Apertura in bellezza con la magia di Mahler
Questa sera comincia ufficialmente la Stagione Concertistica 2025.Un concerto dedicato alla sua celeberrima Quinta Sinfonia in do diesis minore
Tutta la musica di Mahler è espressione dei suoi conflitti interiori, delle sue esperienze di vita dolorose della sua personalità complessa, ma anche di una capacità unica di anticipare i tempi che avrebbero cambiato la storia del fare musica. Questa sera venerdì 31 gennaio alle 20.30 si apre ufficialmente la Stagione Concertistica 2025 con un concerto dedicato alla sua celeberrima Quinta Sinfonia in do diesis minore, un’opera che ha rappresentato la sua creazione più articolata e l’apice della sua tecnica di orchestrazione. Capolavoro su cui è intervenuto più volte per tutta la vita, presentandone l’ultima revisione nel 1910.Il direttore stabile Stefano Montanari condurrà la prestigiosa orchestra del Teatro Petruzzelli. Nel periodo viennese si inserisce la composizione della Quinta Sinfonia con la quale Mahler decide di recidere i suoi legami con il mondo liederistico ed in particolare con la voce umana (quasi sempre presente nelle sue precedenti composizioni), per concentrarsi su una musica puramente orchestrale. Una scelta profondamente significativa che conferisce un senso profondo alla sua produzione. Nel 1901 reduce da una grave e dolorosa emorragia interna che lo aveva portato in fin di vita, acquista una villa a Maiernigg sulle rive del Wörthersee nella quale trascorre l’estate tra passeggiate nella natura e la sua musica. In questo ambiente nascono alcuni lavori che celebrano il trionfo dell’uomo sul dolore ed in particolare il primo movimento della Quinta che con il suo carattere funebre risente chiaramente dell’angoscia provata da Mahler per aver sfiorato la morte. Il piano generale della Quinta è stato tracciato nel 1901 ma l’anno successivo quando torna a Maiernigg con la giovane sposa Alma Schindler, la sua predisposizione di spirito è totalmente trasformata e completa la sinfonia con l’introduzione dello Scherzo, che diventa la parte centrale di tutto il lavoro. Il 24 Agosto condivide la sua soddisfazione per il lavoro terminato con Alma alla quale suona al piano tutta la sinfonia composta quindi da un primo doppio movimento comprendente, la Marcia funebre, e da un’ultima parte con il celebre Adagietto, una delle pagine più raffinate della sua produzione per arpa e archi, dove la sensibilità creatrice mahleriana tocca uno dei punti più alti e commoventi della propria inventiva. Ricolma di una struggente componente romantica, che si esprime attraverso un interessante passaggio di modulazioni dal fa maggiore al sol bemolle maggiore, rifulge di impasti armonici di sapore vagamente tristaneggiante. Il senso introspettivo dell’Adagietto è in netto contrasto con il carattere estroverso e brillante del Rondò successivo finale, che sembra invece rappresentare una parentesi più giocosa e allegra, sul quale sfondo però si percepisce sempre un tumulto sotterraneo che non è possibile cancellare. Splendide le riflessioni attraverso cui Mahler stesso racconta la complessità di questa composizione all’amica violinista Natalie Bauer-Lechner nei mesi successivi al delicato intervento chirurgico: “È un movimento di enorme difficoltà di costruzione che richiede grande maestria in ogni dettaglio. L’apparente disordine deve, come in una cattedrale gotica, risolversi in armonia e massimo ordine». La sua esplicita intenzione era quella di creare un’opera in cui gli accordi non avrebbero mai dovuto ripetersi, neanche una volta, ma evolversi in continua autonomia. Senza nulla che potesse risultare troppo edulcorato o mistico, ma solo rappresentare l’espressione di una forza inaudita, quella dell’uomo nella sua essenza che tutto esprime solo attraverso la purezza della sua musica.
Rossella Cea
Pubblicato il 31 Gennaio 2025