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Bellanova e Boccia, uniti nel governo ma divisi in Puglia su Emiliano

I due ministri pugliesi, Teresa Bellanova di Italia Viva e Francesco Boccia del Pd, sono uniti a Roma  nel governo “Conte bis”, ma divisi in Puglia sulla scelta del candidato governatore da sostenere per le regionali di settembre. Infatti, è accaduto che i due esponenti pugliesi del governo Conte, ieri (ndr – per chi legge martedì) entrambi presenti nella nostra regione a pochi chilometri di distanza uno dall’altro, quasi contestualmente hanno rilasciato dichiarazioni e giudizi totalmente contrastanti sul governo regionale di centrosinistra uscente, guidato da Michele Emiliano, e sulla ricandidatura dello stesso alla guida della Puglia. Il ministro Bellanova a margine della visita a una cantina vinicola di Barletta, rispondendo ad alcune domande sulle prossime elezioni regionali, ha affermato: “Il problema é che si é partiti dalle persone anziché partire dai programmi e questo non va mai bene” perché, per la titolare alle Politiche agricole dell’esecutivo Conte bis, “bisogna partire dal programma e individuare la persona che mette insieme e fa sintesi. Emiliano non é stato in grado di fare questo”. Come è noto – in Puglia il partito di Bellanova, insieme ad “Azione” di Carlo Calenda ed a “Più Europa” di Emma Bonino e Benedetto Della Vedova, ha annunciato di presentare un candidato governatore di centrosinistra, Ivan Scalfarotto, alternativo ad Emiliano che è, invece, il nome sostenuto dal Pd di Nicola Zingaretti e da altre sigle minori del centrosinistra. “Bisogna dire che cosa serve a questa Regione”, ha detto inoltre Bellanova a Barletta, aggiungendo: “Sicuramente serve una coalizione che sappia affrontare i temi dell’Agricoltura, che mette al centro l’idea di dare un assessore a un settore fondamentale e faccia un Psr (ndr – Piano di sviluppo rurale), che sappia utilizzare le risorse comunitarie e non sprecarle attraverso l’incapacità di fare progetti che possono dare risposte alle imprese”.  Ed il ministro renziano all’Agricoltura del governo “Conte 2” ha pure rimarcato: “Serve una Sanità che abbia un assessore e che affronti i problemi di quello che serve ai cittadini, non delle nomine che si devono fare, una Sanità che si occupi di cura delle persone”. L’allusione del ministro Bellanova è chiaramente al governatore pugliese uscente, Emiliano, che – come si ricorderà – dal suo insediamento, nel 2015, ha tenuto per se la delega alla Sanità e da luglio del 2019 ha, inoltre, tenuto per se anche la delega all’Agricoltura, lasciata libera dall’ex assessore Leo Di Gioia, che si era dimesso in polemica con lo stesso Emiliano sull’attuazione del Psr e su altre questioni relative a quel comparto. E, sempre con riferimento alla contrapposizione dei candidati a governatore nel centrosinistra pugliese determinata dal partito di Matteo Renzi, da Calenda e da “Più Europa”, Bellanova ha poi avvertito: “Se la coalizione che vede al centro il Partito Democratico non si fa carico di costruire una soluzione unitaria, si rischia di far vincere l’altra destra”, ossia quella del centrodestra ufficiale che ha candidato a governatore l’eurodeputato Raffaele Fitto. “Perché – ha chiarito Bellanova  – a me viene un po’ difficile considerare una coalizione, che ha raccattato tutto il personale politico che avanzava dal centrodestra negli anni precedenti, come coalizione di centrosinistra”. Invece, il ministro per gli Affari regionali del governo “Conte 2”, Francesco Boccia, ad Andria a margine della presentazione della candidata del Pd a sindaco della città, Giovanna Bruno, rispondendo a chi gli ha chiesto della situazione della coalizione di centrosinistra in Puglia per il voto di settembre e della ipotesi di una alleanza col M5S sul modello dell’esecutivo Conte, ha risposto che “non abbiamo ancora chiuso gli accordi né le liste”, perché “c’è un confronto in atto”. Boccia ha poi spiegato che per “le regionali il Pd ha offerto un programma che è sotto gli occhi di tutti, fatto su una visione chiara sulla transizione energetica, sulla sostenibilità ambientale sulla convinzione che la Puglia continuerà a essere la locomotiva del Mezzogiorno, come lo é stata in questi anni ed é sotto gli occhi di tutti”. Ma “poi a un certo punto – ha rilevato lo stesso Boccia – scadono i tempi per la presentazione delle liste e faremo quello che abbiamo fatto in Emilia Romagna”. Vale a dire “il Pd – a detta del ministro Dem agli Affari regionali –  proporrà la propria idea di futuro ai pugliesi e anche dopo le elezioni siamo disposti ad aprirci ai partiti che sono alleati al governo”. E questo – ha sottolineato inoltre Boccia – “lo faremo con grande convinzione e sono convinto che sarà una bella campagna elettorale fatta tutta sul meglio delle cose”, perché – secondo lui – “i pugliesi – non hanno voglia di polemica ma voglia di fatti e i fatti di questi anni ci hanno sempre dato ragione”. Però, il ministro Boccia ha forse dimenticato che in Emilia-Romagna il centrosinistra alle regionali dello scorso fine gennaio si è presentato compatto sul nome del governatore uscente, Stefano Bonaccini, alle urne ed il M5s con il proprio candidato in quella regione era meno agguerrito di quanto non lo sia con Antonella Laricchia in Puglia. Ma, forse, il ministro Boccia spera ancora in una possibilità di accordo in extremis del suo partito con i pentastellati pugliesi. Fatto, questo, che potrebbe forse pure accadere, ma di certo non con il nome di Emiliano a candidato governatore. Ipotesi ancor meno probabile, quella di un candidato governatore unitario per il centrosinistra pugliese avendo come nome Emiliano, considerato che il leader di Iv, Renzi, presentando il suo libro, “La mossa del
Cavallo”, a Marina di Grosseto  ha dichiarato: “Se vince Emiliano perde la Puglia. Non voteremo mai Emiliano: sarebbe come se mi portassero al governo Di Battista , che ha definito Obama un golpista” ed ha concluso ironizzando: “Già governiamo con i 5 Stelle….” Ma al ministro Boccia, forse, piace sognare in politica. E, quindi, spera ancora in una qualche possibilità di accordo per le regionali pugliesi, o con il M5s o con Renzi. Il rischio, però, è che il “sogno” alla fine diventi piuttosto un “incubo”. In tal caso, però, il sogni –per dirla in maniera cinematografica – in questo caso quasi sicuramente “non diventerebbero realtà”.

 

 

Giuseppe Palella


Pubblicato il 7 Luglio 2020

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