Primo Piano

“Bari Multiservizi Spa” al capolinea? Oggi si decide

 

L’azienda “Bari Multiservizi Spa”, la società di servizi vari interamente posseduta dal Comune, è giunta forse al capolinea, dopo 15 da quando è stata fondata. Infatti, nella odierna riunione di giunta il sindaco, Michele Emiliano, ed il suo vice, Alfonsino Pisicchio, delegato al controllo delle Aziende partecipate, dovranno decidere definitivamente sul futuro della Multiservizi. E, quindi, anche sulla sorte dei 14o dipendenti in forza all’azienda, tra lavoratori, impiegati e dirigenti, che rischiano di veder compromessa la propria posizione lavorativa, a seguito di una disposizione legislativa, emanata a suo tempo dal governo Monti, per le società di proprietà pubblica le cui attività non sono classificabili come di interesse pubblico, per cui le stesse dovranno essere alienate a privati entro il 30 giugno prossimo, oppure dismesse entro la fine dell’anno in corso. Quindi, l’amministrazione Emiliano è alle prese con la scelta da effettuare per il destino della Multiservizi, ma anche per quello delle altre società partecipate, quali Amiu, Amtab ed Amgas, che – sempre secondo quanto previsto dal governo Monti – a differenza della Multiservizi, però, possono ancora restare di proprietà comunale, per un massimo del 60% del loro capitale, perché trattasi di aziende ricadenti in attività di pubblico servizio. E se per la cessione di almeno il 40% delle quote di queste società il Comune potrebbe procedere senza premura, sia perché  trattasi soltanto di trovare, attraverso un bando, gli acquirenti delle quote di capitale, sia perché, trattandosi di attività di pubblico servizio, non ci sarebbe, almeno per il momento, alcun rischio occupazionale per i loro dipendenti, per la Multiservizi, invece, la situazione nell’immediato è più complessa. Infatti, tra i dipendenti delle partecipate comunali quelli più preoccupati per il futuro occupazionale sono proprio i lavoratori dell’Azienda di servizi vari, che già lunedì scorso hanno organizzato un sit-in di protesta in corso Vittorio Emanuele, davanti a Palazzo di Città. Nell’odierna seduta di giunta, l’amministrazione Emiliano dovrebbe decidere come essenzialmente intende sciogliere il nodo della Multiservizi. E, quindi, se venderla oppure metterla in liquidazione, chiarendo però, in particolar modo, quali soluzioni intende trovare per i dipendenti della stessa, qualora decidesse la cessazione dell’azienda. Una decisione la giunta Emiliano deve comunque prenderla, poiché la legge sulla “spending review” parla chiaro: vendita entro fine giugno o comunque dismissione entro fine dicembre 2013. A ben vedere la cessione ai privati (che secondo la legge Monti dovrebbe essere totale) della società barese di servizi si presenterebbe alquanto difficile da realizzare poiché, come è noto, l’Azienda presenta diverse criticità economiche e patrimoniali, che ne rendono difficile la collocazione. Infatti, secondo qualche bene informato, dovrebbe essere più facile per il Comune trovare acquirenti per il ramo di attività relativo ai servizi di manutenzione del verde cittadino, che impegna circa una quindicina di dipendenti, ma produce una consistente fetta dell’introito aziendale complessivo. Meno appetibili per i privati, invece, si presenterebbero il settore delle manutenzioni civili, che impegna un’altra quindicina di lavoratori, e quello delle custodie e portierato, che impegna una novantina di dipendenti. La vera palla al piede per la cessione della Multiservizi – a detta dei soliti bene informati – potrebbe però essere rappresentato dal personale amministrativo, circa una quindicina di dipendenti, e da una piccolissima frangia di lavoratori che spesso, in passato, si è resa protagonista di alcune vicende divenute oggetto di attenzione delle cronache locali, soprattutto per le ripercussioni negative causate alla produttività o ai costi complessivi di gestione dell’Azienda. Sta di fatto, però, che   i nodi e le criticità degli ultimi anni, interni alla Multiservizi, ora verranno al pattine e non sarà certo facile per il Comune disfarsi senza ulteriori costi di un’azienda, nata nel 1998 in sinergia al 50% con una società partecipata del Ministero del Tesoro, “Italia lavoro”, e  divenuta successivamente totalmente di proprietà comunale. Azienda che all’epoca risolse il problema occupazionale di un numeroso gruppo di lavoratori baresi in mobilità, o in cassa integrazione, divenuti poi “Lsu” (lavoratori socialmente utili), e che ora potrebbe ricreare problemi ancor più gravi di quelli risolti a suo tempo, se l’attuale amministrazione comunale non riuscisse a gestire al meglio il delicato compito, imposto dal governo Monti ai Comuni, di liberarsi entro il 2013 dalla gestione di qualsiasi attività imprenditoriale diretta, che non siano attività essenziali di pubblico servizio.  

 

Giuseppe Palella


Pubblicato il 6 Giugno 2013

Articoli Correlati

Pulsante per tornare all'inizio