Cultura e Spettacoli

Arte trullara, arte ‘furba’

Si avvicina il 16, giorno fatale in cui molti risparmi e molte tredicesime verranno sacrificati su are consacrate a divinità nefaste (Imu e Tasi). E langue il mercato immobiliare, perché anche svendere si è fatto difficile. Da bene-rifugio il mattone involve in bene-boomerang, danno appena sostenibile se si è proprietari della casa in cui si vive, mentre per seconde e terze case è la morte. Il proprietario è sotto schiaffo. Né chi voglia diventarlo può sperare di farla franca con una casa ‘mobile’ o ‘su ruote’. Le restrizioni che le nuove leggi impongono vanificano buona parte dell’antica convenienza. Ma gli antichi erano più bravi. Loro, per esempio, e proprio qui da noi, in Puglia, inventarono i trulli… Quando il Mezzogiorno era in mano agli Aragonesi, venne promulgata la Pragmatica de Baronibus, una legge che regolava i diritti esercitati dai baroni specialmente in rapporto alle comunità civiche, le cosiddette ‘universitates’. Per effetto della Pragmatica i Baroni erano in diritto di elevare insediamenti da cui ricavare introiti. Cosa che avvenne anche nel territorio di Alberobello, in precedenza area boscosa di proprietà feudale. Frazionato in poderi, quel territorio venne assegnato a contadini perché venisse disboscato e adattato alle esigenze dell’agricoltura. A quei coloni venne anche riconosciuto il diritto di costruire rustici fabbricati che facessero da ricovero per la famiglia colonica, gli animali e gli attrezzi. Quantunque ‘sparso’, quello era un insediamento a tutti gli effetti di legge. Come tale era sottoposto alla Pragmatica. In altre parole quei poveri contadini rischiavano di vedersi portato via ogni ricavo sotto forma di balzelli imposti sul poverissimo ricovero che abitavano. Ma, come si dice, la necessità aguzza l’ingegno. E l’ingegno, aguzzato, trova sempre come ingannare la legge. La Pragmatica parlava di ‘case’, ovvero di costruzioni con tetto e mura compattate con l’uso della malta? Ebbene, gli antenati degli alberobellesi si misero a costruire rifugi senza uso di leganti idraulici come la malta, ovvero incastrando ad arte, e a secco, il  materiale ricavato nello spietrare il terreno. Appena giungeva notizia dell’arrivo dei Regi Ispettori bastava tirare la pietra giusta da quell’incastro geniale per far franare tutto. E davanti ad una ‘specchia’ (un cumulo conico di sassi formatosi per effetto dello spietramento) cosa poteva pretendere l’Autorità? Poi, una volta dileguato il pericolo, con pazienza e abilità il trullo veniva rimesso in piedi. Una manfrina che poteva ripetersi anche una volta all’anno. Ad ogni ricostruzione, per effetto delle conoscenza acquisite, il trullo veniva sempre meglio… Prese forma così l’arte ‘trullara’, un’arte dalle origini furbe ed elusive.

Italo Interesse

 


Pubblicato il 12 Dicembre 2015

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