasi che lo spirito del Discorso della Montagna intrida la sua vis comica, Antonio Albanese conferma il regno dei cieli a pochi e la Geenna a molti. Lo fa innescando risatine e risatacce, eppure il gioco non si nota, almeno sul piccolo schermo. Ma in teatro, dal vivo, vai a capire perché, questo sottile odore di Giudizio si palesa. Ecco l’impressione che ci ha lasciato ‘Personaggi’, lo spettacolo con cui Albanese ha riempito il Petruzzelli tre sera fa. Un Albanese prevedibilmente bravo e simpatico, pimpante e inesauribile. Grande entusiasmo della platea. – Prossimo appuntamento al Petruzzelli : martedì 7 e mercoledì 8 aprile con Stefano Accorsi che presenta ‘Decamerome, vizi, virtù, passioni’ (Nuovo Teatro). La drammaturgia è di Maria Maglietta, l’adattamento teatrale e la regia sono di Marco Balliani. Quest’ultimo chiarisce le ragioni di questo progetto che si pone apertamente in parallelo col lavoro del Boccaccio nel quale, com’è noto, sette ragazze e tre giovani trattenendosi fuori Firenze per sfuggire alla peste ingannano il tempo raccontando novelle : “Abbiamo scelto di raccontare alcune novelle del Decamerone perché oggi ad essere appestata è l’intera società. Ne sentiamo i miasmi mortiferi, le corruzioni, gli inquinamenti, le conventicole, le mafie, l’impudicizia e l’impudenza dei potenti, la menzogna, lo sfruttamento dei più deboli, il malaffare. In questa progressiva perdita di un civile sentire ci è sembrato importante far risuonare la voce di… un’altra Italia che non compare nei bollettini della disfatta giornaliera con la quale la peste ci avvilisce”.

 

Italo Interesse


Pubblicato il 12 Marzo 2015

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