Cronaca

Arriva lo sgombero per gli occupanti di fronte al porto, dopo impegni e promesse a vuoto

L’ordinanza di sgombero dell’ex Convento di Santa Chiara, trasmessa l’altro ieri sera al Prefetto, è stata firmata ieri mattina dal sindaco di Bari Decaro dopo un altro incontro con lo stesso Prefetto Nunziante. Il provvedimento, a tutela della pubblica sicurezza e a garanzia dell’incolumità degli stessi occupanti della struttura (oltre duecento), si è reso necessario dopo l’incendio che la notte tra lunedì e martedì ha gravemente danneggiato l’edificio, compromettendone la sicurezza strutturale. “L’incendio dell’altra notte – ha dichiarato il sindaco Decaro – ha seriamente compromesso la sicurezza della struttura, facendo precipitare una situazione già delicata e mettendo a rischio la salute degli occupanti. Il solaio del terzo piano è stato danneggiato dal punto di vista strutturale, ed è necessario sigillare l’edificio per scongiurare ulteriori rischi. Ovviamente siamo al lavoro per individuare, in collaborazione con la Prefettura, la Provincia e la Protezione civile regionale, una soluzione immediata anche se temporanea per non lasciare per strada i migranti. Del resto è noto a tutti l’impegno di questa amministrazione per evitare azioni di forza ed individuare soluzioni alternative percorribili: abbiamo già chiesto e ottenuto, per il tramite della Prefettura, un finanziamento dal Ministero degli Interni per allestire una struttura su suolo comunale che possa ospitare i migranti di Santa Chiara. Tutto ciò per dar vita ad una sistema minimo di accoglienza degno di questo nome”. L’ordinanza, già disponibile sull’Albo pretorio, è già stata notificata ieri pomeriggio agli occupanti da agenti della Polizia Municipale, in collaborazione con mediatori culturali messi a disposizione dalla Prefettura. Che fine faranno adesso i migranti, ormai quasi ex occupanti degli ex archivi della Soprintendenza? Il ministero dell’Interno interverrà con un milione e 300mila euro per realizzare quegli alloggi che possano consentire un’accoglienza dignitosa alle persone che hanno occupato Santa Chiara, come ha promesso il Ministro Alfano in visita a Bari, con uno stanziamento straordinario. Intanto sono ormai otto mesi che l’ex Casa del Rifugiato di fronte all’area portuale di Bari è tornata alla sua funzione originaria di casa del rifugiato; un’area che negli ultimi anni è stata completamente abbandonata dagli enti proprietari e che versa in evidente stato di degrado. Rifugiati e rifugiate, dunque, da mesi vivevano in condizioni disumane e, sebbene in possesso dello status di rifugiati, per loro non era e non è prevista, nonostante promesse e impegni di amministratori e politici locali, nessuna misura di seconda accoglienza. Per alcuni di loro, anzi, l’alternativa resta anche a Bari la strada, sulle panchine di piazza Umberto o nelle sale d’aspetto della non lontana stazione centrale, mentre per altri c’è il tentativo di trovare un tetto al centro per richiedenti asilo di Palese. Un altro posto, per chi ancora non lo sapesse, riservato ai migranti ma più rassomigliante a un istituto di pena, che a un centro d’accoglienza. Il problema, dunque, resta sempre lo stesso: le esigenze e i bisogni delle persone deboli o di razza diversa, si scontrano con le leggi ingiuste dei governi e delle istituzioni competenti. Ma torniamo subito a Bari dove, dopo una serie di mobilitazioni, di incontri con la Prefettura e, appena qualche settimana fa, anche con il sindaco Antonio Decaro, le reti antirazziste che si stanno occupando di risolvere i problemi degli abitanti dell’ex Casa del Rifugiato, s’erano illusi che il problema della residenza e del relativo rinnovo del permesso di soggiorno, si potesse risolvere. E invece… non è stato così, visto che lo sgombero coatto rimane l’unica strada che i nostri amministratori battono nonostante le tante esperienze di occupazioni abusive degli ultimi anni. <>. Per spiegare meglio tutto questo, a fine luglio, gli abitanti dell’ex Casa del Rifugiato di Bari erano stati di nuovo in piazza…da oggi dopo lo sgombero potrebbero tornarci.

 

Francesco De Martino

 


Pubblicato il 23 Ottobre 2014

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