Cronaca

Bando ‘Le due Bari’: da scoprire e spiegare i criteri

Una richiesta di chiarimenti da chi gestisce e ha resuscitato a nuova vita un antico cinema/teatro che oggi si chiama ‘AncheCinema”, ieri ‘Royal’ e ieri l’altro ‘Lucciola/dopolavoro ferroviario’ e che potrebbe raccontare una parte di storia della città risalente agli albori del secolo scorso. Eppure tardiva è stata la scoperta per ‘AncheCinema’ che, grazie al bando “le due Bari”, esistono aree bersaglio che definiscono i confini delle periferie e che la Giunta Comunale ha redatto un documento che esclude corso Italia, il sottovia Quintino Sella (…e quindi pure AncheCinema) disciplinando i luoghi di cultura ospitanti le attività finanziate dal bando. Ma andiamo a leggere atti e documenti, per capire meglio. La delibera del Comune di Bari “propone l’aumento della legalità nelle aree ad alta esclusione sociale e il miglioramento del tessuto urbano nelle aree a basso tasso di legalità attraverso azioni di coinvolgimento dei cittadini residenti anche attraverso l’attivazione di servizi di prossimità e animazione territoriale. L’approccio proposto -si legge ancora nel provvedimento giuntale a beneficio di chi farebbe cultura ai margini della città – è multidisciplinare/integrato e si basa sulla cooperazione tra diversi soggetti (enti pubblici, terzo settore, volontariato, singoli individui, imprese) assieme ad un coinvolgimento attivo e responsabile della cittadinanza”. E veniamo adesso al progetto AncheCinema, avviato una mezza dozzina di anni fa con fondi privati, offrendo alla città esattamente ciò che si propone oggi il Comune in un territorio completamente dimenticato per servizi e certamente non paragonabile per vivibilità a molte aree ricomprese nelle “periferie”. La delibera comunale del 23 novembre 2017 intende “colpire positivamente le aree ed i quartieri marginali e dunque i cittadini che maggiormente necessitano di servizi, assistenza e presa in carico”. Insomma, il Comune “ha dato mandato alla Ripartizione Urbanistica ed Edilizia Privata di definire e perimetrare le aree bersaglio della Città, sulla base di criteri socio economici e morfologici e in coerenza con la programmazione strategica a livello comunale e scala metropolitana focalizzata sull’attivazione di azioni e servizi integrati in aree degradate”, ma con quali criteri, appunto? Si dice, sempre in delibera, che l’Ente Civico ha condotto un processo partenariale che ha visto il coinvolgimento delle principali associazioni datoriali e sindacali, nonché delle associazioni del terzo settore e della cittadinanza attiva per tramite di forum tematici nella definizione dei singoli interventi da inserire nel Piano Operativo della Città di Bari. E l’assessora alla cultura Pierucci ha anche accolto le istanze degli operatori di accedere ad anticipazioni del contributo assegnato, per favorire una maggiore disponibilità finanziaria dei soggetti proponenti e, dunque, una più ampia partecipazione a questa misura straordinaria. Una misura finalizzata a rafforzare il decentramento delle politiche culturali con la realizzazione di attività di spettacolo dal vivo nelle aree periferiche della città, ma escludendo realtà culturali che magari sulla mappa non saranno periferia/periferia come le intendono a Palazzo di Città, eppure svolgono appieno quelle funzioni di aggregazione e integrazione richieste dagli atti licenziati dall’ente cittadino. Una vera “contradictio in terminis”, tutta da spiegare. Ergo più che giusto chiedere a Sindaco e Giunta quali siano i criteri che hanno condotto a non includere il sottovia Quintino Sella e corso Italia e quali le associazioni coinvolte nella progettazione che ha portato alla delibera. Ed escluso l’AncheCinema.

Francesco De Martino


Pubblicato il 18 Giugno 2022

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