Cartoni pieni fascicoli ammassati dappertutto, alla rinfusa; armadi che traboccano faldoni e raccoglitori di chissà quanti e quali servizi e uffici, ma anche ante sfondate, sedie rotte, documenti di gare, appalti coi dati sensibili di una miriade di società, imprese e cittadini alla mercé di tutti è lo spettacolo che si presenta nel capannone dove è allocato l’archivio centrale della Regione Puglia, all’ in via Corigliano. Siamo all’interno dei circa 30 metri dove la Regione Puglia, nel cuore della Zona Industriale del capoluogo, ha deciso di impiantare il suo archivio centrale e generale per la conservazione/catalogazione d’una parte dell’enorme mole di documenti utilizzati dall’ente nello svolgimento –come dicono i burocrati- della propria attività e nell’esercizio delle proprie funzioni. Nel capannone di via Corigliano dovrebbe comprendere tutto il complesso dei documenti relativi ad affari e a procedimenti amministrativi conclusi, per i quali non risulta più necessaria una trattazione ma che potrebbero tornare utili in futuro, anche per le immancabili richieste avanzate dai vari organi di controllo. Una situazione che, così come traspare dalle incredibili immagini a corredo di questo articolo, è completamente sfuggita al controllo dei funzionari e dirigenti responsabili: basta spingere una vetrata per consentire a chiunque l’ingresso in quegli spazi destinati dalla pubblica amministrazione al presunto Archivio. Spazi enormemente a rischio in un capannone post/bombardamento abbandonato al più greve degrado, senza curarsi affatto delle conseguenze. Così come si vede nelle immagini ce ne sarebbe abbastanza per chiedersi se non si tratti di uno scherzo di cattivo gusto. E pare incredibile credere che ci sia una dirigente responsabile a cui è stata affidata la gestione e perfino –udite udite – il rilancio di questi spazi. Immagini che parlano chiaro e che non hanno bisogno di ulteriori commenti, soprattutto immagini che non possono restare senza conseguenze anche per la incuria e spregio delle più elementari regole di tutela della sicurezza. Non è possibile abbandonare quintali e quintali di carte e cartacce in questo modo, chissà da quanto tempo e chissà fino a quando, conoscendo la ‘tempestività’ degli interventi dell’Ente, a parte che la documentazione prodotta nel tempo avrebbe bisogno di essere conservata, tutelata, protetta e organizzata, “secondo criteri razionali”, si legge nelle varie deliberazioni in copia e originale che…chissà dove si trovano adesso. Eppoi, ovviamente, ci sarebbero le norme sulla tutela della sicurezza assai rigorose in materia da rispettare, anche in materia di antincendio e sicurezza nei luoghi di lavoro che però, a questo punto, certamente diventano di secondaria importanza per chi decide oggi nella Regione affidata alla giunta guidata da un ex magistrato. E dire che, come detto, l’Ente Regione Puglia, con una deliberazione adottata dalla seconda giunta Vendola il 29 gennaio 2013, aveva espresso l’intenzione di investire parecchio nel campo dell’archiviazione. Esiste infatti uno studio di fattibilità per la realizzazione dell’archivio di deposito regionale proprio in quel capannone di via Corigliano, Un intervento molto ambizioso, ammontante complessivamente a 6 milioni e 127mila euro tra ristrutturazione, attrezzature e efficientamento energetico ben consci, come si legge ancora nella documentazione ufficiale, che “”..i documenti d’archivio svolgono, inevitabilmente, un’azione tardiva e inefficiente, con effetti che possono determinare responsabilità di carattere civile e penale per essere lesivi degli interessi dell’ente stesso e dei cittadini””. Appunto. Ma adesso, valla a cercare in quel catasto di carte e cartoni di via Corigliano quella delibera giuntale con le modalità di realizzazione del’opera risalente ad appena due anni fa…
Francesco De Martino
Pubblicato il 12 Gennaio 2016