Armenise: “Ho battuto due volte il più grande di tutti tempi”
Ieri è stato il giorno del ricordo di tanti ex giocatori ed addetti ai lavori per ossequiare la memoria del Dio del Calcio, del più grande di tutti i tempi, Diego Armando Maradona, scomparso il 25 novembre esattamente a quattro anni dalla morte di un altro campione George Best, anche se quest’ultimo immenso ma non del suo stesso spessore, e nello stesso fatidico giorno di un leader politico che aveva amato in vita, Fidel Castro, scomparso invece soltanto due anni fa. Maradona, che con il Napoli ha fatto una scorpacciata di titoli, dai due scudetti, nell’86/86 e nell’89/90, alla Coppa Italia, Supercoppa italiana e Coppa Uefa e senza dimenticare gli altri titoli vinti altrove, ma quello più importante resta a nostro avviso quello del Mondiale 1986 in Messico. Di quel Mondiale infatti restò, quasi più della finale, memorabile soprattutto il quarto di finale, disputato il 22 giugno dello stesso anno, quando Maradona segnò il gol di mano contro gli inglesi, in quello che divenne poi ‘la mano di Dios’ perché non solo valse la semifinale agli argentini, ma c’era anche la questione coloniale tra argentini ed inglesi, pertanto quella sfida valeva molto di più che un passaggio del turno, da consacrare al calcio mondiale, Diego Armando Maradona. Soltanto diversi anni dopo nel 2008 in un’intervista al giornale internazionale, ‘Sun’ El Pibe de Oro disse: “Se potessi scusarmi e tornare indietro lo farei, ma un gol è sempre un gol e grazie a quello l’Argentina vinse il Mondiale ed io sono diventato il miglior giocatore al mondo. Non posso cambiare la storia, tutto quello che posso fare è andare avanti” e così ha fatto sino all’ultimo, genio e sregolatezza. Per ricordarlo, abbiamo intervistato chi lo ha affrontato ed anche battuto per ben due volte, prima con il Pisa, e poi con il suo Bari, ovvero il barese Michele Armenise che ringraziamo anche per averci prestato due scatti fantastici con Diego Armando Maradona. Mister Michele Armenise ha fatto parte del Bari anche da vice di Colantuono, ed ha vestito anche le maglie del Pisa, Cesena, Pescara e Monopoli e suo figlio, Alessandro negli anni Duemila ha vestito la maglia del Bari.
Mister, ci eravamo già sentiti il giorno stesso della tragica notizia. Un giorno dopo, ti aspettavi tutto questo clamore e coesione a livello mediatico? Quanto sei rattristato per questa perdita?
“Non avevo dubbi, Diego Armando Maradona ha unito tutti i tifosi, un campione senza bandiera, anche se lui si porterà in Paradiso, sicuramente due maglie: quella dell’Argentina e quella del Napoli che portava nel suo cuore e cucite addosso. Penso che se da giocatore ha fatto incredibili magie e gol, l’affetto e messaggi che stanno arrivando dalla sua tragica scomparsa, è merito di quello che lasciato, un vuoto incolmabile. Un campione vero e di grande umanità. Ricordo quando vestivo la maglia del Pisa e lo battemmo per 1-0, Maradona calciò una punizione delle sue ma Sandro Mannini, che si era preparato in settimana, bloccò la palla a terra. Diego, ci provò in quell’occasione anche da calcio d’angolo, ma il nostro numero uno aveva alzato un muro. Stavamo per capitolare, quando quasi al quarantesimo minuto del primo tempo, Baldieri ricevette palla sulla sinistra, saltò due difensori loro, e servì al centro per Berggreen, che trafisse Garella con un diagonale che ammutolì lo stadio San Paolo che mi auguro porterà il suo nome come si sta dicendo. Quel giorno feci un’entrata molto cattiva su Maradona per arginarlo, mi scusai immediatamente e gli tesi la mano per farlo rialzare, lui mi guardò negli occhi e disse ‘Hai fatto quello che dovevi fare’, correva il 12 gennaio 1986 e me lo ricordo come se fosse ieri. A fine partita, avevo vergogna come un bambino a chiedere la maglia, ma alla fine chiesi di fare un paio di foto, che conservo gelosamente”.
Mercoledì 24 agosto 1988 il tuo Bari sconfisse il Napoli di Diego per 2-0, il primo dei due gol fu il tuo, mentre l’altro dello zar Pietro Maiellaro. Che ricordi conservi?
“Maradona era uno che faceva divertire anche nel riscaldamento, ballava con la palla, palleggiava anche con una pallina da tennis o un’arancia. Giocatori così forti del suo spessore non esistono, gli stessi Platini, Van Basten e via discorrendo, sino a quelli più moderni, Messi e Ronaldo, non arrivano alla sua classe. Maradona è stato il fuoriclasse per eccellenza che ha fatto divertire tutti gli appassionati sportivi. Quanto alla seconda volta, che l’ho battuto insieme ai miei compagni che ricordo artefici di quella impresa: Mannini, De Trizio, Carrera, il sottoscritto, Fabio Lupo, Laureri, Di Gennaro, Scarafoni, Perrone sostituito da Maiellaro e Monelli e l’allenatore Salvemini. Avevamo disputato un buon pre-campionato ed all’epoca c’erano i gironi di qualificazione, contro il Napoli che alla fine di quell’edizione di Coppa Italia arrivò in finale perdendo contro la Samp di Vialli e Mancini, li battemmo per 2-0. Io realizzai un gol in velocità bruciando la difesa avversaria, grazie ad un passaggio millimetrico di Carrera, feci una corsa col pallone ed a tu per tu contro il compianto Giuliano Giuliani, lo trafissi. Segnai anche nella gara successiva di Coppa allo Spezia, mi piaceva far gol, ma quello contro il Napoli in casa resta memorabile. Festeggiammo nello spogliatoio e ricordo molti amici, che vennero per vedere Diego, ma era dovunque così”.
Il gol più bello di Diego Armando Maradona?
“Ne ha fatti tantissimi, in acrobazia, di testa, quello di mani (ride, ma si riferisce a quello epico contro l’Inghilterra a Messico 86’, ndr), su punizione ne ha fatti svariati, ricordo quando ne fece uno alla Juve di Tacconi, quando ad un quarto d’ora dalla fine, l’arbitro fischiò la punizione in area con palla a due; lui si fece passare palla all’indietro da un suo compagno, Pecci se non erro, e senza rincorsa disegnò una palla che volò nel sette, Si stupirono tutti, tranne lui! Un genio ed un’artista di questo sport, mancherà. Diego è stato il numero uno dei numeri dieci”.
Un’ultima battuta sul Bari di Auteri e sul calcio moderno, che ne pensi dell’impresa dell’Atalanta contro il Liverpool di Klopp?
“Sul Bari di Auteri posso dire che ho visto non poche partite e stentano a decollare. Perdere la partita contro la Ternana pesa come un macigno, ma anche in altre gare non avevano brillato e non sono riusciti a portare l’intera posta in palio. Il campionato certamente è lungo, ma nel frattempo il girone di andata volge al termine e non si può più sbagliare. Mancano cinque partite prima della sosta, tutte gare toste, non credo che assisteremo al bel gioco ma mi accontento e sarei felice se portassimo a casa punti pesanti. In Champions, invece, se da una parte l’Inter di Conte ha fatto due punti, dall’altra io ho preferito mercoledì sera vedermi l’Atalanta di Gasperini che ha compiuto l’ennesima impresa. Altra emozione, nel giorno della scomparsa del giocatore più forte di tutti i tempi, è stata vedere i giocatori, inginocchiarsi per dieci secondi e tributargli questo inchino”.
Non tutti ricordano che Michele Armenise ha fatto parte anche dell’Under 21 guidata da Azeglio Vicini, dicci la tua e se hai rimpianti?
“Sono stato due anni nel giro della nazionale Under 21, in quell’annata, io e Caricola, nonostante stessimo in B, facevamo tappa fissa, solo che avevo un mio bel ‘caratterino’ e non ho saputo cogliere quel treno. Come Commissario Tecnico c’era un grande Azeglio Vicini che mi diede la possibilità di esordire contro la Romania, pari età, e vincemmo due a zero con i gol di Casale ed Evani, correva il 27 ottobre del 1982 e ricordo che giocammo a Benevento. Molte volte mi inventavo infortuni che non esistevano, declinando la convocazione in azzurro. Il rimpianto unico è forse quello del carattere che avevo, ma sono orgoglioso della carriera fatta”.
Marco Iusco
Pubblicato il 27 Novembre 2020
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