Cultura e Spettacoli

Atti sacrileghi in Puglia

Se vivere si fa ragione di fatica crescente, morire non si prospetta più come un sollievo. Rubassero ai morti solo fiori, sarebbe niente. E’ desolante che lapidi e cappelle vengano spogliate degli arredi in bronzo e in rame. E’ poi disgustoso che salme vengano rubate a scopo estorsivo. Si tocca il fondo col furto dei ‘cofani’. E’ successo alla periferia di Brindisi, dove recentemente, di notte, una ben organizzata banda ha forzato l’ingresso di un magazzino fuori città per portare via cento (!) bare pronte per essere vendute. Sono cose che segnalano un clima davanti al quale trova spiegazione anche l’avvenuta depenalizzazione del reato di furto sacrilego. Per cui, ove mai dovesse essere assicurato alla giustizia, rischia davvero poco chi domenica 21 agosto nella Chiesa del Cuore Immacolato di Maria a Frontone (Pesaro) ha trafugato settanta ostie consacrate senza toccare la pisside che li conteneva o altri oggetti di pregio. Evidente il movente satanico. Restando in Puglia, e relativamente ad atti sacrileghi consumati quest’anno, il movente satanico pare da escludere a proposito dell’episodio di Sava dei Tirreni (31 luglio) e di quello di Bisceglie (31 agosto) ; in entrambi i casi i responsabili apparterrebbero alla non meno dannosa categoria dei balordi. Nel primo, la vetrata della cappella della Madonna di Frascia Annibale posta sulla strada per Lizzano è stata investita da una secchiata di vernice azzurra (il responsabile, che è stato individuato, dovrà solo rispondere di ‘danneggiamento’). Nel secondo, c’è stata una doppia decapitazione a danno della statua della Madonna del Pozzo con Bambino custodita nell’edicola votiva di via Di Vittorio (distrutti anche altarini, portafiori e piante ornamentali). Certe cose avvengono anche altrove. Il 7 luglio, sempre di questo infausto 2016, a Sant’Arsenio, nel salernitano, i soliti  balordi mozzavano il capo della Madonna di Lourdes all’interno dell’omonimo parco. All’interno dello stesso parco, nel precedente mese di marzo, erano state danneggiate le cappelle dedicate a Sant’Arsenio e Sant’Anna e una postazione della Via Crucis. Ma torniamo alle cose di casa nostra : il più grave atto di profanazione si registrò ad Andria il 23 maggio 1799, quando i Francesi, vinta la resistenza degli abitanti, entrarono in città per piantarvi l’Albero della Libertà. Andria fu messa a sacco. Tra le devastazioni si contarono numerosi atti indegni : La statua d’argento di San Riccardo venne spezzata a colpi d’accetta (i frammenti se li contese la soldataglia). Furono inoltre rubati la teca della Sacra Spina, il reliquario col cuore di San Riccardo, un ostensorio, pissidi e altre ricche suppellettili.

Italo Interesse

 

 


Pubblicato il 21 Ottobre 2016

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