Cronaca

Bari e le acque nere con lentezza

 Un disastro annunciato. Così i più si sono espressi a proposito dei liquami che due giorni fa hanno riempito una porzione di Parco Due Giugno. L’origine del problema sta a monte e precisamente nella sopravvenuta riduzione – a causa delle radici di alcuni alberi – della portata delle due condotte che raccolgono le acque scure delle vicine caserme. Adesso si parla di deviare il corso di quei due rami allacciando gli stessi alla meno distante condotta principale (quella di via Fanelli). Gira maluccio per questo oscuro labirinto di canali che si dirama sotto i nostri piedi. Poco più di un mese fa, a causa dei lavori ferroviari nel sottopasso pedonale della stazione di Bari Marconi, la condotta di via Oberdan patì tale danno da rendere necessaria la disattivazione dell’impianto di sollevamento di piazza Diaz. E dove potevano essere sversati i liquami se non a ridosso del solito Collettore Matteotti? Il che, per chi conosca i fatti di Bari, vuol dire automatico divieto di balneazione nello specchio di Pane e Pomodoro (sconcio che si ripete anche a fogne integre, bastando una comune pioggia). E a proposito di pioggia, che dire di Fesca San Girolamo dove alla più innocente precipitazione  acque nere si riversano sull’asfalto assieme a frotte di ratti?… La rete fognaria di Bari è inadeguata. L’accrescersi incontrollato di utenze e allacci sta facendo andare in tilt un sistema non pensato per l’assolvimento di un servizio di queste dimensioni. Si sta ripentendo con  questo complesso di vie di fuga per acque reflue e piovane quanto già accaduto con la rete viaria di superficie. Quando nel 1813 Bari venne rifondata, le strade ad angolo retto del borgo murattiano apparvero nella loro larghezza sollievo alla claustrofobia che mettevano – e mettono ancora  – le viuzze della città vecchia. E il collocare la Stazione ferroviaria a margine della città nuova, costeggiata da una Strada Extramurale la cui funzione anticipava con grande lungimiranza il moderno concetto di Tangenziale, venne salutato come impulso alla mobilità urbana, dopo secoli di lentezza all’interno del borgo antico. Guarda adesso. Nel quartiere Murat non si trova dove parcheggiare, si progetta di spostare il fascio ferroviario, l’Estramurale Capruzzi è diventata una via come tante, essendo la Tangenziale cinque chilometri più in là…. Nessuno poteva immaginare per Bari un simile sviluppo. Come  il traffico veicolare non scorre all’interno di una città cresciuta troppo in fretta, così  acque di scarico scorrono a fatica dentro tubature divenute inadeguate. Un bel guaio. Perché adeguare canali sotterranei non è come scavare un parcheggio o abbattere palazzi per creare una nuova arteria, vuol dire sconvolgere tutta una città, vuol dire dichiararla ‘chiusa’ per lavori in corso.
 
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Pubblicato il 5 Giugno 2011

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