Cultura e Spettacoli

“Atalanta, la Dea che mi fa godere”

Un grande giornalista questa volta si cimenta con il calcio, pur non essendo un addetto ai lavori. Parliamo di Vittorio Feltri che da poco ha pubblicato un eccellente libro dal titolo: “Atalanta, la Dea che mi fa godere”, edito da Rizzoli. Il Quotidiano lo ha intervistato.

Vittorio, perché un libro proprio sull’ Atalanta?

“Io sono bergamasco e da sempre tifoso della Dea. Poi l’ editore ha fatto pressioni e non ho saputo e direi potuto dire di no”.

Va bene, ma non sei un giornalista sportivo…

“Infatti questo volume non vuole essere e non è affatto un discorso tecnico, da addetto ai lavori. Direi che è una specie di analisi sociologica del tifo, in particolare atalantino. Ne viene fuori che almeno in Italia siamo all’ epoca dei comuni. Inoltre da noi il tifo è a livello di fede, persino di religione per usare una parola grossa. E’ infatti difficile che un milanista possa convertirsi, è il caso di dirlo, all’ Inter. Poi nel tifo vi è molto di ereditario”.

Spiega…

“Spesso sono i padri che portano i figli allo stadio. Quindi succede che per questa via i figli diventino seguaci della stessa squadra dei padri, ecco l’ereditarietà”.

Tu non sei un giornalista sportivo, come ti sei regolato?

“Ho fatto il giornalista. Punto. Comunque bisogna essere competenti in ogni branca del giornalismo, incluso quello sportivo, evitando strafalcioni. E occorre soprattutto saper scrivere in buon italiano che non guasta mai”.

Che cosa pensi della ormai famosa partita Atalanta- Valencia di Champions?

“All’ epoca pochi pensavano che il Covid sarebbe diventato quello che è oggi. Poi si fa presto a creare capri espiatori”.

Quale la tua idea sulla stampa in periodo di pandemia?

“Si parla di soli due argomenti: pandemia e Quirinale, che barba. Una cosa noiosissima con i virologi a fare balletti. Ma che cosa volete interessi alla gente comune delle manovre per il Colle”.

Che cosa pensa Feltri quando viene attaccato o sbertucciato in tv da giovani giornaliste?

“Ho 78 anni e la sufficiente maturità di non crearmi problemi. Non mi offendo, l’età aiuta molto ad assorbire queste cose. Lascio perdere e vado avanti. Quello che ho fatto e quello che sono parlano per me, non guardo a certe meschinerie. Le lascio volentieri agli altri”.

Bruno Volpe


Pubblicato il 25 Gennaio 2022

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