Cultura e Spettacoli

Bartolomeo & Nicola, quasi un cabaret

Il 23 agosto del 1927 Nicola Sacco e Bartolomeo Vanzetti, due anarchici italiani (il primo era pugliese, di Torremaggiore) venivano messi a morte nel penitenziario di Charlestowne. Non furono ‘giustiziati’. Quest’ultimo crudele termine, con buona pace di Amnesty International, riserviamolo ai rei confessi. Sacco e Vanzetti morirono senza colpa, lo sapevano tutti, a cominciare dagli stessi giudici che emisero il verdetto. Ma in quel momento negli USA il clima sociale era quello che era : antisindacale, antisocialista, razzista, xenofobo… I due innocenti non avevano speranze. Ma il loro martirio non fu vano, rivelandosi un boomerang per i persecutori. A distanza di quasi un secolo, quel boomerang continua a volteggiare. L’eco di quel volteggio ha vibrato nell’ultimo fine settimana al Nuovo Abeliano, dove in cartellone era ‘Cabaret Sacco & Vanzetti’, un allestimento di Teatro dei Borgia. Lavorando su un testo di Michele Santeramo, Giampiero Borgia ha un’idea fulminante : fuggire le facili secche del pathos e della retorica e raccontare quella tragedia con leggerezza amara. Per fare questo adotta cadenze da varietà casareccio. Come due comici da avanspettacolo alle prese con palcoscenici di provincia i bravi e generosi Valerio Tambone e Raffaele Braia si strappano la parola, si contendono la platea, accennano passi di danza e cantano (notevole questo svariare tra colore gospel, blues e da tabarin). E quanto movimento. In alcuni momenti si può persino immaginare i due compagni che, ritrovatisi nell’Altrove, rievocano con autoironia il comune vissuto. Non si creda però che la tensione drammatica sia estranea a questo ‘cabaret’. Essa brucia costantemente sotto la buccia ‘ignifuga’ stesa dall’incredulità delle stesse vittime (quanta mestizia nella dettagliata simulazione del fatale momento che Nicola e Bartolomeo fanno fra macabro e giocoso). Sacco e Vanzetti, qui, non sono lontani da due fanti da Grande Guerra, altra carne innocente e questa volta da cannone, in attesa del comando di abbandonare le miserie della trincea per uscire allo scoperto e, senza alcuna speranza, in un clima da ecatombe, correre incontro al fuoco devastante delle mitragliatrici nemiche. Eppure hanno la stessa freschezza di due clown, e mai come in questo caso il trucco pacchiano maschera la malinconia. E quando si separano perché è arrivata l’ora dell’esecuzione, il loro distacco ha la leggerezza dell’arrivederci… Un allestimento pregevole, cui hanno contribuito le musiche di Papaceccio MMC e Roberta Carrieri, i costumi di Manulea Paladina Sabanovic e, un po’ meno’, le scene di Vincenzo Mascoli.

Italo Interesse


Pubblicato il 14 Febbraio 2018

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