Banca Popolare di Bari: finalmente il processo, ma subito le prime contestazioni
Un sospiro di sollievo per azionisti e loro rappresentanti in giudizio nel maxi processo per il ‘crac della Banca Popolare di Bari con Marco e Gianluca Jacobini, ex presidente e direttore dell’istituto di credito imputati di lusso dinanzi al presidente della II sezione penale del Tribunale di Bari Marco Guida. Giudici, imputati, azionisti danneggiati e parti civili finalmente con un tetto e un’aula adeguata nella Città di Bari. Dove, quando si parla di sedi processuali e aule giudiziarie, viene a tutti la tremarella. Agli avvocati in primis, che ieri hanno dovuto ricorrere in massa all’istituto della sostituzione in aula, facendosi sostituire dai colleghi in udienza dopo alcune udienze a vuoto, appunto, per carenza di spazio disponibile. Antonio Calvani dell’Unione Nazionale Consumatori con i suoi colleghi Corrado Canafoglia, Valentina Greco ed Ennio Cerio, rappresenta il collegio di difesa di oltre duecento azionisti. Insomma, in aula saranno una trentina gli avvocati a presenziare, avendo trovato una sede idonea al processo nell’Auditorium della Guardia di Finanza al quartiere San Paolo, luogo finalmente funzionale, ampio e di proprietá dello Stato che non ha bisogno di autorizzazioni e costi aggiuntivi, come sarebbe stato nel caso di grandi cinema o teatri, addirittura. E così, nella sala n. 8 del Centro Congressi presso la Fiera del Levante, a sette mesi e mezzo dal 16 luglio 2020, data di inizio del procedimento, il processo è potuto finalmente partire. Con quella che – di fatto – è stata la prima udienza solo grazie <<…alla disponibilità e al senso di responsabilità degli avvocati che hanno accettato di farsi sostituire in udienza, delegando pochi colleghi a presenziare in aula>>, ha precisato l’avv. Quanto all’udienza, è apparso a molti ‘singolare’ che sia stata contestata la costituzione di parte civile degli azionisti. <<Sarà nostra cura replicare a queste tesi nell’interesse dei nostri assistiti>>, ha già replicato l’unione consumatori. E la politica? Stavolta non è rimasta alla finestra e, anche se in grande ritardo, ha detto la sua dopo uno scandalo che ha interessato centinaia e centinaia di ex azionisti BpB. “Il MoVimento 5 Stelle lo ha sostenuto per anni, spesso in solitudine: la Commissione europea commise un grave errore quando, tra il 2014 e il 2015, impedì il salvataggio di banca Tercas, con il supporto della Popolare di Bari, ad opera del Fitd, Fondo interbancario di tutela dei depositi, nell’assunto che questo salvataggio configurasse un aiuto di Stato. Adesso, mettendo la parola fine a questa annosa e dolorosa vicenda, la Corte di giustizia Ue ha definitivamente riconosciuto che l’intervento del Fitd sarebbe stato del tutto legittimo, proprio perché non andava considerato aiuto di Stato”, hanno comunicato i senatori Mps Daniele Pesco e Gianmauro Dell’Olio, presidente e capogruppo pentastellato della Commissione bilancio del Senato. “Quella decisione sbagliata della Commissione – hanno aggiunto – produsse a cascata il mancato salvataggio delle quattro banche dell’Italia centrale, sottoposte al famigerato bail-in, con le gravi conseguenze che tutti conosciamo. Come MoVimento 5 Stelle abbiamo già all’epoca depositato una mozione, che ora intendiamo a maggior ragione rilanciare, per chiedere al Governo di attivarsi prontamente, in sede europea, per quantificare i danni causati dalla decisione errata della Commissione e ottenere il risarcimento totale dei danni conseguenti alla mancata ricapitalizzazione delle banche regionali da parte del Fondo interbancario, fra cui anche quelli relativi agli impatti sullo spread e sul costo di emissione del debito pubblico, e dei danni diretti e indiretti legati al costo pubblico e privato sostenuto a causa delle risoluzioni delle 4 banche dell’Italia centrale e delle banche venete che si sarebbero potute evitare grazie a un intervento del Fitd”. Meglio tardi, che mai….
Antonio De Luigi
Pubblicato il 3 Marzo 2021