Cronaca

Assurdo, riduzioni di organico anche nei penitenziari pugliesi

Un nulla di fatto nel confronto fra i vertici dell’Amministrazione centrale penitenziaria e le organizzazioni sindacali di categoria. Argomento chiave della vertenza il decreto ministeriale del 2/10/2017 che produce drastici tagli agli organici in quasi tutti i 240 istituti di pena italiani. E, inutile dirlo, le ripercussioni si avvertiranno sulle condizioni di sicurezza degli operatori del settore. Nel 2000, secondo i dati forniti dal Coordinamento sindacale penitenziario, l’organico degli agenti penitenziari era pari a 45 mila unità, fra agenti e personale addetto alla sicurezza. Oggi si superano di poco le 37mila unità,  con una perdita secca a causa del mancato “turn over” di circa 9mila agenti.  “Una situazione – ha sottolineato il segretario nazionale del Co.s.p. Domenico Mastrulli – aggravata da una legge di riordino delle carriere che ha ridotto di ulteriori 5mila unità gli organici di polizia penitenziaria determinando pesanti ricadute sui carichi di lavoro non più sostenibili. “Con il piano di mobilità nazionale che coinvolge circa 1600 persone, la catastrofe – ha aggiunto Mastrulli – è sotto gli occhi di tutti”. Negli uffici della direzione centrale sono confluite in queste ultime ore le schede degli organici trasmesse dai provveditorati regionali. Le organizzazioni sindacali di categoria rispediscono al mittente qualsiasi proposta riduttiva che penalizza i lavoratori. “Tra l’altro le 800 unità in uscita dall’ultimo corso di formazione della polizia penitenziaria saranno assegnate prevalentemente nelle regioni settentrionali”, ha rimarcato Mastrulli.  Il sindacato ha posto l’accento ancora una volta sul personale distaccato in altri ruoli. “Protesteremo il 13 dicembre a Piazza Montecitorio a Roma – ha tagliato corto infine il segretario generale Co.s.p. – rivendicando il diritto alla sicurezza nelle carceri italiane, sottolineando la professionalità degli operatori di un settore completamente ignorato e sempre più spesso vittime di aggressioni”.  E così la casa circondariale di Bari rischia di restare ancora paradiso per i rifornitori di droga, visto che è sempre più difficile individuare i lanciatori delle sostanze stupefacenti dalle parti di Corso Alcide De Gasperi, via Pogdora e dintorni, a causa del malfunzionamento delle telecamere interne ed esterne costate centinaia di migliaia si euro. Per questo si rende necessario  intensificare la vigilanza del muro di cinta –altro che tagliare il personale…- in alcune occasioni sguarnito per carenza di personale di polizia penitenziaria, nonchè la riparazione dei sistemi di controllo. Facile dire che fino a quando ciò non avverrà, si renderebbe perlomeno necessario incrementare anche il pattugliamento delle altre forze di polizia intorno al carcere al fine evitare che la neve bianca continui a cadere all’interno carcere barese. In effetti la casa circondariale di Bari e la sua <fame> di droga non è una novità: la concentrazione di tossicodipendenti in carcere è molto elevata e costituisce un serio problema per gli operatori sociali che devono intervenire a gestire le situazioni più disperate: autolesionismo, Aids e sindromi da astinenza. La tossicodipendenza ha rappresentato, nel tempo, un fattore di cambiamento del carcere. La massiccia presenza di assuntori di droga negli istituti di pena ha richiesto la preparazione specifica degli operatori addetti, con particolare riguardo alla riqualificazione del personale di polizia penitenziaria. Come si ricorderà, infatti, tempo fa furono arrestati un paio di agenti penitenziari proprio a Bari accusati di introdurre la droga nel carcere di corso De Gasperi, in cambio di regali di vario genere e prestazioni sessuali da parte di una escort. In particolare furono due gli agenti della polizia penitenziaria arrestati ed altri quattro sono indagati, nell’ambito di un’inchiesta coordinata dalla Direzione distrettuale antimafia di Bari che condusse anche all’arresto di due carcerati. Le indagini, condotte dalla sezione di Polizia Giudiziaria della Procura di Bari hanno in pratica scoperchiato una lunga serie di particolari sulla facilità con cui si introducono non solo sostanze stupefacenti, ma anche altri beni utili ai detenuti come cellulari e generi alimentari e compact disc. Sarà solo colpa della penuria di agenti di custodia, o c’è dell’altro? Ma torniamo ai problemi infrastrutturali, con la Puglia ch’e’ stata la regione con il maggior sovraffollamento. Oggi questo dato si e’ lievemente ridotto ma su una capienza di 2.350 persone, nei penitenziari della regione sono detenute 3.150 persone, a fronte di una carenza di personale del 10 per cento, con 2.184 agenti presenti rispetto ai 2.400 previsti.

 

Francesco De Martino

 

 

 

 


Pubblicato il 30 Novembre 2017

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