Bari non dimentica Bologna
Il 2 agosto 1980 sette cittadini baresi morivano nella strage della stazione di Bologna
Una delle molte lapidi incastonate nella facciata del Palazzo di Città di Bari elenca sette nostri concittadini: Patrizia Messineo, Sonia Burri, Silvana Serravalli, Francesco Cesare Diomede Fresa, Vito Diomede Fresa, Errica Frigerio, Giuseppe Patruno. Ad accomunarli è il fatto d’aver perso insieme la vita il 2 agosto 1980 a Bologna. Alle 10:25 di quel giorno un ordigno a tempo esplodeva nella sala d’aspetto di seconda classe causando la morte di 85 persone e il ferimento di altre 200. Delle vittime, 76 erano italiane, tre venivano dalla Germania Ovest, due dal Regno Unito, una da Francia, Giappone, Spagna e San Marino). La vittima più giovane aveva tre anni, la più anziana 86. Chi abbia curiosità del vissuto di quei poveri ottantacinque morti può consultarne le biografie sul sito dell’Assemblea Legislativa della Regione Emilia-Romagna. Restringiamo il campo ai sette morti di casa nostra. Sonia Burri aveva appena sette anni e in compagnia della sorella Patrizia Messineo (una diciottenne appena diplomatasi in Ragioneria), della zia Silvana Serravalli (una trentaquattrenne, insegnante presso una scuola elementare di Bari), dei nonni materni e delle cugine era nella sala d’aspetto. A differenza della sorella e della zia, uccise sul colpo, Sonia fu trovata dai soccorritori ancora viva accanto alla sua bambola rossa ; morì in ospedale due giorni dopo. Francesco Cesare Diomede Fresa, di quattordici anni, era partito in treno col padre Vito Diomede di 62 anni – un oncologo che dirigeva l’Istituto di Patologia Generale della Facoltà di Medicina di Bari – e con la madre Errica Frigerio, di 57 anni, insegnante di Lettere presso l’Istituto ‘Pitagora’, allo scopo di evitare il traffico dell’autostrada … Giuseppe Patruno aveva diciotto anni e faceva l’elettricista. Stava trascorrendo un periodo di vacanza con il fratello a casa di amici a Rimini dove avevano conosciuto alcune ragazze straniere. Quella mattina era salito in auto assieme al fratello e a un amico per accompagnare a Bologna le ragazze che dovevano tornare in patria. Parcheggiata l’auto, i ragazzi entrarono in stazione e si diressero verso il primo binario dove era in sosta il treno per Basilea. Giuseppe “accelerò il passo” e si ritrovò molto vicino all’esplosione, che lo uccise. Il fratello, che invece si era attardato, si salvò … Per ricordare la strage, nella ricostruzione dell’ala della stazione distrutta è stato creato uno squarcio nella muratura. All’interno, nella sala d’aspetto, è stata mantenuta la pavimentazione originale nel punto dello scoppio. Il settore ricostruito presenta l’intonaco esterno liscio e non «bugnato» come tutto il resto del fabbricato, in modo che sia immediatamente riconoscibile e più visibile. È stato mantenuto intatto uno degli orologi nel piazzale antistante la stazione ferroviaria, quello che si fermò alle 10:25; nell’agosto 2001 l’orologio venne rimesso in funzione, ma di fronte alle rimostranze dei bolognesi, le Ferrovie convennero sull’opportunità che quelle lancette rimanessero ferme alle 10:25, a perenne ricordo. – Nell’immagine, una veduta della lapide di Bologna.
Italo Interesse
Pubblicato il 2 Agosto 2023