Artista insigne, uomo tormentato
Il 3 luglio del 1864, a Molfetta, nasceva Filippo Cifariello, scultore apprezzatissimo in Italia e all’estero. Alcune sue opere sono esposte nei musei di Budapest, Düsseldorf, Berlino, Napoli e Roma. In Puglia si possono ammirare suoi marmi e bronzi nella nativa Molfetta (monumento a Giuseppe Mazzini) e a Bari (monumento equestre a Re Umberto I, busto del sindaco Re David e di Araldo di Crollalanza nel palazzo di città, statua del lavoratore edile dinanzi al Palazzo delle Opere Pubbliche, busto di Salvatore Cognetti nel giardino Garibaldi e altre statue conservate nella pinacoteca provinciale). E’ poco noto che Cifariello si sposò tre volte. Il primo matrimonio si concluse drammaticamente, con la morte della signora Cifariello per mano del marito. Marie de Browne, in arte Bianche De Mercy, era una canzonettista che lo scultore aveva conosciuto nel 1890 al Teatro del Varietà di Roma. Classica femme fatale, l’irrequieta e frivola de Browne amava circondarsi di amanti e corteggiatori e scialacquare. Proprio il peggio per un uomo come il Cifariello, geloso e notoriamente attaccato al denaro (quando scolpì il monumento equestre di Umberto I, nell’omonima piazza di Bari, poiché il Comune – che era il committente dell’opera – stentava a completare il pagamento, Cifariello non esitò ad asportare la coda del cavallo alla vigilia dell’arrivo del Re nel capoluogo; la ricollocò egli stesso appena dopo essere stato sollecitamente pagato e così venne scansata una pubblica figuraccia, giacché il sovrano scendeva in Puglia proprio per inaugurare quel monumento). Dopo alcuni anni di burrascoso matrimonio, la mattina del 9 febbraio 1905, in una camera della pensione Mascotte a Posillipo, al colmo dell’esasperazione lo scultore pugliese usò contro la moglie la rivoltella con cui meditava di uccidersi (la finì con quattro colpi). A causa della grande popolarità di cui godeva Cifariello, il processo che ne seguì mise a rumore la conformista Italia post umbertina. A difendere l’imputato si mosse un collegio di difesa tra i migliori d’Italia : gli avvocati Cancellario, Spotino, Pansini e Manfredi. Dopo 35 udienze la Corte d’Assise di Campobasso emise un verdetto di piena assoluzione riconoscendo al Cifariello il “vizio totale di mente nel momento in cui fu trascinato al delitto da un impulso folle della sua travolgente passione”. Come già detto, il Nostro si risposò e ancora una volta senza fortuna. Evelina Masi gli morì nel 1914, appena ventiduenne, per le gravi ustioni riportare nel maneggiare un fornello a gas. Un terzo tardivo matrimonio con Anna Marzella, da cui ebbe due figli (Filippo e Antonio) non riuscirono a salvare dalla depressione l’artista, che morì sucida nel suo studio a Napoli.
Italo Interesse
Pubblicato il 3 Luglio 2015