Cronaca

Baresi senza mare, senza respiro, senza cellulare….

Le cognizioni del barese medio in materia di microbiologia vanno allargandosi. Esiste una parola entrata di prepotenza nel vocabolario comune : colibatterio fecale. Quando questo bacillo di forma allungata e il cui habitat è l’intestino dei mammiferi fa parlare di sé, è come se un semaforo rosso si accendesse sulle spiagge del capoluogo. I mugugni non si contano. Ma i baresi hanno imparato ad avere pazienza, sicché si dispongono all’attesa del…verde. Intanto, proprio come accade sull’asfalto, c’è sempre quello che fa lo spaccone, il furbo o lo scemo, a seconda dei punti di vista. Rischia. In primis una qualche brutta infezione e in subordine un verbale. Sceglie di rischiare anche perché, dice, gli va stretto che acque ‘consentite’ sino a poco prima che Vigili apponessero un  ben circostanziato divieto, appena dopo vengano  giudicate una minaccia alla salute collettiva. E’ come se, abolito il giallo, gli automobilisti agli incroci vedessero il segnale di via libera voltarsi improvvisamente in quello di stop. Messo da parte il parallelo automobilistico, altrettanto stretta torna l’idea che basti la rimozione di un cartello per restituire a un mare ‘proibito’ ogni garanzia igienica. Se poi la concentrazione di questi colibacilli oscilla intorno alla soglia stabilita dalla legge, il rischio è il non-senso. Il sentirsi sicuri nel bagnarsi in acque dove la quantità dei suddetti colibacilli per metro cubo sia al limite del consentito è altrettanto irragionevole che temere di ammalarsi nuotando nello stesso braccio di mare quando la quantità in questione superi di UNA unità la soglia di guardia. Con ciò non vogliamo giustificare chi nuota in difetto, possiamo però capire la stizza dei gestori di quegli stabilimenti balneari esclusi dalla possibilità di lavorare per il fatto di rientrare per poche centinaia di metri nell’area interdetta. Esprimiamo un sogno : Che l’ARPA, l’agenzia regionale di protezione ambientale, effettui controlli giornalieri ogni mille metri indicando sul posto la percentuale di colibacilli fecali individuati. Si lasci pure il bagnante frustrato dinanzi a quell’unico colibacillo  che lo priva della libertà di nuotare, ma si metta pure in guardia lo stesso bagnante su quanto rischia certi giorni immergendosi in acque ‘tollerabilmente’ sporche. A voler fare i pignoli, c’è delle volte in cui i baresi dovrebbero passare i giorni in apnea tanto l’aria è inquinata. Ma vietare il respiro non è come proibire il bagno. Dov’è l’Arpa quanto impianti industriali alla periferia del capoluogo diffondono esalazioni pestilenziali? E davvero il tasso consentito di inquinamento elettromagnetico emesso da tutte queste antenne per la telefonia mobile consente di stare tranquilli? Baresi senza mare, senza respiro, senza cellulare…

Italo Interesse


Pubblicato il 24 Luglio 2012

Articoli Correlati

Back to top button