Esuberi di personale e assunzione di nuovi impiegati, la contraddizione in termini molto, ma molto molto concreti, di ciò che sta accadendo all’Istituto Oncologico di Bari, in pieno clima elettorale. E ieri a protestare in piazza c’era anche la candidata governatrice del Movimento 5 Stelle, Antonella Laricchia, che ieri mattina, appunto, ha partecipato allo sciopero dei lavoratori dell’Istituto di ricerca tumori di Bari. “La sanità necessità di trasparenza ed onestà”, lo slogan della giovane candidata pentastellata, decisa ad accendere i riflettori non solo sul mondo della scuola italiana. In sciopero, infatti, c’erano anche i dipendenti dell’Istituto di Ricerca e Cura “Giovanni Paolo II” del capoluogo pugliese. Che manifestavano fin dalla primissima mattinata per denunciare la ‘malagestione’ di quello che doveva essere il fiore all’occhiello della sanità pugliese ed invece sembra ancora dibattersi tra carenze di ogni tipo che ne tarpano le ali da troppi anni. La protesta è stata organizzata dalla segreteria FIALS guidata da Domenico Romano Losacco contro l’attuale amministrazione dell’Istituto che, appunto, pare proprio non rispettare i diritti contrattuali più elementari dei dipendenti (risarcimento buoni pasto, lavoro straordinario, ma anche equa ripartizione dei proventi della sperimentazione dei farmaci per tutti i dipendenti), la loro sicurezza nonché la possibilità di partecipare a procedure selettive interne per coprire ruoli scoperti. Ma lavoratori e rappresentanti sindacali ieri non hanno perso la occasione per denunciare anche lo spreco di ben 700mila euro di risorse per assumere personale amministrativo, nonostante vi siano esuberi all’interno dell’Istituto. “Le procedure di selezione del management amministrativo degli istituti sanitari come questo devono essere trasparenti e partecipate – ha dichiarato ieri la candidata governatrice Antonella Laricchia che non ha tardato tra i lavoratori dell’Istituto di Ricerca – parliamo di assunzioni che non possono derivare da una nomina politica altrimenti il suo operato subirà quelle logiche clientelari dei partiti, sempre alla ricerca della riconferma di se stessi tramite meccanismi che causano sprechi di risorse. Risorse che dovrebbero, piuttosto, essere dedicate alla qualità del servizio che si intende offrire. Questa politica non sa pianificare perché rimane soffocata dalle miriadi di promesse che deve elargire per guadagnare voti e poltrone. Per questo – ha concluso la Laricchia – noi scegliamo di non poter fare politica per più di due mandati: per non dedicarci alla riconferma continua di noi stessi ma soltanto al bene comune”. Del resto non è la prima volta che lavoratori e sindacalisti scendono in piazza, già costretti a incrociare le braccia poco più di un anno fa per tutelare i propri diritti e quindi impedire la chiusura del polo oncologico di Bari, ma anche nell’interesse dei tanti malati-utenti. “Di irresponsabile c’è solo l’atteggiamento della dirigenza dell’Istituto!”, rispondeva a febbraio 2014 un altro sindacalista, Luca Puglisi dell’Esecutivo Regionale USB P.I. Puglia alle dichiarazioni del prof. Luigi Quaranta, secondo il quale l’azione di sciopero rappresenta un atto grave e irresponsabile, trattandosi di sospendere le cure all’interno un Istituto Oncologico. “E’ proprio il Direttore Generale che, in realtà, avrebbe dovuto attivarsi, così come gli impone la Legge, garantendo i livelli essenziali di assistenza, al fine di prevenire eventuali disservizi”, ribatteva il dirigente sindacale. Che andava giù duro rispondendo con una denuncia al Prefetto a tutela di utenti e lavoratori. Ora la storia si ripete, con le quattro assunzioni dei mesi scorsi, ma anche con il declassamento dell’Oncologico barese, passato da 130 a 85 posti letto (avvenuto a ottobre 2014) senza perdere d’occhio la grave situazione del settore della ricerca, peggiorata negli ultimi cinque anni, a causa di provvedimenti sbagliati e di progetti di ricerca poco trasparenti o addirittura fantasma (come il più volte finanziato progetto che riguardava lo stabulario, ma che in concreto non si è mai realizzato e l’assunzione di ben diciotto unità di personale amministrativo ex co.co.co. stabilizzato in base ad una legge regionale per il personale della ricerca, ma che di fatto è stato tenuto chiuso negli armadi,essendo il personale amministrativo in esubero), che metterebbero ancora a repentaglio la riconferma del riconoscimento a carattere scientifico dell’Istituto barese e – di conseguenza – la sopravvivenza stessa dopo pochissimi anni di attività a pieno regime. In ballo anche la grave situazione economica finanziare dell’Oncologico, causata da entrate mensili dell’Istituto che ammontano a 2,9 milioni di euro, a fronte di 5,1 milioni di euro di uscite con una perdita poco meno di 2 milioni di euro al mese, a fronte della bassa capacità produttiva dei reparti, al limite della chiusura. Una situazione che, però, non ha impedito all’Istituto di Poggiofranco una quaterna di assunzioni di personale amministrativo per quattro anni…
Francesco De Martino
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