Approvata la sospensione del tributo ai Consorzi di Bonifica, ma Emiliano e Pentassuglia disapprovano
La Giunta, invece, ha deciso di non opporsi all'impugnativa del governo alla Corte costituzionale sulla norma "anti-sindaci"

Il Consiglio regionale pugliese ha approvato a maggioranza, con i voti dei consiglieri del “Movimento 5 Stelle”, de “La Puglia Domani”, di Fratelli d’Italia, della Lega, di Forza Italia e di tre consiglieri del Partito democratico, la mozione che impegna la giunta a sospendere il tributo contraddistinto dal codice 630, richiesto ai proprietari dei terreni agricoli ricadenti nell’area di competenza del “Consorzio di Bonifica Centro Sud Puglia”. La mozione aveva il parere contrario del governo regionale ma la maggioranza, su questo, si è spaccata. Infatti, tre consiglieri del Partito democratico, insieme a M5S e centrodestra, hanno votato a favore della
mozione proposta dai consiglieri del M5S, della civica “La Puglia Domani” e da alcuni componenti di Fdi, Lega e Forza Italia, determinandone così l’approvazione. L’assessore all’Agricoltura, Donato Pentassuglia Pd), intervenendo subito dopo il voto, ha chiarito che “questa mozione non mi indurrà a fare nessun atto perché la mozione è contro legge”. “La norma del 2019 sulle sospensioni – ha spiegato Pentassuglia – è stata ripresa dal governo centrale” e “su questo, però, sono in corso interlocuzioni con il governo per cartolarizzare quello che è avvenuto”, perché – ha aggiunto l’assessore – “dire che sospendiamo oggi, significa dire che pagheranno domani”. Sulla questione è intervenuto anche il governatore Michele Emiliano, aggiungendo che “quegli scriteriati dei miei precedenti colleghi hanno determinato un buco da più di 200 milioni di euro, che per miracolo non ci ha buttato gambe all’aria”. Infatti, ha esclamato inoltre Emiliano: “Siamo riusciti a risanarli senza far saltare l’intero Bilancio della Regione Puglia”, per poi aggiungere: “Prendere in giro gente perbene mi fa male”, poichè “noi abbiamo. l’obbligo, per Costituzione, di far funzionare i Consorzi”. E “perché questi funzionino – ha sottolineato il governatore – bisogna pagare le cartelle esattoriali”. Il presidente Emiliano ha anche evidenziato di aver risanato i Consorzi di Bonifica e che questi man mano, stanno emettendo cartelle nell’ambito e nella misura in cui i lavori vengono effettuati. “Noi – ha concluso il governatore pugliese – questa gente (ndr – ossia i contribuenti assoggettati all’obbligo del tributo 630) la rispettiamo dicendo la verità, invece si insiste nel prenderli in giro parlando di sospensioni”. Nel corso della seduta di ieri del Consiglio regionale, Emiliano è intervenuto anche per preannunciare che la Giunta regionale si apprestava a decidere di non resistere dinanzi alla Corte Costituzionale alla impugnazione della norma “anti sindaci”, approvata lo scorso dicembre nella all’interno della legge di Bilancio e che impone ai sindaci dei Comuni pugliesi, che vogliono candidarsi alle prossime elezioni regionali, di dimettersi 180 giorni prima della scadenza della legislatura.
Per la cronaca ricordiamo che a sollecitare una modifica di detta norma elettorale sono stati un centinaio di sindaci pugliesi, capeggiati dal neo Primo cittadino barese, Vito Leccese, e dal sindaco di Bitetto nonché presidente dell’Anci-Puglia, Fiorenza Pascazio, e che dieci giorni fa, ossia il 21 marzo scorso, hanno dato vita ad un flash mob di contestazione della norma nell’Agorà del Palazzo barese di via Gentile, sede del Consiglio regionale. “Su questo punto – ha precisato il governatore – l’Avvocatura ritiene di non avere elementi per resistere e, quindi, se non ci sono suggerimenti da parte vostra – ha detto inoltre Emiliano riferendosi ai
consiglieri di entrambi gli schieramenti – la Giunta deciderà di non resistere e di non frapporre argomentazioni a confutazione” di espresso dall’Avvocatura regionale. Infatti, come annunciato in Assemblea, subito dopo il Consiglio di ieri la Giunta pugliese ha approvato una delibera con la quale si sostiene che non sussistano ragioni per resistere dinanzi alla Corte costituzionale all’impugnazione dell’art. 219 della L.R. n. 42/2024. Infatti, la norma in esso contenuta impone, ai sindaci che intendano candidarsi alle prossime elezioni regionali, di decidere ben sei mesi prima della scadenza della legislatura se presentarsi oppure no, poichè in caso di candidatura devono dimettersi almeno 180 giorni prima del voto, anziché all’atto di accettazione della candidatura, come era previsto dalla precedente normativa. La disamina tecnica dell’Avvocatura e l’istruttoria condotta dagli Uffici competenti hanno evidenziato l’irragionevolezza della norma introdotta dal Consiglio regionale che limiterebbe in maniera sproporzionata il diritto di elettorato passivo di cui all’art. 51 Cost., con non secondarie ripercussioni sulla stabilità e sulla durata delle Amministrazioni territoriali locali.
La norma sottoposta al vaglio della Corte è stata fortemente avversata dall’Anci-Puglia proprio perché in contrasto con il principio costituzionale di piena libertà di accesso agli uffici pubblici e alle cariche elettive in condizioni di eguaglianza. Sta di fatto, però, che se il Consiglio regionale pugliese non interverrà con una modifica al citato articolo 219 prima della scadenza della legislatura in corso, la stessa resterà in vigore per le prossime regionali, poiché difficilmente la Corte costituzionale riuscirà ad esaminare l’impugnativa del Governo centrale ed a pronunciarsi al riguardo. Quindi, non resta che attendere per vedere che cosa farà la maggioranza di governo della Regione Puglia su detta questione, considerato che la norma impugnata, a cui la giunta Emiliano ha deciso ieri di non opporre resistenza all’impugnativa, è stata approvata con voto segreto e con i voti non solo dell’opposizione di centrodestra, ma sicuramente anche con una parte di quelli di maggioranza.
Giuseppe Palella
Pubblicato il 2 Aprile 2025