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Biciclette comunali: costano troppo e servono poco, meglio eliminarle

<>: così il Comune di Bari alla vigilia delle ultime elezioni amministrative tentava di richiamare l’attenzione su una delle iniziative più controverse dell’ex candidato sindaco, Tonino Decaro, confermato primo cittadino. Eggià, a parte le biciclette rotte –come testimonia senza tema di smentita la foto che ritrae una bicicletta senza ruota anteriore, proprio di fronte alla Chiesa di San Pasquale, abbandonata al suo posto da due settimane- le prime cinquanta di quelle promesse a fine maggio a noleggio sono state sistemate nelle postazioni di piazza Libertà, piazza Moro, del Politecnico e largo 2 giugno. Ma anche da quelle parti sono subito sparite o vandalizzate, come dice il presidente dell’Amiu Tobia Binetti, pronto a confermare che la sua azienda ha speso circa 30mila euro per l’acquisto di quei 200 nuovi mezzi, per cui ogni bici costa 130 euro più Iva, a differenza delle precedenti che costavano 390 euro. Ma il famoso ‘bike sharing’ di cui va ancora fiero il sindaco costa troppo: oltre 100mila euro l’anno per 300 abbonati e le entrate, come conferma ancora Binetti, sono troppo basse: solo 5-6mila euro. Troppo complicato e costoso sottoscrivere l’abbonamento, spendendo 10 euro con una tessera Amtab prepagata che consente di pagare le ore di uso: la prima ora sarebbe gratis, dalla seconda in poi si pagano solo 50 centesimi. Ma il problema, come sempre, sono i vandali che fanno razzie delle biciclette comunali, che si tratti di ruote o sellini, per cui anche diminuire i costi del noleggio o aumentare le bici disponibili e le sedi in cui noleggiarle servirebbe a poco e quindi gli stalli sono quasi tutti tristemente vuoti, a tutte le ore del giorno e della notte. Dinanzi alla chiesa di San Pasquale, come detto, ma anche nel Policlinico, vicino all’Ateneo di Piazza Umberto, alla stazione in piazza Moro, davanti alla Provincia in via Spalato, sul lungomare e perfino vicino all’Azienda Sanitaria Locale. Insomma, niente biciclette come testimoniano le nostre foto, tanto che, come sa bene Decaro, troppe cose non vanno, con sempre meno utenti, scoraggiati e umiliati. Pr un servizio che – come ormai sanno tutti – permette di noleggiare una bicicletta pubblica collocata in stazioni installate in diversi punti della città prenotando e pagando poche decine di euro una tessera che dà diritto all’uso del velocipede. Ma perché gli stalli sono tristemente vuoti? Le ultime cifre fanno spavento: il servizio è costato all’Azienda cittadina dei Trasporti (Amtab) quasi centomila euro, tra manutenzione, riparazioni e sostituzione dei cicli. Una cifretta niente male, se solo Decaro si soffermasse a pensare ai benefici che il cittadino – utente riceve in cambio, visto che il servizio, totalmente pubblico, non riceve soldi dai privati con sponsorizzazioni da esporre su biciclette e colonnine, come accade in altre città italiane ed europee. Per risolvere il problema dei furti e dei danneggiamenti, forse, basterebbe utilizzare meglio le telecamere presenti in quasi tutte le stazioni dove stazionano –appunto- le biciclette, per individuare i ladruncoli che negli ultimi anni hanno preso di mira i mezzi di proprietà comunale. Ma che fine hanno fatto le biciclette rubate, in numero sempre crescente a Bari? Nonostante i proclami, dunque, ancora oggi assistiamo al un totale abbandono e inutilizzo del servizio con gli stalli e colonnine vacanti quasi dappertutto, nel capoluogo pugliese. Del resto la politica non c’entra: il problema del ‘bike sharing’ esiste e Decaro, a cui potrà mancare tutto, ma non il coraggio delle sue azioni, l’ha riconosciuto<>, ha detto papale Decaro. Che ha anche ricordato che il servizio esiste in molte città, anche dove ci sono furti e vandalismo: perché la Città di Bari dovrebbe gettare la spugna? In effetti a Bari, duole ammetterlo, non esiste rispetto ed educazione nei confronti dei poveri e ogni giorno più bistrattati ciclisti, e questo rappresenta un problema grande almeno quanto quello degli atti di vandalismo. Anche l’iniziativa di aumentare il numero delle biciclette, poi, è apparsa come una mera scelta elettorale, sfruttando –come si legge anche sui siti specializzati- un po’ di retorica ecologista per sprecare denaro pubblico. Insomma, molto meglio comprarsela una bella bici, magari anche di seconda mano e di certo si risparmia: tra acquisto e gestione ogni bici in pochi anni arriverebbe a costare alle tasche private qualche migliaio di euro, non di più, senza sperperare inutilmente fondi europei che potrebbero essere sfruttati molto meglio. Magari per far acquistare anche al Comune di Bari biciclette dalla forma unica e non quelle ‘Longo’ che – stringi stringi – si trovano in un qualunque rivenditore anche non autorizzato. Tante, insomma, le critiche al ‘Bike Sharing’ piovute anche sulle varie ‘Bicincitta” che non sarebbe una lodevole iniziativa comunale, come potrebbe apparire <<….ma un logo aziendale di qualche ditta che tra l’altro non si occupa direttamente di bici ma di spazi pubblicitari. Le holding del ‘bike sharing’ operano in tutta Europa: a Londra e a Barcellona si sono accorti dei costi e hanno aperto indagini che hanno gettato un’ombra su tutto il sistema, visto che anche a Milano la Procura ha aperto un’altra inchiesta sul sistema di gonfiaggio costi>>, si legge sui siti dove hanno fatto un po’ di conti facendo affiorare non pochi dubbi sulla bontà dell’iniziativa. Solo a Bari, infatti, sono stati spesi per 60 bici del Bike Sharing 265 mila euro (dati 2007 forniti dall’Amtab, che gestisce il servizio) che pero’ omette il costo medio a bicicletta, se si divide grezzamente l’importo speso per il numero di biciclette il dato è impressionante: 4.416 euro a bicicletta’ (fonte settimanale L’Espresso- inchiesta di Eco-Logica). A Bari opera la società ‘Bicincitta’ s.r.l.’ (del gruppo Comunicare s.r.l.) con sede a Rivalta (To). Quindi Bicincitta’ sembrerebbe solo un marchio aziendale e non come una iniziativa gestita interamente dal Comune per la mobilita’ e da quell’azienda al trasporto urbano che, sempre per bocca del suo presidente Binetti ha promesso grandi cambiamenti e risparmi. Cambiamenti e risparmi che sul fronte della mobilità a due ruote, sinceramente, ancora non si sono visti…

Francesco De Martino


Pubblicato il 5 Agosto 2014

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