Avanti molto piano contro il gioco d’azzardo in Puglia
“Un provvedimento “irresponsabile e immorale”. Così Alberto D’Urso, presidente della Consulta nazionale antiusura, ha definito senza tanti giri di parole la proroga alla legge regionale del 2013 che introduce il cosiddetto distanziometro per le sale slot e gioco da luoghi sensibili come scuole e ospedali in Puglia. E di cui il Consiglio regionale discuterà mercoledi’ prossimo. “L’azzardo e’ una delle cause di indebitamento anche a usura delle famiglie pugliesi. Nelle sei province della Regione Puglia il consumo 2016 di gioco pubblico d’azzardo e’ stato pari – continua D’Urso – a 6 miliardi 74 milioni e 860 mila. Questa non e’ economia che promuove lo sviluppo della persona e dell’economia del Paese. Produce debiti, usura, suicidi e patologie”. “La politica nel 2013 – sostiene Attilio Simeone, coordinatore nazionale del cartello ‘Insieme contro l’azzardo’ – con la legge 43 ha deciso giustamente di dotare la Puglia di una norma in materia di prevenzione e contrasto all’azzardo. La proroga procurerebbe ai pugliesi un danno incommensurabile. Il nostro territorio e’ gia’ stato parecchio saccheggiato dalle lobby dell’azzardo. Si tratta di preservare, applicando la legge, l’anello piu’ fragile delle nostre comunita’, i bambini, gli studenti. Auspico che la buona politica si faccia carico di questo nostro appello che e’ l’appello di tanti genitori e famiglie che credono ancora che la politica sia un servizio ai cittadini, soprattutto rispetto a coloro – conclude – che non hanno gli strumenti e la forza per difendersi”. “Non ho alcuna intenzione di sciorinare numeri e fatti che tutti conosciamo e che ci hanno dato una reale dimensione del problema – commentava dopo una riunione di commissione a tal proposito il consigliere pugliese Mimmo Santorsola – ritengo, però, necessario che in assenza di una normativa nazionale il Consiglio regionale metta in campo misure per il contrasto al gioco d’azzardo patologico. Lo ha fatto con la legge 43 del 2013 la cui attuazione è stata rinviata sulla base di oggettive difficoltà, del malcontento generato tra i gestori e del rischio di perdita di occupazione da parte di migliaia di addetti al lavoro. Con questa proposta di modifica della legge 43 e con gli emendamenti che tengono conto degli atti della conferenza unificata, delle richieste dei gestori e della necessità di non ‘ghettizzare’ il gioco d’azzardo, potremmo provare a potenziare le misure di contrasto alla patologia, a dare dignità ai giocatori non patologici, a tutelare i legittimi interessi dei gestori andando, comunque, nella direzione di ridurre in maniera consistente l’offerta di gioco sul territorio pugliese”. Infatti restano inquietanti i dati sulla diffusione del gioco d’azzardo coi dati relativi all’enorme giro di affari del gioco d’azzardo per video-lottery e slot-machine nel nostro Paese. Si tratta di elaborazioni su informazioni ufficiali rese dall’Agenzia delle Dogane e dei Monopoli di Stato che segnalano come anche nella nostra regione, dalle città capoluogo sino ai comuni più piccoli, ci sia una vera e propria emergenza legata a questo allarmante fenomeno. “Si pensi, solo per dare qualche numero, che nella sola città di Bari, nel 2016 (anno cui si riferiscono gli ultimi dati disponibili) sono stati spesi in giocate a questi infernali apparecchi 257,46 milioni di euro, a Taranto 105,37 milioni di euro, a Lecce 127,09 milioni di euro, a Foggia 62, 30 milioni di euro e a Brindisi 56,88 milioni di euro. Questi numeri spaventosi –continua il consigliere di Sinistra Italiana – dimostrano come il fenomeno del gioco d’azzardo, e la diffusione crescente delle ludopatie, stia diventando una vera e propria emergenza sociale che colpisce spesso le fasce più deboli e più fragili della popolazione che, così, rischiano di entrare in un tunnel di disperazione che coinvolge drammaticamente anche i rispettivi nuclei familiari”. Il problema serio è che a fronte di tutto questo si registra, da un lato, il cinismo del Governo centrale che non disincentiva affatto l’utilizzo di questi apparecchi dal momento che lucra, attraverso il Monopolio, su queste giocate, visto che le entrate dal gioco d’azzardo rappresentano una parte importante del bilancio dello Stato, e, dall’altro, l’immobilismo degli enti locali che fanno ancora troppo poco per contrastare questo fenomeno, dimostrandosi ancora troppo timidi nel mettere in campo strumenti volti a scoraggiare quegli esercenti commerciali che ospitano questi apparecchi.
Antonio De Luigi
Pubblicato il 4 Giugno 2019