Cultura e Spettacoli

Attenzione, il “leone” sta per risvegliarsi…

Un uomo snello, incanutito, dai capelli lisci e i baffi candidi. Sobrio nello stile, l’aria affabile, il temperamento quieto e arguto, somiglia affatto al leggendario fratello (ma chi ha mai visto il Che anziano?). Atrio del castello di Bitritto gremito sabato scorso per un appuntamento d’eccezione: Juan Martin Guevara, autore di ‘Il Che mio fratello’, un libro edito in Italia da Giunti e che sta facendo il giro del mondo, Un libro ricco di novità (è considerevole il numero di scritti del Che ancora chiusi nel cassetto). Con voce pacata, ben lontana da quella trascinante che il Comandante aveva davanti ai microfoni, Juan Martin Guevara (classe ’43) ha dato un’idea – attraverso le risposte alle cento e più domande che gli sono state rivolte dalla conduttrice (Cristina De Vita) e dal pubblico – del significato profondo di questo libro, che è un po’ l’anello di congiunzione tra l’Uomo-Che e il relativo Mito. Su entrambi Juan Martin Guevara ha gettato la stessa luce, una luce affatto agiografica, calda di sentimento squisitamente fraterno ma al contempo obiettiva. Malgrado il continuo riannodarsi dei ricordi, cosa che include pure inattesi e gustosi aneddoti di vita quotidiana, ‘Il Che mio fratello’ non è opera nostalgica. E’ al contrario un lavoro che mette al primo posto i valori umani, e sullo sfondo colloca quelli politici. Non si creda tuttavia che l’appuntamento in quel di Bitritto abbia avuto per oggetto solo la figura del Che. Juan Martin ha pure raccontato molto di sé, soffermandosi particolarmente sui dieci anni di detenzione patiti nelle prigioni argentine ai tempi di Videla con l’accusa di far parte del Partito Comunista Argentino clandestino. Particolare determinante, all’atto dell’arresto venne ‘registrato’. Quel numero di matricola (il 448) lo salvò dal diventare un desaparecido, anche perché Juan Martin nascose sempre a tutti, persino ai compagni di militanza, la strettissima parentela col Che. Interpellato, poi, intorno all’attualità della lezione del Che, Juan Martin si è espresso con convinzione e lucida capacità di sintesi : Il popolo, questo “leone”, presto si desterà dal torpore in cui il Potere lo ha incatenato ad arte. Contrariamente al passato, però, tale risveglio, e proprio per le dimensioni planetarie del fenomeno, non avverrà nei termini della più classica rivoluzione, quell’espressione libertaria e sanguinosa che quando ‘acerba’ per impreparazione dei protagonisti involve in dittatura, bensì nei termini di una ‘trasformazione’ profonda e irreversibile della società globale. In conclusione, Juan Martin Guevara si è dichiarato pessimista a breve termine ed ottimista a lungo.

Italo Interesse

 

 


Pubblicato il 25 Settembre 2019

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