Cultura e Spettacoli

Armato d’un crocifisso, Padre Lorenzo nella mischia

Nato a Brindisi il 22 luglio 1559, il futuro Santo si sarebbe distinto nella battaglia di Albareale in Ungheria dell’ottobre del 1601

Nei dintorni di Csókakő, un piccolo centro abitato dell’Ungheria di poco più di mille abitanti, situato nella contea di Fejér, si leva, ben restaurato, un castello del XIII secolo. Chi abbia la fortuna di visitarlo potrà apprezzare nel Salone delle Armi un busto che ritrae un religioso. Si tratta di  Giulio Cesare Russo (o de Rossi), un teologo e presbitero, proclamato santo da papa Leone XIII nel 1881 e che nel 1959 venne annoverato tra i Dottori della Chiesa. Ma il Nostro è più noto come San Lorenzo da Brindisi. Nato a Brindisi il 22 luglio 1559, si vide assegnato il nome Lorenzo da Padre Lorenzo da Bergamo, vicario provinciale dell’ordine dei Francescani a Venezia, dove il quattordicenne Giulio si era trasferito presso uno zio sacerdote per proseguire gli studi. Fatta rapidamente carriera in ragione di un talento irresistibile, nel 1599 fu posto a guida dei missionari che i cappuccini, su invito del Pontefice, inviarono in Germania. Nell’ottobre del 1601 il religioso chiese di essere uno dei quattro cappellani dediti all’assistenza spirituale delle truppe cattoliche nella guerra contro i turchi. In questa veste venne destinato all’accampamento imperiale di Albareale in Ungheria, dove giunse il 9 ottobre, nell’imminenza di uno scontro assai sanguinoso che avrebbe visto contrapposti Turchi e truppe cattoliche. Nell’epica circostanza il religioso pugliese si distinse per il coraggio mostrato in prima linea. ‘Difeso’ solo dal gran crocifisso che sosteneva, a gran voce Padre Lorenzo incitava i soldati a battersi nel nome di Cristo. Non lo ferì una freccia, una spada, una lancia. Acclamato come un santo dai combattenti della coalizione cattolica, era al contempo temuto come un mago dagli avversari. La fama che gliene derivò lo portò ad essere nominato Vicario Generale dell’ordine dei Cappuccini. Nel triennio del suo generalato poté tornare anche a Brindisi, dove fece edificare una chiesa con annesso monastero di clausura sullo stesso suolo su cui una volta sorgeva la casa natale. Spese gli ultimi anni della sua vita in missioni diplomatiche. L’ultima gli fu fatale. Giunto a Lisbona a maggio del 1619, vi incontrò ripetutamente Filippo III. Il sostanziale fallimento della missione, accompagnato da vicissitudini persino avventurose, aggravò uno stato di salute già precario. Accolto agonizzante, tra voci di avvelenamento, nella casa di Pedro de Toledo, vi morì il 22 luglio 1619. Il Toledo ne fece imbalsamare le spoglie, che trasportò subito in Spagna a Villafranca del Bierzo, capitale del proprio marchesato, tumulandole nel monastero delle francescane scalze, dove si trovano tuttora. San Lorenzo da Brindisi fu autore di una dozzina di studi. I suoi manoscritti originali in tredici volumi in pergamena sono depositati presso l’Archivio dei Cappuccini di Mestre.

Italo Interesse

 


Pubblicato il 22 Luglio 2023

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